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Alla ricerca del caro Boot...
Ci ho messo mesi a decidermi a leggere questo romanzo. Considerate che mi è stato prestato in occasione della scorsa Pasqua e che soltanto l’ultimo fine settimana di giugno mi sono buttata e l’ho iniziato. Non nascondo che ero abbastanza titubante e scettica. Conoscevo la Moyes per aver letto “Una più uno” e “Io prima di te” quindi sapevo a che stile andavo incontro e come questa imposta le sue opere, ma la trama proprio non mi tirava. La stessa persona che me lo ha prestato mi aveva preannunciato che non si era sui “precedenti livelli” e mi dispiace dover dire che aveva ragione.
La storia parte con la giornalista Ellie fortemente innamorata di John, uomo sposato che tiene il piede in due staffe senza mai arrivare a prendere una vera decisione sui suoi sentimenti. Un giorno, rovistando nell’archivio per un servizio sugli amori del passato la cronista incappa in una lettera degli anni ’60 di cui nessuno sa niente. La legge e ne resta profondamente colpita. Sono le parole dedicate ad una donna da un uomo veramente innamorato di lei, è l’amante per la precisione e le chiede semplicemente di scegliere lui, di fare quel salto nel “vuoto” pur di coronare il loro amore.
Cambio di scena. Siamo negli anni ’60, Jennifer Stirling si risveglia in una camera d’ospedale, non ricorda niente. Non sa chi è, non riconosce suo marito ne ha idea di cosa sia successo. Le viene detto che ha avuto un incidente ma nulla più. Nessuno ha intenzione di dirle cosa sia veramente accaduto. I giorni passano e lei sente che qualcosa non va, che il suo posto non è li. Non capisce come la Jennifer di ieri abbia potuto vivere in un ambiente e con persone del genere. La sua memoria ci mette tempo ma giorno dopo giorno essa inizia a ricordare, ritrova anche le missive che le sono state indirizzate e sente quell’amore bruciare dentro di lei. Fino a che suo marito, comprendendo il suo desiderio di lasciarlo, le mente dicendole che il suo amante è venuto a mancare. In realtà è un’altra persona quella che è deceduta ma quali strumenti può avere una donna nata e cresciuta con l’unico scopo di far da moglie ad un benestante uomo per ritrovare colui che l’ha capita veramente, che ha scaldato il suo cuore e l’ha accettata per quel che è?
Lo scritto prosegue in un alternarsi di ieri ed oggi nel passato (si oscilla tra prima e dopo l’incidente, poi dal ’60 si arriva al ’64 e nuovamente si ritorna al nostro presente) ed il finale non poteva che essere che quello. Onestamente più che Ellie la protagonista è Jennifer e la prima, tramite la sfortunata disavventura della seconda, riesce a far chiarezza nella sua vita e a non compiere ulteriori errori, giungendo infine a prendere in mano quella che è la sua storia ed avere il coraggio di decidere per la sua felicità.
Stilisticamente la penna è e resta quella della Moyes, la sensazione è però quella della “confusione”. Nonostante lo scritto si concluda in un paio (o poco più) di giorni, il lettore fatica a seguire gli eventi, a star dietro a tutti i mutamenti di scena tanto che spesso perde d’interesse, è costretto a fermarsi per fare mente locale sul “dove si trova ora”. Poi passa a chiedersi “ma dov’è Ellie, quando arriva il suo turno?”. Nel momento in cui vi è l’ulteriore cambio di scena e si giunge al presente, quel che riguarda la cronista si esaurisce in brevi battute e sempre ruotando intorno a Jennifer e al suo Boot.
Infine la storia. Sicuramente carina, piacevole come quelle a cui l’autrice ci ha abituato, ma a differenza del solito non convince. Le manca qualcosa. A tratti sa di scontato. Sinceramente già intorno a pagina 200 il lettore riesce ad intuire quale sarà l’epilogo (cosa accaduta anche mio caso, infatti, nonostante mi mancassero oltre 300 pagine a questo non solo l’ho immaginato ma l’ho anche indovinato).
Ne consiglio la lettura a chi ama il genere e cerca un romanzo non troppo impegnativo con la premessa che se apprezza la narratrice non deve aspettarsi un testo capace di eguagliare i più noti e recenti scritti.