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Alla ricerca di un tesoro nascosto
Siamo negli anni ’30 del secolo scorso ed il fascismo si sta radicando sul territorio. A Bellano, sul lago di Como, due carabinieri si guardano in cagnesco presso la locale stazione dell’Arma per motivi di prestigio e territoriali: uno è il sostituto comandante, brigadiere Efisio Mannu, sardo, l’altro è l’appuntato Misfatti, siciliano, sempre ansioso di dimostrare la sua abilità investigativa su quel “mangia pecore” di Mannu, che, purtroppo per lui, è superiore in grado. Tra i due, il bergamasco Locatelli, giovane e sprovveduta matricola, non perfettamente a suo agio nei confronti dei due navigati colleghi. La tranquillità della Regia stazione è turbata dall’improvvisa irruzione di una anziana signora, piccola e petulante, che vuole denunciare il furto di un cuore (sconcerto tra i solerti tutori dell’ordine), intendendo per “cuore” la teca di un Sacro Cuore di Gesù, posto sulla testata del letto del fratello malato. Di qui, una serie inimmaginabile e convulsa di equivoci, una trama divertente che il bravissimo Andrea Vitali sviluppa con la consueta ironia e fulminanti battute in salsa bellanese .
A rincarare la dose, mentre il Mannu si dedica a tempo pieno a risolvere il rebus del Sacro Cuore sparito (ma lo sarà solo temporaneamente), l’appuntato Misfatti viene spedito perfidamente dal suo superiore ed a suo rischio e pericolo, a risolvere una vicenda scottante, quella cioè di un guaritore che sostiene di liberare dai vermi i pazienti che ne sono affetti, imprecando, ahilui !, nell’atto finale dell’esorcismo liberatorio nientemeno che contro Mussolini, commettendo quindi un periglioso gesto sovversivo, oltre che politicamente scorrettissimo.
Altri eventi contribuiscono a complicare la vicenda : una tomba profanata, il suicidio di un direttore di banca e la presenza, che aleggia su tutto il romanzo, di un considerevole malloppo (il quadretto del Sacro Cuore non conteneva altro che, oltre al religioso simbolo, la chiave da decrittare per ritrovare il tesoro nascosto). Su tutto e tutti, l’astuta, imperturbabile signorina Tecla Manzi, che non si lascia sfuggire il bandolo della matassa, circondata da una buffa congerie di personaggi ingenui e spontanei, che delineano bene l’Italia di quegli anni lontani.
Da leggere d’un fiato, lasciandosi coinvolgere dal fascino magico di un grande, genuino scrittore.