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Meglio (non) sapere
"Quando le due bambine scesero dal treno e si trovarono di fronte la madre, fu come se la vedessero per la prima volta. Per qualche attimo la madre e le figlie rimasero a guardarsi in silenzio. E si scoprirono estranee e lontane.Lei le aveva aspettate consumando il marciapiede del binario con rapidi passi nervosi, rabbrividendo nel mattino di dicembre che inondava la stazione Termini con il chiarore tagliente del vetro.[...] Allungò la mano per una carezza, ma restò come bloccata a mezz’aria quando vide le bambine stringersi ancora di più a miss Lauer. Allora provò una fitta di dolore nel petto, ma si sforzò lo stesso di sorridere.... "
Definire Meglio non sapere come un libro, è diminutivo, se non coercizzativo. Infatti questo reportage narrativo è una testimonianza cruda, forte e a tratti terribile di un evento che , se pur orribile, assume qui i tratti dell'abominaevole. Meglio non sapere è la stroia VERA di due bambine e della loro famiglia, rinchiusi in uno dei tanti campi di concentramentoe costretti a subire sopprusi e ad essere utilizzati come cavie. Ho avuto la fortuna di incontrare di persona le protagoniste di questo libro e mi hanno colpito. Perchè nonostante quello che hanno subito sono state in grado di costruirsi una vita propria, perchè hanno trovato il coraggio di raccontare e di trovare un pizzico di compassione anche nei loro deportatori, perchè nonostante fossero piccole non hanno mai perso la propria dignità. Infatti i campi di sterminio avevano lo scopo di snaturare la stessa natura umana, convincere i deportati di non essere più uomini. Ma nel libro non c'è soltanto la loro lotta per la sopravvivenza, bensì appare il percorso che hanno fatto dopo essere sopravvissute per ritornare alla normalità. Ed ecco che ci appaiono scene dalla macabra aberranza: bambini che si contendono un semplice cucchiaino (considerato da loro come un mezzo per la sopravvivenza), Andra e Tatiana Bucci che rinnegano la propria famiglia e ragazzi uccisi per non lasciare traccia. Rabbia. Questo è il sentimento che si prova nel leggere il libro: profonda rabbia. Ci si trova a dover leggere di uomini abominevoli che negano le loro atrocità, che giustificano i loro esperimenti in nome di una perversa teratologia. Andra e Tatiana Bucci hanno dovuto subire tutto ciò, ma il loro rimpianto più grande è quello di non aver riconosciuto la propria madre, di non averla abbracciata e ringraziata per non aver permesso loro di dimenticare i propri nomi. Meglio non sapere non si limita al racconto dei campi di sterminio, ma indaga il difficile processo di trasformazione dei sopravvissuti. E in quetso magma storico di eventi e peccati atroci, Sergio resta il simbolo più indelebile di avvenimenti che hanno scosso tutte le coscienze umane e che hanno rivelato la stolta mentalità dell'uomo. Ma ciò che mi rimarrà sempre impresso delle due sorelle, è Andra che piange quando racconta della nascita di suo figlio perchè mai come in quella occasione la vita aveva vinto la morte dei campi di sterminio. Un libro da leggere, che fa riflettere e suscitare emozioni. Un libro che racconta qualcosa che è MEGLIO SAPERE o meglio, non dimenticare. Non è un testo piacevole da leggere (per ovvi motivi), ma imprescindibile.
Assolutamente da leggere (anche se di non facile reperibilità, almeno nella mia città)
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Commenti
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Inoltre le tue parole mi han fatto ricordare l'incontro denso e profondo con le Bucci che mi aveva fatto venire le lacrime agli occhi..... Unica pecca? Il registro che qualche volta non si accorda con il tema trattato perchè presenta termini dannunziani ed echiani che appesantiscono la lettura.... Ma a parte ció, recensione strabiliante che meritava più attenzione da parte degli qutenti...
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voglio leggerlo!!!