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Folle corsa antigiudaica?
Recensione di Fred Baggen
traduzione dall’olandese di Angela Federica Ruspini)
Immaginatevi come lettori di volare a tutta velocità nella biblioteca labirintica di Umberto Eco, che a quanto si dice è composta da circa 30.000 volumi. A un certo punto andate a sbattere contro una parete piena di libri e provocate il ‘crollo della libreria’: una valanga di volumi oscuri dell’Ottocento relativi a svariati argomenti (tuttavia legati l’uno all’altro alla maniera di Eco), come il militarismo garibaldino, i templari e la massoneria, gli affari insabbiati, la truffa e l’inganno, l’occultismo luciferino, la letteratura cabalistica e giudaica dell’Ottocento e i feuilleton apparsi sulle riviste, l’imperialismo, lo (il contro)spionaggio, i gesuiti, la gastronomia, la psicoanalisi freudiana, il Risorgimento, Parigi al tempo dei ‘lavori di Haussmann’ e ancora molte altre questioni fin de siècle. Il maestro vi dà il benvenuto ne Il cimitero di Praga!
Parigi, primavera 1897. Simone Simonini, 67 anni, antigiudaico convinto, ha condotto per molto tempo una doppia vita: era una spia a servizio di Francia, Prussia e Russia, e gestiva un negozio di anticaglie che gli era sempre servito da copertura per le sue attività di falsario. Un giorno trova nella sua camera una tonaca, il vestito di un abate che non è suo. Quando scopre nella stanza adiacente uno scarabocchio frettoloso di un certo abate Dalla Piccola, in Simonini nasce il sospetto che lui e l’abate siano la stessa persona. Seguono gli appunti del diario del falsario e dell’abate, che attraverso la lettura dei reciproci appunti e l’annotazione dei pensieri e dei ricordi provano a scoprire chi sono: l’uno o l’altro scrittore di diari?
In modo speculare
Per questo motivo il racconto ha due voci narranti protagoniste che sembrano essere l’una il sosia dell’altra, ed è presente anche un narratore semi-onnisciente, che, come Puck di Shakespeare, correda di commenti le storie di Simonini e Dalla Piccola e si rivolge direttamente al pubblico dei lettori.
Dalle annotazioni il lettore apprende molteplici eventi del passato di Simonini ed emerge il motivo per cui in seguito vive come spia veterana piemontese dedita al doppio gioco. Dalla Piccola a sua volta legge le annotazioni di Simonini e le confronta con i propri ricordi. In modo particolarmente brillante Umberto Eco lascia riflettere i due, ciascuno per conto proprio, su macchinose costruzioni mentali e inciampare nei loro stessi pensieri, tutto soltanto per rendere credibile che sono quello che pensano di essere.
Nel complesso l’ ‘altro’ è in parte un riflesso estraneo del proprio io, che è affetto dalla personalità dissociata. Sotto l’influsso della psicoanalisi freudiana questa è stata una tematica importante nell’Ottocento, anche in letteratura. Il filone della letteratura fantastica del Romanticismo è pervasa dal tema del sosia, si pensi per esempio a Frankenstein, o a Jekyll e Hyde.
‘Una mistica è un’isterica che ha incontrato il suo confessore prima del suo medico.’ (Dottor Du Maurier ne Il cimitero di Praga)
La confusione delle persone di Simonini e Dalla Piccola si riflette in diversi altri personaggi: una paziente che soffre di isteria e che si trova alternativamente in una condizione ‘buona’ e in una ‘cattiva’, un uomo che pubblica con uno pseudonimo femminile, un abate che si fa dichiarare morto per poter condurre una nuova vita, due colleghi medici che si vestono in modo quasi identico e hanno nomi omofoni, e si può individuare perfino una situazione doppia negli eventi che si verificano negli strati in superficie e nelle fogne sotterranee di Parigi. Il doppio scritto che Simonini e Dalla Piccola producono, e che il lettore legge a turno, fa pensare ai racconti nei feuilleton nei giornali dell’Ottocento, che venivano pubblicati tutti i giorni o tutte le settimane in singole puntate e finivano ogni volta con un episodio mozzafiato.
Eco ha già applicato la tematica del ‘doppio’ nel suo romanzo L’isola del giorno prima (1994), e la perdita della memoria ha un ruolo importante ne La misteriosa fiamma della regina Loana (2004). La massoneria e la cabalistica sono gli elementi portanti de Il pendolo di Foucault (1988) e quindi l’autore raccoglie nel suo ultimo romanzo i temi più importanti della propria opera (narrativa).
