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La notte di Roma
 
La notte di Roma 2008-06-21 06:53:47 francesco saverio scinnis
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Opinione inserita da francesco saverio scinnis    21 Giugno, 2008

Historia major ac historia minor...

Ho assai a lungo riflettuto prima di decidermi a scrivere questa recensione per svariati motivi.

Il primo è che, purtroppo, di professione fo' lo storico anche se nell'ambito di un settore assai specialistico quale la paleografia e le scienze bibliotecarie e, quindi, sono considerato alquanto pedante. La seconda è che sono sempre assai restio a giudicare il lavoro di chi si cimenta in una letteratura assai particolare come quella del romanzo storico che molti confondono con l'affine romanzo d'appendice il che è come confondere Manzoni con Dumas o limitarsi a dire che Eco ha scritto dei romanzi gialli.

Immagino che questa seconda posizione faccia pensare a qualcheduno che disapprovo il romanzo d'appendice: nulla di più falso! Se abbiamo una qualche idea visiva di come fosse la vita nel diciassettesimo secolo e nella Francia che vedeva la fine del regno precedente e quello del Re Sole, lo dobbiamo indubbiamente alla penna di Dumas e a quel suo mettere la storia a servizio della narrazione ("la storia è il chiodo al quale appendere i miei romanzi" soleva dire). In un certo senso, il libro di Emma Pomilio ha un qualche vezzo del romanzo d'appendice, e basta pensare all'intrigo di Giulia, fugace apparizione ma colma dell'idea di voler provare a fornire una chiave di lettura di uno dei grandi segreti della vita di Augusto, o al ritrovamento di quell'aquila che avrebbe potuto riscattare i reduci di un massacro dall'accusa infamante d'aver fallito.

Molti "professori" urleranno a questa mia uscita, diranno che sto riducendo il valore dello scritto della nipote di Mario Pomilio, ma io credo che l'intelligenza evidente dell'Autrice terrà lontano da questo povero storico questa accusa poiché chi scrive un romanzo storico sa rendersi conto dove il gioco ha termine e dove esso si innesta sulla storia, quella vera, e su quella un po' minore, quella dei Tizi e dei Caii, che non trovano posto in Svetonio ma che vissero all'ombra dei Cesari e, talora, forse ed in circostanze rimaste sconosciute ne determinarono addirittura qualche scelta. Ma il giuoco sulla historia minor è legame indiscusso al romanzo d'appendice, perché il Tizio è andato a trovar monsignor de Treville e non v'è traccia, nella historia major, né dell'incontro e né, tantomeno del Tizio. Così Giulia, l'intoccabile al punto che fu inviata in esilio ove altri sarebbero stati invitati ad un colpo di spada o ad un calice di veleno, riceve visita da un Cornelio...

Emma Pomilio ha una certa frequentazione con i personaggi veri che reimmette nei romanzi suoi: è stata la ventura di Caio Cedicio (ne sono esistiti tanti di eroici, addirittura fissati sulla pergamena da Catone il Censore come fu per il tribuno all'epoca della prima o seconda guerra punica) ed è quella di Lucio Cornelio. Trovo il secondo poco convincente perché la sua totale disillusione mi sembra più tipica dei nobili patrizi della fine dell'impero e non del periodo nel quale l'Imperium Caesarorum è nel suo pieno fulgore di sole nascente nella storia del mondo.

Daniela Comastri Montanari ci ha dato un buon esempio di questa aderenza storica all'epoca di Aureliano (se non erro!). Ma forse Emma Pomilio ha voluto porre l'accento sull'esistenza di un dissenso verso il Principe già all'epoca di Augusto: può essere un'ipotesi di lavoro anche per noi storici, tuttavia, un Cornelio (e non sono del tutto sicuro che la famiglia principale già all'epoca non fosse più semplicemente questa anche se un Cornelio fu console all'epoca di Claudio nel 295 d. C. stando ai Fasti Consolari) con quel po' po' che era stata la storia dei Gracchi, degli Scipioni e degli stessi Giulii non mi sembra verosimile nel ruolo di dissidente poiché i Cornelii furono soprattutto uomini di potere e dei veri autocrati piuttosto che dei legittimisti o, peggio, dei repubblicani se non degli oppositori al regime imperiale che, in qualche modo, avevano creato col loro appoggio a Caio Giulio Cesare. Sulla figura di Arminio e su quella di Varo, vorrei rinviare ad alcuni scritti, forse un po' eretici rispetto alla storiografia principale, che danno del generale una interpretazione assai critica e riducono il trionfo del germano mostrando la causa reale del rovescio e cioè la frivola sicurezza di Varo nell'affrontare chi veniva ritenuto un barbaro e quindi incapace di concepire una qualche strategia. Il fatto che le genti germaniche avrebbero fornito il fior fiore degli ausiliari di lì a qualche secolo lascia capire che si trattava di soldati almeno capaci e comunque Varo sembra un po' quei generali italiani della Seconda Guerra Mondiale che furono causa insieme a Mussolini di grandi rovesci.



Su come presenta Varo, non sono d'accordo con Emma Pomilio ma la mia critica non deve spaventarla: l'aver letto Luttwak è stato per me fonte di riflessione soprattutto analizzando la struttura delle legioni di Roma e la loro fluida realtà operativa e funzionale.

Non vorrei che questa recensione suonasse come una stroncatura, perché non lo è: essa vuole essere, invece, il tentativo di avviare un discorso sul romanzo storico che merita un posto ben maggiore nella letteratura contemporanea dove adesso sembra esserci un altro Pomilio. Ho avvertito, nella prima recensione, il tentativo di uno studio stilistico sul romanzo di Emma Pomilio dal quale dissento totalmente poiché mi appare come il voler ridurre a tutti i costi un ente ad un altro a scopo classificatorio secondo un assioma che non può applicarsi al romanzo storico che ha classificazioni sue proprie, sia stilistiche e sia categoriche.

Ho apprezzato molto il lavoro di Guido Cervo, che ha mantenuto un livello elevato di narrazione con un'aderenza storica rilevante non a schemi classici ma a quella storia verificata attraverso le fonti. Il lavoro di Emma Pomilio mi appare comunque interessante e meritevole di essere approfondito anche in un confronto con quello di Cervo e spero che l'analisi sia condotta non sulla historia major o solo su quella minor, ma su quella delle fonti che, per quello che se ne sa, sono l'unica verità sia pur parziaria o deficitaria.

Ad Emma Pomilio l'augurio che la sua ricerca storica, anche se dovesse trovare poco accordo, vada avanti perché finché c'è ricerca storica c'è possibilità di leggere meglio i fatti di oggi che sono davvero legati ai duemila e passa anni della nostra historia major ed a quella minor dei milioni di individui che o l'hanno subita o che hanno contribuito a farla sui campi del Trebbia, a Canne e anche a Teutoburgo!

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
"Il Legato Romano" di Guido Cervo, "Teutoburgo" edito da Piemme, "Il Gladiatore" di Wallace e i saggi di Luttwak, insieme a Will ed Ariel Durant nel loro impareggiabile ed impareggiato affresco sulla storia romana "Cesare e Cristo".
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