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Presa di coscienza
“Come può non parlare, il muratore Metello del 1894, al precario di oggi?” si chiede Antonio Pennacchi nella prefazione. Sembra infatti di essere ai giorni nostri: salari insufficienti, incidenti sul lavoro, scioperi, precarietà; e invece parliamo di più di cent’anni fa. Siamo a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo e la classe operaia sta finalmente alzando la testa per sostenere le sue ragioni ed avanzare i propri diritti. La strada del riscatto però è dura e ostacolata da una profonda crisi economica e dall’ostilità di una borghesia capace solo di pensare al proprio tornaconto e forte dell’appoggio di un governo palesemente di parte. Ma si sa, l’unione fa la forza. In questo contesto scorre la vita di Metello Salani, giovane cresciuto in campagna e trasferitosi quindicenne a Firenze per diventare muratore proprio in un momento estremamente difficile e a dir poco infuocato della storia d’Italia. Iniziato al socialismo e trascinato nella lotta quasi per inerzia diventerà poi grande protagonista della protesta e suo malgrado una sorta di leader per i compagni di partito e di cantiere, abbandonando il suo motto “non essere mai il primo a farsi avanti e mai l’ultimo a tirarsi indietro” e vivendo in prima linea il duro sciopero dell’estate 1902 di cui così poco (o niente) trattano i libri di storia. Ma non soltanto di politica si parla in questo bellissimo libro. La storia di Metello è coinvolgente e affascinante anche dal punto di vista umano: si parte da quando orfano viene affidato ad una famiglia contadina di Rincine, nel Mugello, da cui si stacca adolescente per cercare maggiore fortuna nella natia Firenze. Da qui in poi è un susseguirsi di lavori, amicizie, avventure romantiche, periodi di precarietà e altri di maggior fortuna; soffrirà la fame, la stanchezza, la frustrazione, perderà persone care, proverà più volte la galera da innocente, conoscerà l’amore e la tranquillità che può dare una famiglia unita e la soddisfazione di saper fare bene il proprio lavoro. Pratolini affianca al protagonista personaggi ricchi di umanità come i fedeli Lippi, Aminta e Renzoni, il suo maestro di vita Betto, il carismatico Del Buono, la bella Idina, la carnale Viola; tra tutti spicca però la moglie Ersilia, donna carica di dolcezza ma dotata anche di grande carattere, compagna devota, affidabile consigliera e irriducibile sostenitrice di Metello e dei suoi compagni anche nei momenti di maggior sconforto, pronta a sacrificarsi ma anche a tirare fuori le unghie per difendere la propria famiglia. L’autore è bravissimo nell’alternare diversi stili a seconda della situazione: usa infatti una prosa semplice e popolare nel raccontare la vita quotidiana e le varie vicende dei protagonisti e un’altra più raffinata ed elegante nei momenti di riflessione, regalando un quadro preciso dello stile di vita dell’epoca e un ritratto romantico e coinvolgente di una terra affascinante e di un popolo generoso. L’incredibile attualità di questo libro è un ottimo spunto per riflettere sulla situazione odierna del mercato del lavoro e Metello e gli altri possono ancora essere di esempio a noi del ventunesimo secolo: oggi più che mai è necessaria una forte presa di coscienza ed un impegno concreto perché nessuno verrà mai a regalarci niente e se vogliamo cambiare rotta dobbiamo rimboccarci le maniche e non abbassare mai la testa e la guardia.
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