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Alexandros. La trilogia
 
Alexandros. La trilogia 2013-08-15 13:46:41 catcarlo
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
catcarlo Opinione inserita da catcarlo    15 Agosto, 2013
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Aléxandros

L’archeologo e divulgatore Manfredi scrive una biografia romanzata di Alessandro Magno spezzandola in tre libri racchiusi qui in un unico Oscar che è un balenottero vicino alle mille pagine. Nel complesso una rilassante lettura estiva, che scorre abbastanza veloce nella parte narrativa, ma che risulta figlia del mestiere dell’autore quando si tratta di descrivere usi, costumi o battaglie con descrizioni particolareggiate (nel caso degli episodi di guerra a volte anche troppo) che riescono con efficacia a ricostruire un mondo così lontano dal nostro. L’amalgama è spesso raggiunta (se viene raggiunta) a fatica: ad essere penalizzati sono soprattutto la scrittura dei dialoghi e la descrizione delle psicologie, che non sempre riescono a superare una certa bidimensionalità e rigidità nelle battute. Magari, in parte lo scrittore si è ispirato al periodare del racconto di stampo classico (la storiografia greca e romana è utilizzata per ricostruire gli eventi e qualche punto di domanda è causato dalla sua indeterminatezza) ma l’impressione complessiva è che un più accurato lavoro di editing avrebbe giovato al risultato finale, eliminando anche una certa magniloquenza che alla lunga risulta davvero pesante (ah, quei baci sempre infuocati e quegli assalti mai meno che veementi…). Alla fine, si chiude il volumone senza particolari entusiasmi, meditando sul fatto che, se le pagine fossero state un terzo di meno, sarebbe stato meglio.
1. Il figlio del sogno
Nel primo volume, vengono esposti i fatti che vanno dal concepimento allo sbarco in Asia e perciò il periodo coperto dovrebbe essere di circa ventidue o ventitré anni: si narra soprattutto di come Alessandro riceva la sua ‘educazione macedone’ affiancata dalla più raffinata istruzione disponibile al suo tempo (e che costa un occhio della testa). Nel frattempo, il ragazzo deve dibattersi tra il difficile rapporto con due genitori assai spigolosi - presto lontani l’uno dall’altra - e la costruzione di una cerchia di amicizie per la vita. Molti sono i personaggi che entrano in scena, il che finisce a volte per disorientare anche perché non a tutti è riservata la stessa attenzione: se la vitalità e il fiuto politico di Filippo il Macedone dominano il romanzo, l’occasione di avere in scena nientemeno che Aristotele viene un po’ sprecata sia nei rapporti con il futuro imperatore, sia nella subito abortita svolta gialla che inizia con il regicidio. Le pagine migliori sono quelle dedicate all’oracolo di Delfi e alla cerimonia di nozze fra Cleopatra e Alessandro d’Epiro, a testimonianza che l’archeologo prevale in qualità sul romanziere malgrado la grande quantità di movimenti dei personaggi che spaziano dalle nevi delle montagne balcaniche ad Atene, dall’Epiro a Occidente ai confini orientali con l’Impero Persiano.
2. Le sabbie di Amon.
Alessandro inizia il suo giro del mondo conosciuto al suo tempo e, trascinandosi dietro amci ed esercito, in queste pagine conquista l’Asia Minore, la Fenicia e l’Egitto. La struttura di fondo è basata sul succedersi di marcia di avvicinamento, battaglia (spesso con assedio) e gestione della vittoria risultando in una maggiore rigidità rispetto al primo capitolo: per chi non è proprio interessato, la minuziosa descrizione di tattiche e strategie applicate a Mileto, Alicarnasso e Isso pare a volte eccessiva. Un Alessandro monolitico (si ubriaca una volta sola, è cavaliere con le donne e magnanimo – quasi sempre – con i nemici, la sua torma pare non essere coinvolta nella poco guerriera eliminazione col veleno del comandante nemico) sovrasta il folto viavai di figure che lo circondano fino a che queste ultime non finiscono per confondersi le une con le altre. Per la prima parte del libro, se non altro, il re ha un autorevole antagonista, ma la repentina scomparsa del generale Memnone è un problema più per la narrazione che per i Persiani, visto anche che Dario resta sempre una figura sfocata. L’arrivo sulle rive del Nilo rappresenta tutto sommato una svolta positiva, la descrizione delle città e delle usanze egizie si aggiunge a quelle greche e mediorientali, anche se il corteggiamento della vedova di Memnone, Barsine, dimostra che la materia non è fatta per Manfredi.
3. Il confine del mondo
Tra un tradimento e l’altro, il terzo risulta essere il migliore dei romanzi dedicati alla vita di Alessandro anche se a questo punto la stanchezza di lettura comincia davvero a farsi sentire. Il Macedone giunge là dove nesun Greco è mai giunto prima, ma lo fa trascinandosi un esercito oramai piagato nel fisico e nel morale, oltre che parecchio indispettito perché il re inizia a comportarsi e a vestirsi come i vinti: desiderio di assimilazione o fascino per le pompose ostentazioni orientali di potere? Le fonti non lo dicono, anche se l’atteggiamento dell’autore è sempre parecchio buonista nei confronti del suo personaggio principale anche quando è francamente indifendibile (il sacco di Persepoli è, per gli standard odierni, un crimine contro l’umanità – più dei tanti compiuti in quell’età in cui non si andava tanto per il sottile – ma il tono è ben diverso da quello orripilato di, ad esempio, Altieri quando racconta la capitolazione di Magdeburgo). E’ inevitabile che, con così tanti contrasti, qualcuno cerchi di far fuori il sovrano, che, però, sempre salva la pelle vendicandosi di conseguenza – ci va di mezzo anche più di un innocente – per poi morire per cause misteriose su cui per millenni si è fantasticato: a causa dell’avidità di quelli che erano i suoi amici più fidati, il suo impero, costruito al prezzo di inenarrabili fatiche e di fiumi di sangue, non gli sopravviverà.

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