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L'Italia nascosta
Nel suo romanzo autobiografico, Carlo Levi vive il confino in Lucania, terra desolata e abbandonato al suo destino, che neanche Cristo ha voluto calpestare, perché appunto si è fermato ad Eboli, e lì è rimasto, trattenendosi anche l'evoluzione e la scienza. La storia ha dimenticato questa regione, l'ha lasciata all'indigenza, alla malaria e alle tradizioni che si uniscono alle arti magiche. Qui, dove le donne vanno vestite a lutto e dove i medicinali sono una rarità, dove le pietre si confondono con le case e dove le capre hanno uno spirito maligno, l'autore si è trovato a contatto con personggi differenti, molti dei quali sono stati consapevoli del distacco sociale da Roma, che ritengono l'artefice di una politica che li dimentica, annullandoli.
Anche in queste zone così desolate, Levi trova il modo di dare voce alle sue capacità, esercitando la professione di medico, sebbene nella civiltà in cui viveva prima non l'avesse mai fatto (a cui in realtà viene avvicinato quasi per caso) e trovando luogo per la sua arte, a cui gli spazi rocciosi e desolati si prestano per essere ritratti al pari degli uomini.
La scrittura, scorrevole e talvolta elaborata, permette al lettore di addentrarsi in un periodo storico difficile per l'Italia (rappresentata non dai cittadini, ma dal potere) e per gli italiani (a cui spetta il compito di subire).
Vale sicuramente la pena di affrontare questa lettura, che ci guida alla scoperta di un'Italia nascosta, indispensabile per la nostra cultura di cittadini.
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