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Sfoggio di cultura fine a se stesso
Miracolosamente scampato al naufragio dell’ Amarilli, il fluyt olandese su cui viaggiava, Roberto de la Grive si ritrova naufrago sulla Daphne, una nave deserta ancorata a largo di un’ isola. La terraferma si rivelerà irraggiungibile per il protagonista per niente avvezzo al nuoto e privo di una scialuppa e di qualsiasi altro tipo di imbarcazione. Ma dov’ è l’ equipaggio? Perché la nave è abbandonata? Come mai a bordo ci sono ancora un sacco di viveri e una quantità infinita di piante e uccelli esotici? Nell’ attesa di trovare delle risposte e di conoscere il suo destino Roberto si adegua a vivere in solitudine sulla sua nuova dimora galleggiante trascorrendo il tempo a scrivere lettere per la sua “Signora” in cui mischia ricordi, speranze e riflessioni di carattere filosofico, scientifico e religioso. Ma ben presto si accorgerà di non essere solo a bordo. Attraverso le vicissitudini del protagonista, accompagnato da singolari personaggi come il coraggioso ed eretico Signore di Saint-Savin e l’ esplosivo e bizzarro padre Caspar, Eco racconta una storia che in realtà è un viaggio alla ricerca della conoscenza scientifica. Un’ idea nobile e interessante, ma lo scrittore sembra fermarsi alle belle intenzioni: il risultato infatti è un lento e pesante polpettone che và perdendo interesse man mano che si và avanti nella lettura terminando poi in un finale deludente. Il linguaggio è ostico e la prosa per niente lineare e poco invitante. Più che un romanzo questo libro sembra uno sfoggio fine se stesso che l’ autore fa della sua cultura.