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Andando...
“La via è la meta e la meta è la via” principio Zen ed estrema sintesi di questo romanzo in cui la strada è la vera protagonista. Sotto braccio a frate Matthew, in un'Europa medioevale suddivisa in feudi spesso in lotta tra loro, il lettore solca la Manica, attraversa la Francia per raggiungere le Alpi, cercando di redimere le proprie colpe e quelle della comunità walser di Felik, gravata da una terribile premonizione. S'incontrano così, personaggi (mercanti, vassalli, castellani, briganti, puttane...) ricchi di spessore e di credibilità che ci permettono di comprendere gli usi e costumi, le idee e le credenze del XIII secolo. Spostandosi a piedi, si ammirano panorami grandiosi, descritti con attenzione, evidenziandone sia la bellezza naturale che la difficoltà di movimento in situazioni molto precarie (sentieri mal segnati, percorsi che mutano rapidamente a causa di eventi naturali...).
Particolare risalto è dato allo scorrere del tempo, facendo ben trasparire dalle vicende la poca importanza che esso aveva nel Medioevo, dove, un'ora, un giorno, una settimana e talvolta un mese tendono ed essere sinonimi.
Accanto al viaggio, ma con importanza sicuramente inferiore, la descrizione della meta: il paese di Felik. La narrazione delle vite dei suoi abitanti creano un piccolo romanzo nel romanzo, che solo alla fine diventano un tutt'uno con l'arrivo del frate al villaggio. Finale rincorso, nelle ultime cento pagine, con più assiduità del necessario e aiutato da alcuni deus ex-machina (l'orso e la figlia dell'ammano, il malessere del vassallo...) che lasciano un po' perplessi.
Tutto sommato un buon libro, lento ma piacevole, un “sulla strada” del XIII secolo, che permette di analizzare le difficoltà dei viaggi dell'epoca e i rapporti umani che spesso si potevano instaurare durante il tragitto, sicuramente da leggere!
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