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Magici angioletti di vetro
L’angelo di vetro di Corina Bomann, è un libro magico, fiabesco, e molto tenero. Mi verrebbe da dire che è quasi fragile come quel vetro di cui tanto si parla nel testo. Infatti:
“Il vetro è come l’amore. Può durare decenni e poi andare in frantumi da un momento all’altro. Va trattato con cura, se non vuoi incrinarlo. Ma se ci riesci, la felicità che ne trarrai sarà eterna.”.
Di felicità non ne gode più molta, Anna, la protagonista, da quando il padre è prematuramente venuto a mancare. Siamo nel dicembre del 1895 in un piccolo villaggio ai margini della foresta sveva, chiamato Spiegelberg, dove:
“La luna illuminava la coltre bianca di nubi, rendendole quasi spettrali. Un velo di delicati cristalli di ghiaccio copriva i tetti e il selciato.”.
Qui vive Anna con la sorella e la madre gravemente ammalata. Sono, dopo la morte del padre, diventate povere. Il padre possedeva una fornace, lavorava il vetro ed assicurava il benessere alla famiglia. Dopo di lui solo Anna lavora, per un misero salario, nel laboratorio del vecchio Philipps e di suo figlio Wenzel. Con gli scarti del vetro elabora, con grazia sopraffina, dei piccoli angioletti in ogni sfumatura di colore, che poi va a vendere al mercato, rinchiusi in una piccola scatola di fiammiferi. In questo modo incrementa un po’ le entrate, ma la situazione economica della famiglia le grava addosso come un macigno. Potrebbe migliorarla sposandosi proprio con Wenzel, ma quando lui le fa la proposta, le aborrisce. Finchè una gelida notte due messaggeri bussano alla sua porta consegnandole una missiva, chiusa con la ceralacca. Contiene un invito a presentarsi a corte, in Inghilterra, perché la regina ha visto le sue creazioni e vuole acquistarle in toto. E’ la soluzione tanto agognata. Ma il viaggio in compagnia di quel messaggero,
“che aveva occhi grigi come le nubi cariche di neve. Come mi vide gli apparve sul viso un sorriso strano”,
non sarà privo di difficoltà e la strada per giungere alla meta, lunga ed impervia. Ce la farà?
Una storia
“incantevole, piena di magia e di romanticismo.”
O meglio:
“una favola natalizia. Delicata e scintillante come il vetro soffiato.”
E’ proprio il vetro ad essere l’indiscusso protagonista di questa bella e tenera vicenda, perché:
“al contrario della mente umana, nel vetro è facile vederci attraverso. E’ solido, utile, e tutti sanno che va trattato con cura. Dovrebbe valere lo stesso per gli esseri umani, ma non è possibile entrare nella nostra mente e a volte siamo tutt’altro che utili.”.
Una lettura che travolge, ricca di sentimento e di particolare sensibilità. Richiama un po’ la storia della piccola fiammiferaia, come affermato anche nello stesso testo; ma nel complesso una trama avvincente, che conquista. Una prosa delicata e fresca che si fa divorare in un attimo. Una nuova vicenda, magica ed incantevole, per una notevole scrittrice.