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Piacevole sorpresa
Buon esordio letterario: romanzo piacevole, scorrevole, capace di coinvolgere il lettore e indurlo rapidamente a terminare la lettura.
La trama è semplice e lineare, congegnata in maniera efficace sia per quanto riguarda la miscela di elementi tipici del sottogenere “cappa e spada” – avventura, duelli, amor galante ed eroi gentiluomini d’altri tempi –, sia per lo sviluppo dei temi centrali nella narrazione della storia, che mantiene un buon equilibrio fino alla fine del libro; intrighi e misteri si svelano poco a poco, evitando di concentrare tutta la suspense nei primi o negli ultimi capitoli. Il che contribuisce a mantenere vivo l’interesse.
Con una cura del dettaglio che evidenzia un’approfondita conoscenza storico-letteraria, come dimostra il suo curriculum vitae, Gandolfi è stato capace di trasportare il lettore nella vera Milano dell’epoca, senza però servirsi di descrizioni eccessive e ridondanti che avrebbero smorzato il ritmo dell’azione. Anche se, d’altro canto, qualche tratto in più non avrebbe guastato, soprattutto per chi Milano non la conosce.
Allo stesso modo lo stile, pur conservando un linguaggio consono al contesto temporale, è fluido, semplice e molto scorrevole, con una connotazione moderna riscontrabile anche nella costruzione narrativa. L’indagine investigativa che affrontato i protagonisti, infatti, si avvicina quasi ai thriller polizieschi di matrice contemporanea, restando tuttavia fedele al suo genere e mantenendosi credibile.
Finale a sorpresa degno di nota, che tocca un tema molto attuale, a conferma di una buona costruzione della suspense e dell’uso degli elementi del genere giallo.
Questo permette a “Il Dragone” di valicare il target di base del romanzo storico, rendendolo accessibile a un pubblico più ampio, anche con altre preferenze.
Benché i personaggi rientrino in categorie fin troppo delineate di protagonista-antagonista/eroe-cattivo, considerando il genere d’appartenenza e il fatto che incarnino valori e modelli ben definiti, insieme alla cura nella loro caratterizzazione, risultano comunque credibili e simpatici, coerenti nei loro pensieri e nelle loro azioni. Così il protagonista Xavier Dancey, che è esattamente il tipo d’uomo che tutte le donne sognano e gli uomini invidiano, è una figura simpatica e accattivante.
La figura femminile di maggiore spicco, la marchesina Cristina Frascati, che risalta sulle altre per il carattere anticonformista e l’educazione singolare per l’epoca, ricorda Sofia, il modello di fanciulla aristocratica descritta da Jean Jacques Rousseau nell’Emilio, il suo più famoso trattato pedagogico. E, anche in questo caso, è capace di attirarsi le simpatie del lettore.
Unico appunto forse, che non lede in ogni caso la piacevolezza della lettura, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Cristina e negli ultimi capitoli, è qualche descrizione dello stato d’animo del personaggio che appare superflua poiché già intuibile dal lettore.
Oltre ai protagonisti, il romanzo è costellato di altre interessanti figure che li accompagnano nell'avventura e sono altrettanto ben caratterizzati: ad esempio il prigioniero scozzese Stevenson, il tenente Brignac e il giovane poeta innamorato Vittorio.
Non so se rientri nel piano dell’autore, ma altre avventure del capitano Dancey e compagni sarebbero molto gradite.