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La leggenda del morto contento
 
La leggenda del morto contento 2013-03-15 19:39:27 Bruno Elpis
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    15 Marzo, 2013
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La leggenda del morto contento - commento di Bruno

Le descrizioni paesaggistiche di Andrea Vitali sono inconfondibili: fuggevoli e nitide, sono istantanee di paesi e atmosfere lacustri, più simili a dagherrotipi in bianco e nero che a foto digitali. Perché spesso i romanzi di Vitali sono ambientati nei decenni passati.
Come “La leggenda del morto contento”, che si svolge nell’ottocento: in piena dominazione austriaca.
Sulla storia narrata aleggia una nuvola che, a forma di cane, sembra governare dall’alto la tragica fine di due giovani, figli del potere economico locale e milanese.
Lepido, sarto-poeta dal naso rincagnato, assiste alla scena del naufragio mortale, nel corso del quale periscono due giovani di buona famiglia. Lepido ha cercato invano di dissuaderli, perché non prendessero il largo nell’imminenza di una tempesta.
I soccorritori recuperano un cadavere, quello del figlio del Gorgia, mentre risulta disperso il di lui amico, Emilio Spanzen.
I fatti successivi si innestano in una società ove la macchina della giustizia e dei personalismi cinicamente richiede che una vittima venga immolata: e, paradossalmente, questa dinamica rende felice il malcapitato innocente, al quale viene assegnato il ruolo di agnello sacrificale.
Verrebbe da chiedersi: è cambiato qualcosa da allora, in questa nostra Italia ove burocrazia e lentocrazia, collusioni di potere e connivenze a volte travolgono i destini di ignari e incolpevoli cittadini?
Andrea Vitali si riconferma autore molto “pop” e in un processo-sipario scolpisce un’impareggiabile “corte dei Miracoli”.
Ove pretore e podestà sono ridicole macchiette.
Ove sfilano umili e popolani, quasi fossero statuine di un immaginario presepe: artigiani, disoccupati, pescatori, comari (la “magnana” la Diomira, la Teresotta, la Cherchelina “piccola, scura, pelosa, con una collezione corallina di verruche sul naso …”, la Strascia che cammina come un’oca …).
Il linguaggio, come sempre, indulge a derivazioni dialettali, comprensibilissime anche a chi non è “del posto”.
E nel finale Vitali regala un’altra delle sue morali malinconiche, dispensata tra sorrisi e sberleffi: la morte azzera i conti, sebbene gli uomini trascorrano la vita in lotte fratricide e insensate! E, nell’equità inesorabile della Signora con la falce, l’umile “morto contento” è esattamente come il rampollo di una famiglia facoltosa. Perché quella legge, sì, quella legge è uguale per tutti!!!

Bruno Elpis

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
... "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria. O CIcerone.
Dai, sto scherzando! :)
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Commenti

3 risultati - visualizzati 1 - 3
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C'è stato un tempo che dicevo : "La morte è una delle poche leggi uguali per tutti"...
Il tempo è passato e le mie varie esperienze di vita avute mi portano ora a pensare in modo diverso : " Anche la morte, che arriva in momenti diversi per le persone...forse tanto legge uguale per tutti non è..."
Scusa Bruno se mi viene da inserire questo commento...ma la tua recensione mi ha fatto ricordare delle morti premature, alle quali ho assistito...
Un saluto caro da Pia.
Vero! Fino all'ultimo momento della vita, l'ingiustizia regna sovrana: anche le modalità sono inique (ci sono morti improvvise e morti che sopraggiungono solo dopo lunghe sofferenze). Un attimo dopo, tutti uguali :)
Ma non volevo essere così triste! :)
In risposta ad un precedente commento
C.U.B.
16 Marzo, 2013
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Ma sai che io Vitali non l'ho letto mai ?
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