Dettagli Recensione
Il vero e il falso che vogliamo
Come al solito, un grande romanzo sulla verità. A centocinquant’anni dall’unità d’Italia, Eco distrugge capitolo per capitolo tutte le nostre certezze sugli episodi più rilevanti del Risorgimento, svelando trame, intrighi, complotti (veri e inventati) che hanno condizionato la spedizione dei Mille. E di fronte alla scelta degli episodi, alla doppiezza dei personaggi, ai documenti esibiti e tenuti nascosti, la storia, così come crediamo di conoscerla –immutabile e fissa nel tempo – crolla in tutti i suoi punti cardine, rivelandosi un’invenzione anch’essa, così come le falsificazioni di Simonini. O se non un’invenzione, un romanzo. Eco infatti non perde un’occasione per rammentarci che narrazioni e racconti – ciò che noi, istintivamente inseriamo nella categoria del “falso” - hanno influito sul corso degli eventi quanto le azioni e i fatti, tanto da diventare fatti a loro volta, e i fatti, tramandatici per secoli tramite documenti e narrazioni, sono diventati racconti. Cos’è vero quindi? Quello che è accaduto o come ce lo hanno raccontato? Sin dal Nome della Rosa, Eco propende per la seconda ipotesi. Una risposta che non viene incontro a chi ha bisogno di certezze, questo è sicuro. Ma benedice il gusto per la ricerca, l’amore per il confronto, il dibattito sulla costruzione del senso, il bisogno eterno di raccontare, non per evadere, ma anzi, il contrario, per capire. La democrazia, quindi. Ma qui si apre un altro capitolo.