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Una storia vera di mafia e potere politico
Siamo a Raffadeli, nella Sicilia della prima metà del Novecento, poco prima dell’avvento del fascismo in opposizione ai socialisti dell’epoca. I Sacco sono una famiglia di onesti lavoratori che, a poco a poco, iniziando dalla coltivazione del pistacchio, intraprendono via via varie attività, ingrandendo le loro proprietà, sempre nel rispetto assoluto delle leggi e della comunità in cui vivono. “ Ma c’era la mafia”, così intitola Camilleri il secondo capitolo : la mafia infatti comincia ad ingolosirsi delle attività dei fratelli Sacco, esige con ogni mezzo e senza successo il pizzo, dando così inizio ad una vera e propria persecuzione dei Sacco, con la colpevole complicità dei carabinieri, che per quieto vivere ( o per ordini dall’alto) preferiscono non immischiarsi. I Sacco sono costretti a difendersi, vengono ingiustamente accusati con false testimonianze di delitti mai commessi, si danno alla latitanza proprio quando arriva in Sicilia, inviato da Mussolini, il famoso prefetto Mori, con il compito di estirpare con ogni mezzo la mafia dall’isola. I Sacco, divenuti nel frattempo “la famosa banda Sacco” per di più con simpatie socialiste, si trasformano in un esemplare capro espiatorio : dopo una sparatoria, sono arrestati, massacrati di botte e processati per colpe non commesse. Condannati, verranno trasferiti di carcere in carcere (avranno contatti anche con Gramsci e Terracini), per essere infine liberati dopo la fine della seconda guerra mondiale. Camilleri narra da par suo la storia, pescando in documenti ufficiali, scritti familiari ed atti del processo : ne esce oltre che un quadro vivido degli intricati e torbidi rapporti tra mafia, vera piovra che si infiltra nel tessuto economico e sociale della Sicilia, e potere politico, anche la consapevolezza dell’estrema difficoltà di opporvisi, sia allora che, probabilmente, ai giorni nostri.
Al romanzo, che termina con la descrizione del processo, seguono un’appendice con i punti salienti relativi alla carcerazione dei Sacco ed alla domanda di grazia, e le considerazioni di Camilleri, con interessanti riferimenti storici, su quanto narrato capitolo per capitolo. Si potrebbe definire un vero e proprio romanzo storico ( un “western di cose nostre” per usare un titolo di Sciascia, come fa notare l’Autore), che fa luce su un particolare periodo e che vuole raccontare, scrive Camilleri, come la mafia non solo ammazzi ma, laddove lo Stato è latitante, sia anche in grado di “condizionare e stravolgere irreparabilmente la vita delle persone”.
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