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Primavera di bellezza
 
Primavera di bellezza 2012-09-25 09:08:23 antonelladimartino
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    25 Settembre, 2012
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Vivessimo in un paese serio

Per i titoli delle mie recensioni in genere estraggo qualche frase, breve ma significativa, dal testo da recensire. Il trucco, in genere, funziona. Per questo singolare e inquietante romanzo di Fenoglio ho dovuto combattere con l’imbarazzo della scelta: il testo contiene un ottimo assortimento di espressioni che non soltanto calzano alla perfezione l’opera, ma offrono anche una testimonianza incisiva su quanto poco sia cambiato nel nostro paese dal 1959 (la data di pubblicazione).

“Vivessimo in un paese serio” è un’espressione che ho sentito ripetere molte volte, da persone di inclinazioni politiche diverse. E non è l’unica. Molte sono le espressioni che testimoniano gli stessi rancori, le stesse discriminazioni, lo stesso odio di allora.
“Voi figlietti di papà...” “Terroni...” “Polentoni...” “Bagascioni di romani.” “Ma siamo tutti cattolici, evidentemente.” “Le donne sono uguali dappertutto.”

La storia narrata da Fenoglio è tutta nostra. La leggiamo attraverso gli occhi del protagonista, un giovane piemontese, allievo ufficiale alla fine dell’estate del 1943. Johnny ci conduce da una quotidianità di naja inconcludente e tragicomica fino allo sfascio dell’esercito italiano, provocato dall’armistizio (in realtà una resa quasi senza condizioni, realizzata e proclamata troppo in fretta) dell’8 settembre. Gli ufficiali, seguendo l’esempio delle alte sfere dello Stato, prima impartiscono una serie di ordini contraddittori, poi fuggono, abbandonando l’intero esercito italiano allo sbando. Un disastro. Uno dei tanti esempi di “eroismo” che conosciamo bene.

“Mica buffoni, criminali sono.”
Che fare di fronte al pessimo esempio che proviene dall’alto? Anche questa domanda sembra molto attuale. Allora i tedeschi erano davvero “quattro gatti”, ma l’esercito italiano era disorganizzato e privo di mezzi. C’è chi tenta di resistere all’attacco dei tedeschi, anche in assenza di ordini superiori. Si sa che è una battaglia persa in partenza. Johnny è uno dei pochi che non ritiene inutile resistere.

“Primavera di bellezza”, scrive l’autore, è una traduzione dall’inglese. Provocazione? Comunque, le incertezze non tolgono nulla all’efficacia della narrazione, che tra sorprese, anticipazioni e colpi di scena incalza, trascina e cattura il lettore senza possibilità di fuga. Il romanzo è corale: i personaggi sono caratterizzati da pennellate a volte rapidissime, ma sempre incisive. Lo stile è insolito, a volte difficile, mai banale: a mio parere la presenza di neologismi e di inserti in lingua inglese contribuisce a descrivere la confusione, la rabbia, la disperazione di quei giorni. È il nostro passato che ritorna, crudele nella sua attualità.

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