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Dopo di te
 
Dopo di te 2016-05-11 09:52:02 Mian88
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Contenuto 
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    11 Mag, 2016
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Vivere.

Diciotto mesi. Diciotto interminabili mesi sono trascorsi dalla morte di Will, eppure a Louisa sembra ieri. Sente ancora il suo profumo, rivive gli ultimi attimi con l’uomo che ha cambiato la sua realtà, i piccoli gesti e le consuetudini che scandivano le loro giornate insieme; non riesce ad andare avanti. Come può anche solo provarvi dopo quello che hanno condiviso? Eppure la vita non si ferma. Il tempo scorre con la sua inesorabile e lancinante imperturbabilità.
Ha viaggiato Lou, ha girato l’Europa ed ha cercato di seguire i consigli che le erano stati rivolti, tuttavia, un qualcosa l’ha indotta a tornare a casa prima del tempo, e la sua vita ora è in stand-by: lavora nel bar irlandese di un aeroporto, indossa un’orrenda divisa con tanto di parrucca, abita in un appartamento che non sente suo. Un incidente, la caduta dalla terrazza del quinto piano. Un viaggio in ambulanza, la paura di non poter più camminare, la riabilitazione. Passano altri due mesi prima che la protagonista possa rimettersi in piedi e iniziare a frequentare un gruppo di sostegno per l’elaborazione del lutto. Ed è in questa fase di incapacità a reagire che due avvenimenti sconvolgono la sua quotidianità obbligandola a fare qualcosa: l’incontro con Lily e quello con Sam.
Certo, Lou mai si sarebbe aspettata di trovarsi a far da madre/sorella maggiore alla figlia che Will non sapeva nemmeno di avere, ma cosa fare se un’adolescente di sedici anni in lite con la famiglia ti bussa alla porta con una silenziosa richiesta di aiuto? Perché dietro a quel bisogno di conoscere del vero padre, di sapere qualcosa di lui, vi è il desiderio puro e semplice di essere amata da qualcuno, di trovare un nucleo dove non si è visti solo e soltanto come un ostacolo al raggiungimento della stabilità e ricchezza di una madre egoista che non vede al di là del suo io, vi è il muto grido di una persona che ha commesso un errore e non sa come venirne fuori. Ma non sarà solo Lily a trarre beneficio dalla presenza di una ventottenne un po’ incasinata, sarà quest’ultima stessa a giovarne rivestendo un ruolo che mai fino ad allora aveva ricoperto se non per osmosi dalla sorella Treena e al tempo stesso riuscendo, grazie al consolidarsi di quel legame, ad affrontare il fantasma di Will. La curiosità della figlia associato alla sua semplice presenza porteranno la protagonista a far fronte al dolore, alla mancanza di quella figura che in pochi mesi l’ha resa una donna diversa.
Sam, paramedico che l’ha soccorsa il giorno del “volo”, avrà invece il ruolo di sbloccarla da quel timore di perdere le persone amate. Per Louisa è infatti impossibile pensare di potersi legare a qualcun altro perché la sola idea di poterlo veder svanire è un qualcosa che non riesce a sostenere. Non solo, egli riuscirà a farle capire che può essere un punto fermo per qualcuno, che può essere la sua ragione per restare, che può essere abbastanza, che il solo fatto di non esservi riuscita in passato non significa che non può esserlo nel presente e nel futuro.
Tante le tematiche trattate in questo romanzo, la Moyes passa dai rapporti e le problematiche relative alla famiglia, all’elaborazione del lutto, all’inevitabilità del dover andare avanti anche quando vorremmo che tutto si fermasse, si congelasse allo ieri, e nel farlo da un lato riprende le fila di quel che è stato (ed è) “Io prima di te” e dall’altro introduce una nuova serie di personaggi che hanno lo scopo di segnare quanto il cambiamento e il proseguire della vita sia pura e semplice conseguenza di quel che è e significa vivere.
Che dire, se decidete di leggere questo romanzo non dovete farlo partendo dal presupposto di trovarvi di fronte ad un “Io prima di te” due. Le emozioni che il primo capitolo della saga ha suscitato sono infatti irripetibili soprattutto in considerazione dell’oggetto narrato e dei protagonisti che lo caratterizzavano. “Dopo di te” è un’opera che ha tante peculiarità, a tratti può piacere di più e a tratti di meno, ma per essere apprezzata deve essere valutata nella sua unicità. I personaggi che vi troverete davanti sono cresciuti, la stessa Louisa che abbiamo amato per la sua spigliatezza, genuinità, ingenuità, dolcezza, in parte non esiste più per il semplice fatto che è maturata e che si porta dietro una cicatrice che l’ha segnata irrimediabilmente. I signori Traynor (così come la famiglia Clark) sono cambiati, sono andati avanti, hanno intrapreso un percorso in cui non hanno dimenticato il passato, semplicemente se ne sono fatti una ragione perché con la perdita impari a convivere, a gestirla. E per quanto Lou si opponga, resista, non voglia lasciarlo andare, è inevitabile anche per lei dover fare i conti con il fluire del tempo. Due anni sono ormai trascorsi e seppur sia consapevole che mai lo dimenticherà, ogni giorno che passa è sempre più distante e diverso da quello che era ieri. “Dopo di te” è dunque un inno alla vita, un inno a non sprecare il tempo che ci è concesso su questa terra, un inno a cogliere le occasioni senza farsi bloccare dalla paura, perché una cosa sola è certa nella nostra esistenza: non ci sono certezze, tutto è destinato a mutare, evolvere.
In “Dopo di te” ritroverete inoltre la penna unica di un’autrice che sa catturare il lettore, uno stile che già conoscete e che tornerà, nonostante un iniziale senso di smarrimento determinato dalle numerose novità, ad accarezzarvi l’anima. Un po’ forzato il finale più che altro perché in poche pagine sterza bruscamente lasciando presagire l’uscita di un terzo e conclusivo volume.

«Non so nemmeno se ci si riesce. [..] Impari a convivere con il dolore, impari a convivere con loro. Perché si, rimangono nel nostro cuore, anche se non respirano e non vivono più accanto a noi. Non è lo stesso dolore devastante che si prova all’inizio, il dolore che ti travolge e ti fa venire voglia di piangere nei posti sbagliati e di prendertela con tutti gli idioti che sono ancora vivi mentre la persona che amavi è morta. E’ qualcosa che impari a gestire» p. 132

«Nessuno era veramente libero. Forse ogni libertà – fisica, personale – veniva conquistata soltanto a costo di qualcuno o di qualcos’altro » p. 294

«Devi vivere. E buttarti in ogni cosa cercando di non pensare alle ammaccature.» p. 331

«Capii quello che avevo realmente fatto. Capii che potevo essere il punto fermo di qualcuno, la sua ragione per restare. Capii che potevo essere abbastanza» p. 351

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Commenti

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Bellissima e dettagliata recensione, Maria.
Brava Maria, ero proprio curiosa di leggere la tua recensione!
Fede
Bellissima recensione!! Anche io ero in dubbio se leggerlo o meno dopo aver apprezzato "Io prima di te", poi ne ho affrontata la lettura senza troppe aspettative e mi è piaciuto molto soprattutto per le nuove tematiche affrontate dall'autrice
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