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La rocambolesca vita di Due-nomi
“ Nel pieno della bufera si dimentica che esiste il sole e si teme che le tenebre domineranno il mondo, ma il sole continua a splendere sopra le nubi nere e prima o poi i suoi raggi si aprono un varco per riportare la luce e la vita.”
In queste poche ma intense parole possiamo condensare il pensiero e la tragica vita di Talos/ Kleidemos, protagonista di una delle più conosciute opere di Valerio Massimo Manfredi: “ Lo scudo di Talos”.
Le vicende, che occupano una ampio spazio temporale ( dalla prima guerra persiana del 492-490 a.C e la rivolta degli Iloti spartani del 464 a.C), di questo personaggio complesso, malinconico e travagliato tra due nomi, due vite, tra il Lupo di Messenia e il Dragone di Sparta vengono suddivise in due parti.
Nella prima parte la trama è piatta, priva di colpi di scena e priva anche di originalità. Manfredi utilizza la arcinota storiella del bambino nobile abbandonato che .dopo esser stato spesso in competizione con i membri della sua originaria famiglia senza saperlo, scopre al posto sbagliato e al momento sbagliato le sue origini....
Kleidemos, figlio del nobile spartiata Aristarchos, poiché nato con un piede rattrappito e quindi, secondo le dure e crudeli leggi di Sparta, destinato alla morte, una sera tempestosa viene abbandonato sul monte Taigeto in balia dei lupi. Tuttavia un pastore ilota ( che si rivelerà essere molto di più), Kritolaos, lo trova e decide di prenderlo con sé affidandolo alle cure di sua figlia sterile e dandogli il nome di Talos, potente e leggendario gigante che aveva il suo punto debole nel piede.
Crescendo, Talos viene a scoprire l'amore per mezzo della bellissima contadina Antinea e un mondo nuovo e magico: quello degli spartiati che sotto le loro armature di bronzo onorano la loro patria guerreggiando duramente. Allora Kritolaos mostra al giovane delle armi segrete e gli insegna ad usarle per liberare in futuro gli Iloti dalla schiavitù.
Intanto è scoppiata una terribile guerra contro il Re della Persia, Serse, e allora alcuni Spartiati, compresi il padre e il fratello di Talos Brithos ( con cui aveva avuto da giovane delle risse e degli scontri) lo sceglie come assistente per le Termopili, dove i 300 spartiati inviati verranno tutti massacrati, ad eccezione di Talos, di suo fratello e di un altro guerriero perché incaricati di recapitare a Sparta un messaggio del Re Leonidas....
Riuscirà Talos a scoprire le sue vere origini, a ritrovare il suo amore Antinea ( costretta a partire lontano con il padre) e a ritornare sano e salvo nel suo villaggio immerso nei boschi del monte Taigeto?
La seconda parte è stata più bella, più emozionante e più ricca di avvenura e pathos....
Talos/ Kleidemos inizia a fare rocamboleschi viaggi in Asia e in terre fantastiche per assecondare al piano (mal riuscito) di alleanza con la Persia del re Pausania ( che Manfredi riscatta dal giudizio generale di traditore di Sparta) ma Talos si salva e riesce a ritornare nella sua città natia, divenuta sempre più dispotica e corrotta, dove capeggia, dopo aver risolto i misteri che riguardavano la sua vera famiglia, una rivolta degli Iloti ma al giovane figlio di Sparta e allos tesso tempo condottiero e guida degli Iloti aspetta una fine che mi ha lasciato un sapore dolce-amaro.
Manfredi, con il suo stile rapido, incalzante e soprattutto travolgente, riesce ad accompagnare il lettore in un meraviglioso viaggio nel tempo conducendoci in luoghi fantastici come sulla dorata isola di Cipro, dove regna il profumo di ginestra, o tra le dune e le tempeste del deserto asiatico o ancora nello sfarzo ostentato delle reggie persiane, senza mai essere prolisso o scontato.
Egli è riuscito nell'ardua impresa di amalgamare l'immaginario ma verosimile con la realtà storica creando personaggi ben delineati come Talos, Antinea e Kritolaos affiancati a personaggi storici sempre ben caratterizzati come Pausanias, Leonidas e Themistokles.
Le uniche pecche di questa piacevole opera sono state le numerose ellissi che hanno frammentato eccessivamente le vicende, il finale dal sapore agrodolce che mi ha un po' deluso e gli eccessivi lutti che a tratti ti spingevano a lanciare qualche anatema all'autore per la sua crudeltà...
Tutto sommato, la lettura è stata gradevole e anche interessante perché Manfredi si è interessato a donarci un ritratto psicologico degli spartiati che, pur essendo irrigiditi dalle innaturali e crudeli leggi di Sparta, sono lo stesso umani con le loro debolezze e con i loro dolori e perché ha composto un mix equilibrato di avventura, storia, amore e mistero.
Lo consiglio a tutti coloro che vogliono rapportarsi con un libro leggero e da ombrellone per riprendersi ( come è stato come me) da opere impegnative e un po' pesanti. Tuttavia non abbiate grandi aspettative perché “Lo scudo di Talos” rimane sempre una lettura da spiaggia e niente di più. Buona lettura!
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Commenti
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Comunque Alessandro, bella recensione, ma a me Manfredi non ispira per nulla. IL pezzo dell'anatema è esilarante, molto divertente ;-) Per essere una lettura da spiagga, come dici tu, 4-4-4- è un buon punteggio, ma non lo leggerò!!!!
Forse sono state le 2 fette di torta al cioccolato che ho mangiato oggi ad avermi dato energia e l'ispirazione!!!!! Ahhhhh!!!! XD
No, ha ragione Daniele: è l'autoinfluenza in classe!!!
Tuttavia non è Echiano, quidi sono costretto a scartarlo,!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Anche a me era piacuto quando l'ho letto alle superiori... circa 8 anni fa? (mi sento vecchia...)
La storia mi era piaciuta, ma c'erano delle descrizioni di battaglie interminabili (se mi ricordo bene) e alcune pagine le avevo saltate.
Bella recensione!
Comunque la lettura è stata molto gradevole...
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