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Buona revisione storica della Napoli trecentesca
Ecco qui un romanzo storico in cui le componenti reale e fittizia si fondono in maniera più che deliziosa.
La narrazione vede come protagonisti due cavalieri, Giovanni e Yussuf, alla ricerca del presunto figlio di Corradino, nipote dell'Imperatore Federico II di Svevia, e, sulla carta, un pretendente per il trono di Napoli.
La madre sarebbe una certa Cicella, la 'vergine napoletana' da cui il romanzo prende il titolo.
Inizia così un lungo peregrinare geografico con Napoli al centro della narrazione e diversi territori affascinanti di contorno: c'è Lucera, città italo-araba, utile per aprire una riflessione in merito alla difficile convivenza fra cristiani e musulmani, senza dimenticare le Murge, la Toscana e le nebbiose e poco praticabili campagne dell'Appennino emiliano.
Tutte scenografie descritte con una tecnica "intermedia" fra il romantico e il teatrale, arricchita da fervidi particolari.
Ai tanti personaggi reali, come Carlo d'Angiò, Federico II di Svevia e Corradino, sono affiancati numerose figure fittizie di medio-grande rilievo, come il mago Iennarone e l'Orco mitologico dislocato in un punto non precisato dell'Appennino. In particolare, sono le figure femminili a risultare più intriganti e battagliere, fornendo uno spaccato alquanto "anormale" circa le consuete credenze sul ruolo marginale della donna medievale.
Un intreccio ben costruito, i grandi ideali, l'amore legato indissolubilmente alla religione, una sensualità mai impudica e un finale alla Shakespeare completano l'ottimo profilo del libro. Davvero di qualità.