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Sono sempre io
 
Sono sempre io 2018-03-06 09:58:10 Mian88
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    06 Marzo, 2018
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Louisa e Sam

«Oh, Louisa, puoi restare aggrappata al tuo dolore sulla base di un orgoglio malriposto, oppure puoi semplicemente lasciar perdere e goderti il tempo prezioso che ti rimane» p. 350

Abbiamo lasciato Louisa in partenza per il Nuovo Mondo, con un amore a distanza da custodire e con tanta tanta voglia di ricominciare e di costruire la sua vita. Con “Sono sempre io” assistiamo all’avvenuto trasferimento in quel di New York della piccola Clark, conosciamo i suoi nuovi datori di lavoro, i Gopnik nonché le abitudini di uno Stato ben diverso da quello Europeo. In particolare la giovane protagonista è chiamata a far da assistente ad Agnes, la seconda moglie di Mr Gopnik, a coprirla, a gestire ogni suo vizio, segreto e capriccio (tanto da arrivare quasi a pensare di potersi considerare sua amica) e al contempo a far fronte alla realtà che l’Upper East Side costituisce con i suoi lussi e privilegi. Ma la vita che le si presenta innanzi non è tutta rose e fiori essendo al contempo anche fortemente stressante. Perché? Perché Lou deve rinunciare alle proprie esigenze e alla propria routine per conformarsi interamente a quella della datrice (sin dalla mattina alle 5 in cui la consueta corsa mattutina è pronta a darle il buongiorno fino a tarda sera quando la famiglia si riunisce per la cena). All’inizio quasi non se ne accorge, poi in quelle lunghe ore di attesa in macchina, o in quegli anfratti in cui gestisce la settimana dei suoi impegni o in cui ancora è sballottata in attesa tra un pranzo di beneficenza e l’altro, comincia a prenderne consapevolezza. Una decisione imprevista proprio da parte di Mr Gopnik siglerà definitivamente questa condizione e le aprirà gli occhi. Incontrerà anche un uomo, Josh, che le ricorderà a livello fisico Will ma non anche a livello mentale. Più infatti lo consocerà e più si renderà conto di come questo non sia il suo Traynor e di come non la veda davvero cercando di cambiarla e plasmarla in quella che lui desidera che lei sia e quindi non accettandola per quello che in realtà è. Di fatto egli rappresenterà una piccola parentesi nella vita della ragazza atta a portarla a interrogarsi. Sarà disposta Louisa a questa trasformazione inizialmente inconsapevole? Ritroverà se stessa o si lascerà andare a questa serie di eventi che la trascinano inesorabilmente?
E ci sarà anche una crisi con Sam, purtroppo. Una crisi, badate bene, che non è determinata da Josh se non per una gelosia reciproca (Sam Ambulanza è geloso di lui come lei lo è di Katie, la nuova collega paramedica) bensì dalla lontananza. Gestire una relazione con mila e mila chilometri a separali si dimostrerà essere più complesso del previsto e porterà i due protagonisti, in una prima fase a non riconoscersi, e in una seconda, a conoscersi davvero. A seguito del suo trasferimento lui percepirà un sostanziale cambiamento in lei e nel suo americanizzarsi, lei, a sua volta, lo avvertirà come distante e imperscrutabile, inaccessibile per il suo mantenere le distanze, il suo non aprirsi e non confidarsi mai. Il tempo però porterà e loro strade ad incrociarsi costantemente senza mai distanziarsi e separarsi davvero e tutte quelle questioni non chiarite verranno affrontate e dipanate. I gusci cadranno e le loro anime torneranno ad essere un qualcosa di unico in quel che è un bramato lieto fine. A far da cornice a tutti questi avvenimenti, incontreremo nuovi e vecchi personaggi creati dalla penna di una delle autrici più acclamate dal grande pubblico.
Dal punto di vista stilistico la Moyes conferma la sua magneticità. Il libro scorre rapido tra le mani del conoscitore che in una giornata o poco più semplicemente lo divora. Non aspettatevi di riprovare le emozioni che abbiamo provato con “Io prima di te”, ne proverete altre e altrettanto forti, ma non uguali a quelle. L’opera si distanzia dal primo volume mantenendovi però un giusto equilibrio, non è ridondante con il pensiero e il ricordo di Will e al contempo si apre a quelle che sono le naturali evoluzioni e i naturali mutamenti che ciascuno di noi incontra nel crescere. È altresì coerente e lineare con il secondo tanto da conformarvisi in modo impeccabile. Possono quasi considerarsi due blocchi a se stanti: “Io prima di te”, da un lato, e, “Dopo di te” e “Sono sempre io” dall’altro. Buono anche l’epilogo seppur con qualche rimostranza perché a mio modesto giudizio “il sogno” poteva realizzarsi in qualsiasi luogo, ma giustamente per coerenza di narrazione, per le fila della storia descritte nonché per la maturazione della nostra eroina, non poteva fare diversamente. Da quello contenutivo, la scrittrice non si smentisce affrontando molteplici tematiche che vanno dal conoscersi, al capire chi si è e cosa si vuole, al lottare per ottenerlo, al migliorarsi, alle relazioni a distanza, all’amore, alla difficoltà di aprirsi, al non perdersi quando altri vorrebbero farci conformare a loro, a non aver paura del futuro e molto altro ancora.
Rapido, piacevole, adatto a chi cerca un romanzo con cui evadere, trascorrere ore liete e non troppo impegnativo.

«C’era una volta una fanciulla che viveva in una piccola città di un piccolo mondo. Era molto felice, o almeno si convinceva di esserlo. Come tante ragazze, amava sperimentare diversi look e apparire come qualcuno che non era. Ma, come troppe ragazze, era stata minata dalla vita, finché, invece di trovare ciò che era adatto a lei, si era camuffata, nascondendo le parti di sé che la rendevano diversa. Per un po’ aveva lasciato che il mondo la ferisse, e infine aveva concluso che era più sicuro non essere affatto se stessa.
Esistono tantissime versioni di noi stessi, e tra queste possiamo decidere quale fare nostra. Una volta la mia vita era destinata a essere misurata in passi ordinari e prevedibili. Avevo imparato a discostarmi da questa strada già tracciata grazie a un uomo che si rifiutava di accettare la versione di sé che gli era rimasta, e un’’anziana signora che, per contro, pensava di potersi trasformare fino al momento in cui molti avrebbero ammesso che non c’era più nulla da fare.
Io avevo una scelta. Potevo essere Louisa Clark di New York o Louisa Clark di Stortfold, oppure una Louisa completamente diversa che non avevo ancora conosciuto. L’importante era fare in modo che nessuno fra coloro di a cui permettevi di camminare al tuo fianco potesse decidere quale di queste versioni tu fossi e ti inchiodasse come una farfalla in una teca. L’importante era sapere che potevi sempre trovare il modo di reinventarti.» p. 437

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