Dettagli Recensione
Pimpì Oselì
Questa storia è ambientata agli inizi degli anni trenta tra Roma e un paesino montano, dell’Italia del nord, ai tempi in cui l’ideologia fascista incalzava, condizionando la vita privata di qualunque cittadino. Per questo, la storia si svolge in tempi in cui a scuola si insegnava/obbligava i bambini ad alzarsi, quando in aula entrava un adulto, salutandolo rispettosamente e doverosamente con il saluto fascista.
I tempi in cui, i bambini erano costretti prima di tutto ad aiutare i Padri/padroni nei campi, col bestiame e solo dopo veniva la scuola.
I tempi in cui, il tasso di mortalità infantile era davvero elevato, perché i genitori sia per ignoranza, sia per motivi economici non erano in grado di curarli.
I tempi in cui, se un bambino non era bravo a scuola per punizione gli veniva attaccato dietro le spalle un cartello recante la scritta: “asino”. I tempi in cui i più bravi sedevano in prima fila i meno bravi dietro.
I tempi in cui, in ogni dove, le violenze mentali e fisiche su queste creature erano all’ordine del giorno.
I tempi in cui, non era importante che le bambine studiassero, tanto, scopo della loro vita era crescere forti come mule, per aiutare il marito nei campi.
In questi tempi bui, nasce e vive Cecilia, una bambina come tante, la cui sensibilità, viene violentemente repressa dalla madre che su di lei sfoga i proprio risentimenti, dovuti alla esistenza dura che a sua volta è costretta a vivere. Così come la sua curiosità innata -tipica di ogni bambino che vorrebbe capire tutto ciò che lo circonda- viene invece distrutta, manipolata dall'ignoranza degli adulti, dalla Chiesa e dalle istituzioni scolastiche, che sottovalutano l’intelligenza e la capacità stessa di comprensione, insita nei più piccoli.
Inevitabile il raffronto con un altro libro della stessa autrice Dalle parte delle bambine, un saggio che ripropone e analizza gli stessi argomenti.
Solo che in questo libro, la forma romanzata colpisce direttamente al cuore, perché è un libro duro, privo di qualsiasi poeticità che possa anche solo per un attimo darti la possibilità di riprenderti.
E alla fine anche io come Cecilia mi sono posta la domanda: se è vero (come insegna la Chiesa), che ogni bambino ha un proprio angelo custode, allora dov'è questo angelo, quando il suo protetto viene picchiato, o subisce, o lavora quando invece dovrebbe giocare, o muore quando invece come tutti i bambini dovrebbe avere tutta una vita davanti a se, ancora da vivere?
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Grazie Critina
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