Dettagli Recensione
Infanzia rubata
Cosa fu la reclusione nei campi di sterminio?
Violenza, malattie, fame, morte?
Certamente per la maggior parte di questi inermi esseri umani significò la fine, ma per i sopravvissuti fu solamente l'inizio di un calvario psicologico eterno.
Titti Marrone raccoglie la testimonianza bruciante e commovente rilasciatale da due sorelle scampate alla furia bestiale dei nazisti.
La storia di queste due bambine prima all'interno del campo separate dalla madre, e poi una volta liberate, trovatesi ad affrontare il lungo percorso della riabilitazione sociale e psicologica, è la storia di una infanzia spezzata.
Le ferite cagionate dalla criminalità nazista non furono solo quelle fisiche, ben più profonde e indelebili furono quelle dell'anima; ferite queste che pur con tutta la cura e l'amore possibile, non si rimarginano, ma restano nell'io più profondo pronte ad aggredire come mostri in qualsiasi istante.
Cosa significa strappare un bambino dall'amore della famiglia, dalla spensieratezza dei giochi, da una vita fatta solo di colori e sorrisi, una vita che ancora deve sbocciare?
Il vocabolario di un bambino non concepisce ancora i termini cruenti e dolorosi, non potrebbe mai afferrare il significato di tanto odio e di situazioni abominevoli.
L'infanzia è il tempo dei perché e della curiosità della scoperta: ma come ci raccontano le sorelle, una volta sradicati dalla normale vita di bimbi e catapultati in quel mondo infernale, non esistono più “perché” sulle labbra, cade un silenzio di ghiaccio che pone termine alle gioie di quell'età.
In quelle condizioni, è meglio non fare più domande, meglio non sapere.
Questa testimonianza corre su un doppio binario, ripercorrendo i traumi subiti dai figli ma ricordando anche quelli delle madri. Madri separate forzatamente dai propri piccoli, consapevoli della brutale condizione in cui essi verranno a trovarsi da soli e del non potere nulla per proteggerli; questo è un peso che annienta ed è solo l'inizio di un baratro che spezzerà per sempre la normalità di un rapporto.
Alle famiglie che ebbero la fortuna di riabbracciarsi, attese un lungo cammino per tentare di ristabilire l'agognata “normalità”, ricostruendo i legami e provando a credere di nuovo nell'amore.
E i genitori che non si ricongiunsero più ai figli?
Questo libro dedica delle pagine splendide e intense al ricordo di una madre che non seppe più nulla della sorte del figlio per anni, apprendendola solamente dopo decenni di vana speranza; una donna colta nella pienezza del proprio dolore vissuto con dignità, una vita passata a masticare lacrime amare mantenendo sempre accesa una luce nel cuore così forte da respingere anche l'evidenza delle prove fornitele sulla crudele e barbara morte inferta al sangue del suo sangue.
A tratti è un racconto spiazzante e crudo che fotografa la bestialità e le nefandezze dell'uomo senza veli e senza scomodare ideologie di qualsiasi sorta.
Qui si parla solo di esseri umani e di un dolore sconfinato e difficilmente immaginabile.
Qui ci si commuove e si esplode di rabbia.
Ottima ed efficace la penna della Marrone, capace di rendere il racconto fluido senza privarlo di intensità e pathos, armonioso e ben strutturato visto il difficile compito di cucire i pezzi della memoria delle diverse voci narranti.
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Commenti
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grazie!
Sicuramente tra la folta schiera di scrittori che hanno affrontato l'argomento ci sarà anche chi avrà lucrato, perchè l'editoria significa anche vendere, ma è giusto dare voce a tutti quelli che abbiano voglia di raccontare. Il lettore è libero di scegliere.
In merito al libro di cui stiamo parlando, la Marrone ha prestato la sua penna alla storia di due donne che avevano voglia di parlarci della loro vita; due donne che senza l'ausilio della mano di una professionista forse non sarebbero mai riuscite a fare in modo che la loro testimonianza raggiungesse più persone. Rimane comunque una testimonianza molto discreta senza orpelli aggiunti da parte della scrittice-giornalista Marrone per calcare la mano sul dolore.
Benvenga questa letteratura!
non me la sto prendendo con te che leggi questi libri..
sto solo dicendo che chi li legge, sa e ricorda; chi invece non sa e/o non vuole ricordare o finge di non sapere, questi libri nemmeno se li va a cercare... probabilmente manco sa che esistano...
per questo dico che a me pare che sia un rimestare il dolore di chi sa e ricorda...
non so se mi sono spiegato..
HAHAAHAHAHHAAHAHHAHAHHAHAA!!!!
Grazie per averci segnalato questo libro.
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Ce ne sono migliaia di libri sull'argomento e ogni volta che affronto la trama mi pare di leggere la storia della mia famiglia. Io so. Io conosco. La memoria dei miei nonni non è andata e non andrà perduta.
Chi non sa e non conosce, non li legge comunque questi libri. Perchè dunque sfruculiare ferite altrui?
Penso resterà senza risposta questa mia domanda.
Almeno per quanto mi riguarda.
Bella rece Silvia.