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COLD CASE -ELOGIO ALL'INGIUSTIZIA
COLD CASE DEL 1900, ovvero elogio all’ingiustizia
Gennaio 1900. Un brandello di cadavere femminile è ritrovato da alcune lavandaie sulle sponde dell’Adige.
Il macabro reperto appartenente al tronco di una donna, è privo di testa,alcuni giorni più tardi sarà rinvenuto un altro brandello comprendente il bacino e il basso ventre.
La testa sarà ritrovata deturpata gravemente quasi un anno dopo, ma ancora adornata da due belle trecce scure. L’Adige restituirà anche il corpicino di un feto di circa sei mesi.
Questo fatto avvenne a Verona, dove sono nata e dove vivo.
Dacia Maraini, autrice di questo libro, decise di documentarsi incuriosita da questo fatto di cronaca nera.
Aiutata da alcune persone del luogo si accinse a raccogliere documenti e testimonianze per spiegarsi come mai la morte di una ragazza fosse passata così in sordina.
Isolina Canuti, diciannovenne, è una ragazza piena di vita, di facili costumi, per quei tempi.
E’ incinta forse di tre quattro mesi, forse di sei, il padre del suo bambino sembra essere un alpino, tale tenente Trivulzio Carlo. Quest’ultimo conosce la ragazza, in quanto suo inquilino.
Isolina spinta ad abortire, consultando una mammana; sembra restia vorrebbe tenerlo quel bimbo, forse perché ama il tenente o perché desiderosa di accasarsi.
Fatto vuole che il cinque gennaio 1900 Isolina esce di casa e non vi farà più ritorno.
I lembi di cadavere ritrovati sono avvolti in stoffa rossa, appartenente alla gonna della ragazza, prova ne è un biglietto con delle annotazioni scritte di suo pugno.
Il racconto è esposto come una serie di atti processuali rilevati da articoli dei giornali del tempo.
Non mi dilungherò , qualcuno potrebbe dirmi che si farebbe prima a leggere il libro,come è già successo.
A quel tempo l’esercito era tenuto in gran considerazione, gli alpini in special modo.
Molti sono gli indizi a sfavore del Trivurzio, infatti viene arrestato ma ben presto sarà rilasciato cercando di mettere tutto a tacere, a chi può importare di una servetta lasciva , a detta di molti una ‘poco di buono’.
Il fatto di cronaca,è tenuto acceso dai giornali di orientamento socialista, non tanto per l’omicidio in sé, ma per avere l’occasione di attaccare l’arma degli alpini e l’esercito in genere.
Il giornale locale,Verona del popolo, con l’onorevole Todeschini attacca ripetutamente il tenente, e dopo vari mesi, questi esasperato, decide di denunciare il Todeschini per diffamazione, solo grazie a ciò si faranno indagini approfondite.
Non voglio dilungarmi, gli ufficiali al tempo conducevano una vita piacevole, trascinando nei loro divertimenti ragazzine da poco, ignoranti, dimentiche di sé, incapaci di amare e di amarsi spesso a causa di un’infanzia dolorosa, densa di privazioni affettive e fisiche.
Il processo è una schermaglia fra socialisti e non; questo diventa il processo per l’omicidio di Isolina Canuti.
Ubriacata, da ubriachi indotta all’aborto con una forchetta, provocandole dolori atroci e infine la morte. Fatta a pezzi nel retro della trattoria dove avevano appena cenato ; su un mattatoio da macellaio. Il resto già lo sappiamo, buttata a fiume nei pressi di palazzo Canossa, sperando che i pesci e la corrente facessero il resto.
Non sappiamo chi abbia ucciso fisicamente la ragazza, forse i commilitoni di Trivurzio fra i quali c’era un medico, che sembra sia responsabile anche dell’avvelenamento dell’amica di Isolina ,( probabilmente sapeva troppo).
Chi ha visto si è reso complice, non ha parlato, ha difeso l’arma. L’arma prima di tutto.
Infatti si corromperanno testimoni, e intimidito chi era a conoscenza di verità pericolose-
Di Isolina rimane solo una piccola immagine sul muro adiacente la trattoria in vicolo Chiodo, non una tomba non una sentenza di colpevolezza per omicidio, per procurato aborto, per omissione di soccorso.
L’assassino o chi era a conoscenza dell’identità dell’assassino, le sopravvive per mezzo secolo, tanto era brillante ‘piacioso’, mondano, non avrà mai più una relazione sentimentale, farà vita ritirata, morirà di cancro allo stomaco, senza voler essere curato, cullando e custodendo nelle sue viscere il morbo che farà giustizia.
Cancellare la vita di un essere umano, non è facile, volevano cancellare la vita di Isolina, qualcosa è rimasto di irriducibile, di indistruttibile, a testimonianza della sua esistenza, i suoi resti sono affiorati impigliandosi sull’argine del fiume.
Non potete eliminarmi , io sono esistita!
Dacia Maraini da brava cronista qual è espone fatti, articoli, testimonianze rimanendo attonita, ma fedele, desiderosa di essere solo spettatrice. Lascia a noi trarre le conclusioni.
Dalle note processuali emerge che in fin dei conti era stata uccisa una ragazza niente affatto per bene.
Forse la sua vita non valeva come quella di un alpino?
Quanto valeva la sua vita? Non lo sapremo mai. Non le è stato concesso vivere!
Grazie Dacia di avermi fatto conoscere un fatto avvenuto nella mia città, che non avrei potuto conoscere se la sua determinazione non avesse riesumato lo scempio fatto a questa creatura .
Quando passeggio per Corso Cavour, ora volgo lo sguardo verso vicolo Chiodo , verso Palazzo Canossa, e penso…..
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Commenti
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ma più si legge, più si conosce. come si fa?
scherzo, ciao
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A volte io mi domando se non sia meglio sapere meno...e soffrire meno...
mah...