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La biblioteca perduta dell'alchimista - Commento d
Torna Ignazio da Toledo, il mozarabo creato da Marcello Simoni, già protagonista del romanzo vincitore del Premio Bancarella 2012.
La figura del mercante di reliquie è presto delineata: “Ignazio era sfuggente e pieno di segreti”. Il suo profilo prelude all’avventura narrata in questo secondo romanzo:
“Si dice che in gioventù abbiate rifiutato di diventare clericus e persino magister, preferendo la vita raminga.”
Con lui, ancora una volta, il figlio Uberto che “con il passare del tempo … manifestava tratti sempre più comuni ai suoi, primi fra tutti l’insofferenza per le forme di autorità e il gusto di stuzzicare chiunque vi si assoggettasse per cieca dedizione.”
La storia viene innescata da un incarico di Ferdinando III (“… Dicono sia un fanatico religioso, motivo per cui viene chiamato il santo”) “… un uomo di circa trent’anni con indosso un mantello di velluto azzurro e una tunica quadrettata” che “… sta combattendo contro l’emirato di Cordoba”.
Il caso affidato riguarda la zia Bianca … “andata in sposa al re francese Luigi VIII, detto il Leone”. “Alcune voci confermano che sia stata rapita e che si trovi prigioniera nel sud della Francia, in balia di un certo Conte di Nigredo.”
Il conte di Nigredo “è un avversario temibile, un alchimista”.
Questi gli antefatti. Poi ci immergiamo in un medioevo ricco di simbologie (“Le loro insegne recavano un sole nero su un campo giallo”), di lotte dinastiche (“le manovre dei regni di Castiglia e di Francia”), di conflitti religiosi ed eresie (“Catari, senz’ombra di dubbio. A molti però sono noti come manichei … o albigesi …”), di caccia alle streghe, di formule ("Miscete, coquite, abluite et coagulate!” La formula “elencava le operazioni necessarie per la trasmutazione alchemica dei metalli …”).
Anche in questo romanzo, la chiave interpretativa è rappresentata da un libro “… opera dei seguaci di Pitagora e di Ermete Trismegisto”: “La copia del Turba philosophorum qui custodita proviene dalla dimora del Conte di Nigredo, il castello di Airagne”.
Il romanzo di Marcello Simoni riconferma le doti dell’autore e la sua abilità nel costruire storie complesse (in alcuni punti anche troppo complicata a parer mio), che combinano fantasy intelligente (filosofico!) e sottofondo storico documentato e sostenibile.
Ancora una volta, per scoprire che il Medioevo non è soltanto disperata ricerca della pietra filosofale e che il vero significato delle cose non è banale, ma ha sempre una profondità insospettata: “… il segreto non risiedeva tanto nel conseguimento del risultato quanto nel perpetuarsi delle fasi alchemiche, ovvero nella ciclicità detta Cauda Pavonis …”
Bruno Elpis
Sul mio sito, nella sezione "interviste", trovate il mio dialogo con l'autore. Questo è il link:
http://www.brunoelpis.it/le-interviste/333-intervista-a-marcello-simoni-autore-del-romanzo-vincitore-del-premio-salgari-e-del-premio-bancarella-2012
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Commenti
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Ciao Denis
Ancora non conosco Simoni; lo consiglieresti come autore a chi cerca approfondimento storico in un romanzo, piuttosto che azione e intrighi?
Silvia
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