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Umanità distante
Milano, 1944. I tedeschi sono in città, e la guerra civile è ormai scoppiata in tutta Italia. Enne due è un capo partigiano che organizza le azioni di un nucleo di Resistenza nella città. Vittorini ci racconta questa storia – fortemente autobiografica – con uno stile ridondante e tormentato. Ci parla dei tedeschi che per ogni loro soldato ucciso uccidevano a loro volta dieci civili. Ci parla di Enne due, e del suo grande amore, Berta. Ci parla di Figlio – di – Dio, di Fessone, del Gracco e di moltissimi altri uomini che hanno abbandonato le loro famiglie per combattere in nome della libertà. Uno storia drammatica, con un finale terribile, che Vittorini racconta “senza peli sulla lingua”. Intervenendo sei volte nel romanzo ( gli interventi sono chiari poiché scritti in corsivo), il Vittorini parla direttamente con Enne due ( uno è la coscienza dell’altro e viceversa) e ci fa riflettere sull’uomo, sull’esistenza, su cos’è che ci rende umani e cosa bestie.
Un romanzo sulla Resistenza assolutamente da leggere e da conservare nel profondo del cuore.
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