Dettagli Recensione
Romanzo storico o d'altro genere?
Ho visto che su questo romanzo c'è ormai una specie di forum aperto con l'apporto anche di alcuni storici professionisti, il che denota bene!
Non concordo con quanto finora scritto: un romanzo storico vive una sua vita propria e non può essere mai ricondotto a schemi precostituiti. Ciò vuol dire che Eco è Eco, Cervo è Cervo e Emma Pomilio è Emma Pomilio. Indubbiamente "Il Centurione di Roma" è una gran bella storia su Teutoburgo e, forse, supera "La notte di Roma": ma due romanzi così diversi, possono dirsi davvero in competizione? Il romanzo di Cervo è più legato alla historia militare e alle fonti classiche, mentre il romanzo di Emma Pomilio è più incline verso talune fonti più moderne se non contemporanee.
Credo che Lucio Cornelio sia meglio delineato rispetto a quanto sostengono gli altri recensori ed alcuni colleghi in particolare. Soprattutto va ricordato che egli è in linea col periodo che si dice ancora principato, piuttosto che imperium vero e proprio. Credo che Hanson abbia scritto nel merito di questo aspetto in un suo testo che credo sia stato volgarizzato in Italia da Garzanti.
Credso non sia errato attribuire alla Notte di Roma un qualche connotato d'appendice poiché esiste una matrice avventurosa entro la quale si dispiega l'azione dei personaggi. Bella è l'immagine d'una recensione che da a Varo l'aria d'un uomo fatale nel senso che il suo destino è segnato.
Varo aveva ben operato in Siria ed Augusto potrebbe aver scelto bene se non fosse, come avverte Luttwak, che un conto è manovrare sugli ampi spazi delle aride praterie siriane dove la Legione si dispiega in tutta la sua potenza sia d'urto che di contenimento ed un altro è quello di formare dei quadrati stretti (o testudo che dir si voglia) lungo un pertugioso sentiero in una foresta germanica.
Publio Quintilio Varo, uomo di valore sui campi di battaglia dell'oriente antico, segna il passo sui campi di Germania ed è sconfitto per varie ragioni: un eccesso di fiducia in Arminio, un eccessiva fiducia nella flessibilità della massa manovriera delle legioni, una generale sottovalutazione del campo di battaglia, una cattiva conoscenza delle tradizioni e degli usi germanici e l'lenco delle negatività del nostro generale possono andare avanti all'infinito.
Dunque la sconfitta porta più la firma di Augusto che quella di Varo proprio perché non avrebbe dovuto mandare in Germania un uomo che aveva combattuto prevalentemente in Oriente: Cesare non lo avrebbe fatto! Bisogna ricordare che Cesare si curava assai molto della cavalleria alla quale destinava gli ufficiali migliori. Varo non fece altrettanto anche se è pur vero che la cavalleria poco avrebbe potuto fare nella selva germanica.
Dunque? Varo è forse davvero figura in anteprima di quei Carbone, Roatta, Castellano e Badogli che la nostra storia più recente ha collezionato e, per certi versi, ripresenta le stesse peculiari caratteristiche di Lucio Emilio Paolo, lo sconfitto di Canne, anche se Arminio non è certo alla pari con Annibale di Cartagine.
Pensando alle donne di Emma Pomilio lo sguardo cade giustamente su Livia che sembra la bocca di Ottaviano, lontano, silente ma davvero foscamente presente nel romanzo. Emilia rammenta vagamente le grandi domine dei tempi d'oro della repubblica o dei tempi mitici in cui Roma era solo la cinta muraria intorno ai sette colli. Una specie di Cornelia dunque anche se Lucio non è figura di nessuno dei Gracchi.
Dafne è interessante e anticipa un po' la figura di quell'Acte che farà parlare tanto di sé all'epoca di Nerone: non ha lo spessore di quest'ultima ma, indubbiamente, possiede il fascino della cultura e della determinazione imperniate su una certa sfrontatezza che richiama l'attuale mondo delle escort di oggi tanto chiacchierate ma pure tanto ricercate.
Mi sono accorto che si parla molto dei personaggi ma resta un po' in ombra lo scenario della narrazione: forse perché il palcoscenico è un po' considerato un fatto minore rispetto agli eventi tragici raccontati.
Comunque il titolo è errato perché il romanzo non è su Teutoburgo, su Varo, Arminio o che so io la sconfitta peggiore di Roma dall'epoca di Canne: il vero protagonista è Lucio Cornelio, un patrizio distaccato dal suo mondo nel quale non si riconosce più e, forse, non vi si è mai riconosciuto. Il titolo vero avrebbe potuto essere "Viaggio in sé stesso di Lucio Cornelio" poiché di una cosa sono ben certo: ad ogni pagina, Lucio Cornelio sembra crescere in consapevolezza rispetto al suo mondo ed alla sua esistenza reale.
In ogni caso, mi sembra sia un romanzo che sta facendo discutere, la qualcosa è utile a diffondere l'interesse per la storia in questa Nostra Italia che come diceva Montanelli ha un problema davvero grosso, ha infatti per capitale una città con un nome spropositato per un popolo che quando grida "Forza Roma" pensa solo ad una squadra di calcio!