Dettagli Recensione
faticoso
L'opera ricalca l'anabasi di Senofonte e l'avvio è avvincente e misteriorso: tre ragazze assistono alla lapidazione di una donna, ma quando si avvicinano al corpo della sventurata scoprono che è ancora in vita: si chiama Abira ed è reduce da un'avventura incredibile insieme a oltre 10.000 mercenari greci che, al soldo di Ciro il giovane, sono arrivati in marcia fino al cuore della Mesopotamia. Abira si è innamorata di Xeno, lo scrittore (che altri non è che Senofonte in persona) e per questo motivo si è unita alla moltitudine di gente in marcia. L'intento di Ciro è spodestare dal trono il fratello Artaserse (ancora Caino e Abele, Romolo e Remo ecc) e riesce parzialmente nel suo piano: le sue truppe vincono, ma lui muore. Come si dice in chirurgia, l'intervento è riuscito, ma il paziente è morto.
Non resta che il ritorno tra mille difficoltà.
Un caro amico, che purtroppo ora ci ha lasciati, mi parlò euforico del libro e corsi a comprarlo. Purtroppo però sono rimasto deluso: Manfredi è un grande storico, ma non è uno scrittore... Le descrizioni sono accurate anche se spesso ripetitive fino allo stremo, ma lo stile ha il peso specifico del piombo, senza sussulti nè emozioni: si arriva faticosamente alla fine. Ho letto di peggio, ma non mi ha entusuasmato.