Dettagli Recensione
L'IMMATURITA' REGNA SOVRANA.
Abbiamo lasciato Tessa e Hardin con l’incontro-scontro della protagonista con il padre Richard, uomo che non vedeva e non sentiva da 9 anni. Dopo un iniziale momento di imbarazzo e stordimento la giovane decide di offrirgli una possibilità, fregandosene delle raccomandazioni del fidanzato e arrivando addirittura, a distanza di nemmeno un’ora dall’averlo rivisto, ad ospitarlo nell’appartamento. Persiste il problema Seattle, che Scott viene a sapere subito dopo aver appreso delle sue sorti al campus ed oltretutto per via indiretta sorprendendola infatti a parlarne con Zed. In poche parole, tanti, troppi sotterfugi per due che dovrebbero amarsi.
Che dire, il testo si svolge interamente in due settimane ed è caratterizzato da litigi su litigi. Non vi è pagina in cui i due non abbiano da rinfacciarsi qualcosa. Se nel secondo episodio Hardin era quello che tirava le fila e risultava essere un mimino credibile, in questo capitolo viene sminuito fino quasi al ridicolo quando sostanzialmente quel che è il messaggio di fondo è sempre il solito e cioè che non avendo avuto una figura paterna alle spalle ed avendo sempre vissuto pagando delle proprie conseguenze, egli è incapace di gestire le emozioni, per la prima volta nella sua vita ha paura di perdere una persona solo che invece di dimostrarle il suo affetto o farle capire il perché delle sue ragioni, si chiude a riccio, cerca di trattenerla, tenta di ostacolarla, perfino di allontanarla. Non ha gli strumenti per far fronte a tutto ciò. Di fatto, è sempre presente, lei, ostinata fin nel midollo, si mette in più situazioni incresciose e lui corre immancabilmente a salvarla in calcio d’angolo da esiti irreparabili.
Tessa. O Tessa. Regina dell’egoismo, della testardaggine, dell’immaturità. Chiariamoci, ENTRAMBE sono ancora due bambini travestiti da adulti e fatti passare dalla scrittrice come “uomini e donne di mondo”, ma con Tess ci dà di brutto. Con la figura femminile infatti la Tood cerca di evidenziare l’emancipazione che il gentil sesso da tempo immemore persegue, e dunque sembra dirci: quale miglior mezzo può prestarsi all’obiettivo se non una giovane studentessa che ha sempre avuto un sogno ed è disposta a far tutto pur di perseguirlo e per consacrare la sua carriera? Ora. Già è inverosimile che a nemmeno 20 anni, al tuo primo anno di università ti venga offerto uno stage (per di più retribuito e) in una società di quelle dimensioni, ancora più improbabile e scarsamente convincente è che la medesima si trasferisca e ti chieda di seguirla a nemmeno un mese dal tuo ingresso; facci il piacere, non farla tanto lunga, vuoi andare a lavorare a Seattle? Bene, vacci, ma fallo per te e non per ripicca, non per dimostrare a lui che sai prendere una decisione.
Qualcosa (per non dire tutto) non torna. Sostanzialmente lei accetta la proposta di lavoro e si butta a capofitto nei preparativi senza nemmeno avvertire il convivente. Si aspetta poi che lui prenda, molli il suo percorso e la segua. Non mi addentro nelle conseguenze di quelle che sono le scelte e francamente ciascuno è libero di decidere della sua vita quello che vuole, ma senza forzare l’altro. Diciamo solo che nel caso di specie avrebbe almeno dovuto interrogarsi su quelli che sono e/o erano gli obiettivi di Hardin. Se siete una coppia, come un sogno lo hai tu, come lo ha anche lui. Come tu non vuoi che egli ti ostacoli non pretendere che l’altro non realizzi il suo per accontentare te. Semplicemente si mettono a vicenda spalle al muro. Lei perché pretende di essere assecondata, lui perché non sapendo che fare cerca di fermarla. Allora lei che fa, perché giustamente è mooolto matura, invece di ascoltare e capire il motivo per cui Hardin non vuole accompagnarla, punta i piedi come un bimbo a cui non si comprano le caramelle. Arrivata a Seattle ha pure qualche remora. Vi risparmio, e dunque evito, di sollevare questioni circa il rapporto con il padre, altro tassello poco credibile e scarsamente plausibile.
In conclusione, stilisticamente il romanzo è fluente perché caratterizzato prevalentemente da dialoghi, contenutivamente non funziona. Troppe incongruenze, eccessivo il consumo di alcol utilizzato quale mezzo per annegare i dispiaceri e quale strumento per non ammettere di non saper prendere una decisione, esageratamente immaturo. Inverosimile. Chi non litiga, ma questo è un chiaro tentativo di “allungare il brodo” ed estremizzare le circostanze. Il capitolo poteva risolversi semplicemente dialogando e ascoltandosi. Meno 2.
Indicazioni utili
Commenti
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |
Ordina
|
Tali orrori cadono nelle mani delle adolescenti!
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |