Dettagli Recensione
Non vedevo l'ora di finirlo...
Ho preso questo romanzo breve in bibilioteca (e meno male! Se lo avessi acquistato in libreria avrei certamente buttato dei soldi): le prime pagine non mi avevano per niente coinvolta o entusiasmata e, nel corso della lettura, avevo pensato più volte di chiudere questo libro per non riaprirlo mai più ma, da brava e appassionata lettrice, non l'ho fatto, anche perchè volevo sapere come finisse la storia e magari il finale avrebbe riscattato almeno un po' la bruttezza delle prime pagine.
Scelta clamorosamente sbagliata! A parte che il finale è pessimo e deludente al massimo, prima di tutto non mi è piaciuto lo stile piatto e scialbo di Vincenzo Cerami: ha usato un linguaggio simile a quello degli scrittori ottocenteschi (ad esempio come Alessandro Manzoni e Victor Hugo) che non ha fatto altro che appesantire la storia con tutte quelle digressioni, interventi del narratore e citazioni in latino e non da opere medievali, lasciando piccolissimi spazi per lo sviluppo cronologico e narrativo dell'intera vicenda, nonchè per annoiare il lettore in ogni pagina e parola e procurargli pesanti effetti di sonnolenza e sbadigli continui.
Inoltre ho trovato tutta la storia in generale priva di senso e di logica e alquanto forzata.
A mio parere ha adoperato questa scelta soltanto per far colpo e per impressionare il lettore (cosa che, almeno in me, non è successa) senza credere davvero in ciò che stava scrivendo.
Poi non ho potuto fare a meno di percepire un'intensa freddezza in tutti quanti i personaggi presenti: le loro emozioni sono appena accennate ed essi si limitano soltanto a far tutto senza provare alcunchè.
Meno male che il romanzo aveva solo 178 pagine e che l'ho letto in pochissimo tempo.
Dopo ciò, non credo proprio che leggerò altri libri di Cerami.
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Commenti
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Non sono tanto d'accordo!
;))