Dettagli Recensione
Fern, Ambrose e Bailey
Fern Taylor è una ragazza come tante; una ragazza che non brilla per il proprio aspetto bensì per il proprio essere. Ecco perché in un contesto quale quello scolastico, dove ancora i ragazzi tendono a farsi guidare dalle apparenze, ella passa inosservata. E’ un piccolo anatroccolo che attende di diventare cigno, una giovane donna con un mondo di emozioni e di amore da offrire.
Ambrose Young è al contrario “il bello della scuola”. Sportivo, campione nella lotta corpo a corpo, e studente modello, egli rappresenta l’amore segreto della protagonista, colui che è in grado di farle battere il cuore. Uno scambio di lettere scritte da Fern per la migliore amica Rita portano quest’ultima ad intraprendere una breve relazione con l’atleta, circostanza questa che, quando verrà scoperta inclinerà ed inciderà sul rapporto tra la timida eroina delle vicende e l’adone dei suoi sogni. Come non sentirsi preso in giro? Come non pensare che le due amiche volessero prendersi gioco di lui?
Terzo, ma non per questo meno importante protagonista, è Bailey Sheen, cugino di Fern, costretto sulla sedia a rotelle a causa di un’aggressiva forma di distrofia muscolare di Duchenne; patologia che a prescindere dalla condizione di immobilità determina anche un limite all’aspettativa di vita, generalmente identificabile/riscontrabile nei ventuno anni. Ironico, sognatore, intelligente, acculturato e sempre con la battuta pronta, rappresenta la chiave di volta del testo, colui che con la sua ilarità è capace di fare la differenza.
11.09.2001. L’attacco alle Torri Gemelle. Ambrose sente particolarmente di quell’evento stante l’impiego della madre. Quelle dell’attesa sono per lui ore interminabili, e a nulla serve il fatto che lei si sia salvata. La decisione è presa. Alla fine dell’ultimo anno scolastico, si arruola. Quasi due anni dopo, il suo ritorno. Il conflitto lo ha cambiato dentro e fuori; oltre infatti che alle ferite dell’anima l’uomo ha riportato delle lesioni nel corpo, ha perso parte della vista e dell’udito, e molteplici sono le schegge che abitano nella sua carne. Rifiuta la sua condizione, non accetta quello che è accaduto in Iraq, si sente responsabile per quelle vite che ha visto spengersi.
Saranno prima Fern, con la sua dolcezza, e poi Bailey, con la sua ironia, a far riflettere l’eroe di guerra e a riuscire, con pochi e semplici gesti ad aiutarlo a crescere, a consentirgli di andare avanti, e ad insegnargli, per la prima volta, cosa significa davvero amare.
Quello di Amy Harmon è un romanzo semplice, genuino. Un testo non impegnativo che a prima vista può far storcere il naso o indurre il lettore, a causa della copertina, a sottovalutarne il contenuto.
In realtà l’opera è caratterizzata si da una storia lineare e forse non particolarmente originale, ma anche da una morale molto forte, è capace di far meditare chi legge pagina dopo pagina. E’ un elaborato senza pretese che però batte su alcune costanti che oggigiorno sono sempre più rare, tematiche quali il saper andare oltre alle apparenze, il non basarsi solo sull’esteriorità, l’imparare ad andare avanti, a rialzarsi sempre, anche quando la vita ti mette in ginocchio perché non dobbiamo mai arrenderci, ad accettarsi e ad accettare il proprio cambiamento interiore ed esteriore, a saper apprezzare quello che abbiamo essendo consapevoli di quelle che sono le nostre fortune senza piangersi addosso, senza incattivirsi perché quel bicchiere, se lo vogliamo, non è “mezzo vuoto”, bensì, “MEZZO PIENO”. Gli errori non sono altro che tappe fondamentali per crescere, per diventare qualcuno, per raggiungere l’equilibrio.
Tutto questo vale soprattutto per Ambrose, perché mentre Fern è maturata nell’ottica del non essere particolarmente bella e dunque ha imparato ad accettarsi per quello che è, a far leva su se stessa dimostrando il suo valore per quello che ha dentro e non per quello che appariva da fuori, e mentre Bailey, è cresciuto nelle limitazioni fisiche senza però mai farsi abbattere dalle circostanze, sviluppando così il senso dell’humour e un grande acume intellettivo, Young, ha dovuto rimettersi in gioco; ha dovuto abbandonare la sua condizione di “bello” e dimostrare a se stesso di valere internamente, tirare fuori quello che è rinunciando alla strada facile che la sua condizione esteriore gli aveva sempre concesso.
In conclusione, “Sei il mio sole anche di notte” è uno libro senza pretese che riesce, seppur con una partenza lenta, a far leva sul lettore e a conquistarlo grazie alla sua genuinità. Stilisticamente il testo si presenta non particolarmente erudito e fornito di un linguaggio adolescenziale soprattutto nelle battute iniziali, ma comunque scorrevole e piacevole. Da non sottovalutare.
Nella species, un ringraziamento va ad una utente del sito: se ho conosciuto questo romanzo e a mia volta non l’ho “snobbato” è solo e soltanto grazie a lei. Quindi, cara mia lettrice dal cuore romantico, grazie di cuore per il consiglio!