Riferimenti e fonti
Come sempre nei romanzi di Eco, anche Il cimitero di Praga è ricco di riferimenti (letterari), di giornali, libri e autori effettivamente esistenti e di giochi di parole e linguistici. Così il cognome dell’abate Dalla Piccola sembra fare direttamente riferimento a Pico della Mirandola, che nel Quattrocento ha fatto conoscere la mistica ebraica in Italia.
Per il lettore che vuole dedicarsi alla letteratura ‘cabalistica’, anche nel cognome Simonini si trova un regalino da scoprire. Si tratta di una parola con le consonanti che si possono invertire:
SiMoNiNi diventa così aNoNyMuS. Non sappiamo se Umberto Eco abbia voluto inserire questo significato nascosto nel cognome; sappiamo invece che il nonno di Simonini ha voluto chiamare il proprio nipote come san Simone di Trento, un martire trucidato dagli ebrei.
‘Mio nonno era un trovatello. A quel tempo si davano spesso cognomi standard, come “Esposito” (escluso, o semplicemente di questo posto) o “Dieudonné” (dono di Dio) a bambini del genere. Tuttavia nessuno si è mai chiesto che cosa significasse quello strano “Eco” di mio nonno.
Dunque, in un elenco di espressioni gesuitiche del Seicento, che aveva lo scopo di dare un cognome ai trovatelli, compariva “Ex Coelis Oblatus”: donato dal cielo. Il mio cognome, quindi, è un acronimo latino e un ricordo di quell’antica tradizione.’ (Umberto Eco)
Come unico personaggio immaginario, Simonini vaga nel passato, e influenza gli eventi che si sono effettivamente svolti. Così nel romanzo, Simonini spara allo scrittore satirico francese Maurice Joly, mentre quest’ultimo in realtà si è suicidato. Un particolare saliente a questo proposito è che Umberto Eco rende effettivamente il suo protagonista l’assassino di Joly, l’autore dello scritto Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu (Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu), i cui frammenti servirono, secondo la tradizione, come fonte per i ‘Protocolli dei savi di Sion’. E con questo scritto siamo arrivati al centro del romanzo e a Simonini come falsario. ‘I Protocolli’ erano la descrizione inventata di un incontro nel 1897 fra dirigenti ebrei, che volevano sovvertire la società cristiana, e che miravano al dominio ebraico sul mondo. Eco gioca in modo sublime con questo dato e regola i conti senza pietà non con l’immorale Simonini, ma con Joly, la cui opera è stata la fonte ispiratrice per successive generazioni di antisemiti nella loro lotta contro il ‘pericolo ebreo’.
‘Per servire con competenza la legge bisogna averla violata.’ (Pyotr Rachkovskij ne Il cimitero di Praga)
Sentimento contrario o favorevole agli ebrei?
Con i Protocolli, la massoneria e gli ebrei, la triade su cui si fonda il romanzo di Eco è completa, e si crea una messinscena per gli eventi rabbinici nell’antico cimitero ebraico di Praga. Fin dall’inizio del romanzo, Simonini associa al popolo ebraico un marchio d’infamia di ‘pericolo per la società’:
‘Degli ebrei so solo ciò che mi ha insegnato il nonno: Sono il popolo ateo per eccellenza, mi istruiva. Partono dal concetto che il bene deve realizzarsi qui, e non oltre la tomba. Quindi operano solo per la conquista di questo mondo.’
In maniera sottilmente caricaturale gli ebrei poi assumono la colpa di tutti i mali del mondo: si sono avvicinati alle città per arricchirsi, gli ebrei li riconosci dalla puzza, gli ebrei sono traditori, un popolo bigotto e losco, gli ebrei uccidono i giovani cristiani per spalmare di sangue il pane azzimo, per portare alla perdizione i cristiani gli ebrei hanno evocato i massoni, gli ebrei sono capitalisti, la percentuale di donne dissolute fra gli ebrei era più elevata che fra i cristiani, per questo Gesù ovunque vada incontra solo peccatrici, i crimini che vengono commessi dagli ebrei sono i più gravi, quali truffa, falsificazione di documenti, usura, fallimento fraudolento, contrabbando, falsificazione di denaro, corruzione, frode commerciale, per non parlare del resto (eccetera). È così folle che non si riesce a immaginare quali cose, per effetto della sventura, si possono casualmente attribuire con un dito accusatore agli ebrei.
