Dettagli Recensione
Colpa degli dei
Ho letto questo romanzo più di un mese fa, in pochissimi giorni. Volevo subito recensirlo, ma qualcosa mi tratteneva, non sapevo cosa, volevo pensarci, elaborare, capire cosa scrivere.
Ho indugiato troppo e alla fine ho capito cosa mi ha lasciato perplessa: lo stesso Ulisse.
Partiamo per gradi. Questo romanzo è da leggere. La grandezza di Manfredi è che rende accessibile a tutti un'opera che, a meno che non sei un "addetto ai lavori", sei costretto a conoscere tramite le varie trasposizioni cinematografiche.
Nel primo volume (Il mio nome è nessuno - il giuramento), Manfredi ci ha fatto conoscere il mondo omerico sotto una luce nuova: il protagonista è un Odysseo umano, con dei sentimenti profondi, che ci parla di sè, cancellando lo stereotipato eroe furbo e calcolatore.
Nel secondo volume questo personaggio un po' si perde ai miei occhi, almeno nella prima parte del libro, quella in cui si narra delle più belle avventure di tutti i tempi (Polifemo, la maga Cyrce, i mangiatori di loto, le sirene, Calypso....), perchè Manfredi le narra con un ritmo talmente serrato che si perde un po' il fascino che nei tuoi ricordi le stesse evocano. Certo ogni tanto Odysseo ricorda, piange, soffre e lotta, ma sempre all'interno dello stesso ritmo incalzante, quasi fosse una mera cronaca dei fatti narrati, che sì da un lato ti tiene incollato alle pagine, dall'altro non ti fa entrare nel vivo del racconto, oserei dire che non ti fa guardare l'anima dei personaggi (cosa ben riuscita nel giuramento).
La seconda parte del racconto è dedicata alla vendetta sui pretendenti, che insidiano la sua casa e la sua sposa. Questa parte è più ricca di dialoghi e di pensieri. Odysseo fa una strage di coloro che hanno offeso la sua casa, uccide le schiave traditrici, non risparmia nessuno. Questo è ciò che un buon re fa? Il cantore Femio gli sottopone questo quesito. Spesso la parola giustizia è usata in realtà per dar sfogo alla rabbia, alla vendetta personale. Non tutti i pretendenti erano colpevoli, c'è chi ha chiesto perdono al legittimo re proponendo un risarcimento, dichiarandosi pentito e semplicemente innamorato di Penelope. Un buon re è capace di perdonare e riportare la pace tra la gente, se lo chiede così anche lo stesso Odysseo. Tanto da esaminare le sue gesta con uno spirito talmente critico che forse neanche lui stesso riuscirà a perdonarsi
Un grande merito di Manfredi è quello di aver narrato una seconda Odissea, il continuo vagare del nostro protagonista non più per mare, ma attraverso terre straniere, ai confini del mondo. In tutto il romanzo si parla del volere insindacabile degli dei, ostili e prepotenti. Anche questo nuovo viaggio viene imputato a loro. Ma sarà vero? Forse ciò che Odysseo vuole è questo: vivere al limite, sentirsi vivo sfidando la morte, rendendo immortale il suo nome infausto per sentirsi vicino alla sua dea.
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Commenti
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brava raffa
ciao paola
non ricordavo quasi più nulla dell'Iliade e dell'Odissea, Manfredi con questi due romanzi mi ha riportato indietro nel tempo
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