Dettagli Recensione
Romanzi storici di oggi
Valerio Massimo Manfredi ci ha abituato ad un romanzo storico incentrato su una potente ed approfondita documentazione basata sulle fonti classiche e su quelle contemporanee, e che non rifugge all'inserimento, nella narrazione, di ipotesi azzardate, talora, ma suggestive soprattutto ove trovano indizi di conferma in fonti legate ad altre civiltà e popoli.
Leggendo la recensione del collega Scinniscalzi, col quale non sempre mi sono trovata d'accordo in passato, ed avendo letto il romanzo di Emma Pomilio, ho pensato di portare il mio modesto contributo a quella che mi sembra, viste le altre recensioni disponibili, una discussione già avviata e ricca di spunti interessanti, quantomeno!
A prescindere dalle valutazioni stilistiche, per le quali una volta tanto sono d'accordo col collega Scinniscalzi, mi pare sia da sottolineare il filo sottile che lega, almeno idealmente, la ricerca storica di Emma Pomilio a quella di altri romanzieri, quali Cervo, il "fasullo" Wallace della "Notte del Gladiatore" e lo stesso Manfredi che, tuttavia, come archeologo occupa una nicchia a sé stante. Il filo sottile è appunto tale perché in effetti la ricerca di Emma Pomilio non è approfondita come negli altri casi e la cosa è forse imputabile al fatto che il romanzo sulla "Notte di Roma" ha i caratteri del romanzo d'appendice, quello alla Dumas per intenderci, dove la storia è talora asservita alle esigenze della narrazione. Mi ha colpita assai il tratteggio fatto da Emma Pomilio della figura di Livia e di quella di Giulia: le due grandi donne della vita di Ottaviano Augusto che nella historia major richiamata da Scinniscalzi non sembrano parlare poi così tanto...
Emma Pomilio ha proposto una serie di dialoghi che danno uno spessore diverso, interessante, a queste due donne: la prima, quasi ieratica presenza alle spalle e all'ombra di Augusto Princeps e capace di impersonare una sorta di nume tutelare del "capo", la seconda, invece, conturbante e disturbante presenza capace, addirittura, di mettere a rischio l'imperium Octaviani se non la moralità della stessa famiglia imperiale.
Credo che le donne della "Notte di Roma" vadano indagate assai più a fondo degli uomini che talora sembrano manichini dechiricheschi, immote presenze cariche di enigmatici dubbi e incongruenze con profonde ramificazioni psicologiche che annidano, le loro origini, in nascosti recessi dell'essere.
Immagino che qualcheduno abbia voluto rintracciare vezzi filosofici e psicologici in questa narrazione di Emma Pomilio e sui suoi personaggi. Forse questi vezzi possono essere più nella mente di scrive che nell'opera di Emma Pomilio e non perché le manchino spunti in tal senso (è pur sempre figlia di uno studioso che ha avviato più d'una riflessione filosofica in vita sua), perché, ed è questo il punto nel quale concordo con Scinniscalzi, il romanzo storico, ove anche presenti spunti di riflessione filosofica, essi sono difficilmente filosofici in senso stretto ma piuttosto legati ad un tormentato esistenzialismo dei personaggi che mostrano il loro appartenere al limitato scenario della historia minor mentre invece vorrebbero acquisire l'onore della scena maggiore.
Dissento da Scinniscalzi sul valore della historia minor: credo che lo scrivere di essa può essere, se non si è supportati da fonti storiche attendibili, pericolosa ricerca poiché pone l'ipotesi di fatti che non possono essere dimostrati.
I romanzi storici di oggi hanno il pregio di fondarsi su una complessa ricerca bibliografica ma non riescono a liberarsi dallo spettro di Eco e della sua erudita base bibliografica di sviluppo delle trame.
Con la differenza che Eco le sue fonti le dichiara, mentre i romanzieri di oggi, se lo fanno, mettono qualche nota in appendice. E dopo Eco, non ho letto romanzi assolutamente storici.
Non me ne vogliano Manfredi, Cervo e la stessa Emma Pomilio: ma le citazioni, le frasi dalle fonti dove sono per dare credibilità e spessore ai loro personaggi, alle loro trame ed alle loro storie?
Comunque, il valore maggiore del romanzo di Emma Pomilio lo rintraccio nelle sue figure femminili: troppo spesso la donna resta estranea al romanzo storico come protagonista. Invece, qui, le donne parlano e forniscono dimostrazione di una loro partecipazione attiva ai fatti della historia major (che magari è solo pura fantasia!).
Volendo arrivare ad un giudizio conclusivo, direi che il romanzo di Emma Pomilio sia più vicina a Dumas che ad Eco e più vicina ad un certo Manfredi (quello delle "Paludi di Esperia") che non al meglio documentato Guido Cervo. Ho notato che altre recensioni hanno citato Cervo: quindi non sono la sola ad aver collegato tra loro questi romanzi storici di oggi...