‘Mi dicono che la professione medica è tra quelle più praticate dai giudei, tanto quanto il prestito a usura. Certo è meglio non aver mai bisogno di denaro e non cadere mai ammalati.’ (Simone Simonini ne Il cimitero di Praga)
Oltre alle numerose recensioni letterarie positive in Italia, soprattutto i media favorevoli al Vaticano hanno reagito al romanzo con reticenza o avversione. Il romanzo sarebbe immorale e inciterebbe al rafforzamento delle posizioni antisemite. Da un punto di vista clericale non suscita alcuno stupore essere contrari a un libro in cui, oltre all’odio nei confronti degli ebrei, anche il satanismo svolge un ruolo considerevole. Ma il libro incita veramente a una campagna diffamatoria contro gli ebrei?
Fidandosi del buon senso del pubblico dei lettori di Eco, si sarebbe propensi a credere che la generazione attuale, senza che ci sia neanche bisogno di pensarci sopra, considera subito un’assurdità grossolana e falsa la calunnia disonorevole sugli ebrei; anzi le rozzezze suscitano veri sentimenti di simpatia e mostrano al lettore uno specchio: si impongono le immagini della seconda guerra mondiale e ci fanno vedere ancora una volta che gli orrori accaduti a milioni di ebrei sono stati assolutamente inaccettabili e ingiusti.
Questo capovolgimento cognitivo è un abile artificio letterario dello stile: una connotazione negativa si trasforma in una connotazione favorevole, ovvero si dice il contrario di quello che si intende, per cui si usano lo scherno e il cinismo necessari. La scena in cui l’ufficiale ebreo Alfred Dreyfus viene degradato per alto tradimento (ingiustamente, come in effetti è risultato in seguito) e condotto in carcere sull’Isola del Diavolo, è una metafora memorabile dell’olocausto:
‘Che cosa racchiude l’anima di quell’uomo? A quali motivi obbedisce, protestando a questo modo la sua innocenza, con una energia disperata? Spera forse di confondere l’opinione pubblica, di ispirarci dei dubbi, di proiettare sospetti sulla lealtà dei giudici che l’hanno condannato? Un’idea ci viene, vivida come un lampo: se non fosse colpevole, che spaventevole tortura!’
Occultismo
Strettamente legato alla massoneria è l’occulto, che nell’ultima parte del romanzo ha certamente un posto di rilievo. Eco non sarebbe Eco se non collegasse questo argomento in modo quasi diabolico a una valanga irrefrenabile di letteratura ottocentesca sul satanismo, molto popolare in quell’epoca in determinati ambienti; quasi un eccesso di informazioni che fanno onore soprattutto alla conoscenza pressoché infinita dell’autore (leggi: alla portata della sua biblioteca).
Elementi autobiografici
Sebbene il romanzo sia scritto in prima persona, soprattutto per bocca di Simonini, non si avverte da nessuna parte la sensazione fasulla che l’autore si rivolge direttamente al lettore. In effetti ciò avviene in alcuni passaggi alla fine del romanzo, in cui sembra che Eco voglia mostrare al lettore qualcosa della realtà quotidiana di uno scrittore di una certa età. La seguente confessione di Simonini è commovente, perché al lettore viene in mente che Eco sembra voler dire con questo che Il cimitero di Praga è il suo ultimo romanzo, un testamento letterario:
‘È strano, ma è come se avessi nostalgia degli ebrei. Mi mancano. Dalla mia giovinezza ho costruito, vorrei dire lapide per lapide, il mio cimitero di Praga, e ora è come se Golovinskij me lo avesse rubato.’
Alla fine del libro, in un epilogo intitolato ‘Inutili precisazioni erudite’, il Narratore (che naturalmente altri non è che Umberto Eco stesso) si giustifica a proposito dell’uso di personaggi quasi esclusivamente tratti dalla vita reale, e offre una spiegazione sommaria degli artifici narrativi di cui si è servito lo scrittore, come la differenza fra fabula e intreccio.
Raramente l’erudizione di Eco è inutile, un fatto di cui lui stesso è convinto fin troppo bene. Speriamo che storia e intreccio di uno scrittore di una certa età siano indulgenti con noi nel mondo reale, e che fra qualche anno potremo dare ancora il benvenuto a un romanzo che proviene dalla penna del maestro. E poi ancora uno, e …
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Commenti
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Quella che leggi è solo la mia modesta traduzione della recensione scritta in olandese da F.B.
Io non ho letto il romanzo di Eco, anche per mancanza di tempo!
ciao.
mahhhhh
:)))
Senza parole!...
NO COMMENT:(((((((((((
REDAZIONEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!
Non hai trovato il tempo di leggerlo, ma immagino che per tradurre un papiro di questa portata un po' di tempo ti ci sia voluto....
Boh.
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anche se io ho alcune opinioni diverse sul libro!