Dettagli Recensione
Buono...
Carlo nasce nel 1815, figlio inatteso e non deisiderato di una coppia di bifolchi che coltivano un piccolo podere lungo le sponde del Tevere. Alla fine, viene adottato dal fabbro maniscalco del paese e da sua moglie i quali, che già avevano avuto due figli, desiderano impartirgli l'arte del padre acquisito in modo tale da assicurarsi una vecchiaia sicura, tramite un figlioccio che possa continuare l'attività rifiutata dai figli naturali.
Carlo cresce amato e coccolato e all'età di otto anni affianca già quello che lui ritiene essere il suo vero padre nella bottega sotto casa: è un ragazzo molto buono e ubbidiente e il fabbro e sua moglie si sentono davvero felici. Poi, per Carlo arriva l'età in cui prendere possesso dell'attività del padre: benchè questi lo affianchi sempre, per lo più coi suoi preziosi consigli, è ormai troppo anziano per poter lavorare il ferro e mantenere il ritmo richiesto dal suo lavoro; è così il buon Carlo che si fa carico di tutto. Un dì, si reca ad un convento: qui la madre badessa lo aveva fatto chiamare per affidargli certi lavori circa delle inferriate da apporre alle finestre delle novizie; per puro caso (o forse no?), Carlo incontra la domestica, tale Genoveffa. Se ne innamora subito ed è così preso dalla su apparizione, da dimenticare domande importanti per svolgere il suo lavoro; quando ritorna a casa il padre lo sgrida amorevolmente, capendo lo stato d'animo del figlio. Dopo pochi incontri, di cui un paio anche tra la madre badessa e la mamma adottiva di Carlo, il matrimonio si può compiere. Carlo e Genoveffa sono felici, si amano molto e presto nasce il frutto del loro travolgente amore: Maria.
Ma è proprio poco dopo la nascita della piccina che Carlo deve andare fuori cifttà per lavoro e, sulla strada, incapperà nel suo malaugurato destino.
A distanza di 200 anni, Gregory è sulle tracce del suo antenato Carlo, detto Buri. I documenti in suo possesso non lo aiutano troppo nella ricostruzione storica di ciò che gli accadde e Gregory, pur senza nutrire troppe speranze, cerca di scoprire qualcosa in più. In un'Italia scossa dalla vicina votazione di fiducia al governo, possibile ma non sicura, Gregory alterna sue riflessioni sul mondo attuale, sul suo antenato Buri e sul soggetto femminile che incontra quasi casualmente e che lo colpisce nel profondo.
La lettura di questo romanzo è abbastanza piacevole, ma se (come si legge dalla dedica dell'autore), l'intento era quello di dar rilievo a tutti gli eroi che hanno perso la vita combattendo volontariamente o mandati a morire per l'Unità d'Italia, allora posso dire che l'obiettivo non sia stato del tutto raggiunto. In questo libro si parla di molti argomenti (la vita e le peripezie di Carlo, la vita di Genoveffa, la situazione politica nell'Italia del 2010, le avventure dei seguaci di Garbaldi, il viaggio di Gregory) senza però dare particolare importanza a qualcuno di questi, secondo il mio punto di vista. Anzi, se dovessi dire a quali argomenti viene dato più spazio, direi la vita sentimentale dei personaggi. Troppe poche le pagine dedicate agli scontri tra seguaci del Papa e garibaldini, troppi pochi dettagli.
Nel complesso, il romanzo non mi è dispiciuto, si legge facilmente e ci si trova molto coinvolti dal carico emotivo che l'autore ci comunica; storicamente mi sembra ben adattato ed anzi, credo sia molto fedele agli usi e costumi dell'epoca, il che denota attente ricerche o comunque grande conoscenza, da parte dell'autore stesso, di questo periodo storico.
Ne consiglio la lettura più che altro per gli interessanti punti di vista adottati dall'autore: quello di Carlo, quello di Genoveffa e quello di Gregory e per avere un quadro interessante dello Stato Pontificio.