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La vera cristianità nemica del potere
L'avventura di un povero cristiano è l'ultima opera di Ignazio Silone, uno dei grandi interpreti della letteratura neorealista italiana di metà Novecento. Vincitore del premio Campiello del 1968, il libro racconta la storia dell'eremita abruzzese Piero da Morrone, divenuto papa con il nome di Celestino V e costretto ad abdicare, disgustato dalle logiche di potere e di corruzione all'interno della Chiesa.
E' forse il libro più intimo di Ignazio Silone: egli si definiva come "un cristiano senza Chiesa e un socialista senza partito" e sentiva forte la sua personale contraddizione tra il sentimento religioso da una parte e l'ideologia marxista dall'altra. Il suo sentimento religioso e cristiano, ma non cattolico, era sincero e genuino. E la sua provenienza abruzzese spiega molto bene questa religiosità: l'Abruzzo, terra di eremiti e asceti, è la regione dove si sente forte la spiritualità; le alte montagne, le foreste enormi e spaventose, i borghi isolati e gli eremi sperduti costituiscono un paesaggio unico, indimenticabile che fa sentire un uomo più vicino a Dio. E' in questo contesto che deve essere inquadrato il libro di Silone.
Il libro si presenta in tre macrosequenze narrative: la prima serve a introdurre e spiegare il personaggio di Celestino e i suoi compagni di predicazione. La seconda è dedicata alla sua elezione al soglio pontificio e le difficoltà che incontrerà, le quali alla fine lo convinceranno ad abbandonare la carica di Pontefice. L'ultima macrosequenza invece è dedicata all'ultimo anno di vita dell'eremita che cerca, invano, di sfuggire alla persecuzione del nuovo papa, Bonifacio VIII.
La figura di Celestino V è decisamente diversa rispetto a quella descritta da Dante Alighieri il quale, nella Divina Commedia, colloca addirittura il papa all'inferno, e giudica il suo gesto come simbolo di viltà e mancanza di coraggio. Silone invece vede nel gesto di Celestino l'umiltà di un uomo che capisce di essere inadatto a quel ruolo di grande responsabilità e non può non fare altro che dimettersi da quella carica.
Il racconto della vita di Celestino V, dalla predicazione delle montagne abruzzesi passando alle dimissioni da papa e fino alla persecuzione di Bonifacio VIII, rappresenta una biografia molto attendibile del personaggio travolto da un momento storico non facile per la Chiesa Cattolica.
L'eremita Pietro, viene visto come un asceta interessato alla ricerca spirituale di Dio e alla carità verso i più deboli e indifesi, in un cristianesimo puro e autentico, distante anni luce dal Vaticano e dai suoi intrighi politici.
Simbolo della corruzione e dell'avidità che spadroneggiavano nella Chiesa di allora, è il personaggio antagonista principale del nostro Celestino: il cardinale Caetani, successivamente eletto papa come Bonifacio VIII, passato alla storia per aver istituito il Giubileo ma anche per la sua enorme ambizione, la sua sete di potere e la sua famosa crapuloneria.
Consiglio vivamente la lettura di questo libro per l'importanza che ha avuto nel cammino intellettuale del suo autore, ma anche per l'estrema amabilità della lettura. Da non perdere!
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