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Ritrovarti
 
Ritrovarti 2014-02-03 16:55:08 mia77
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
mia77 Opinione inserita da mia77    03 Febbraio, 2014
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Ritrovarti di Véronique Olmi

Non appena ho letto la sinossi, ho deciso di leggere questo romanzo, che prometteva di sconvolgermi e di farmi sognare. In copertina, una frase che dice: “ Se il primo amore tornasse a cercarti, rinunceresti a tutto per lui?”. Volevo leggere la storia di una donna che per un attimo si dimentica di tutto: affetti, legami e presente, per andare alla ricerca di un passato perduto, per vedere se una volta tanto è possibile ricominciare. Questo romanzo parla della vita: di com’è, di come l’avremmo voluta e di come la vorremo cambiare.
Mentre sta preparando la cena per il suo 25° anniversario di matrimonio, Emilie va in cantina a cercare un vino per accompagnare la cena e trova una bottiglia incartata in un giornale vecchio, che il marito ha portato a casa da un viaggio di lavoro. Per un caso della vita, su questo foglio di giornale sta scritto: “ Emilie, Aix 1976. Raggiungimi al più presto a Genova. Dario”.
A distanza di trent’anni il suo primo amore, o meglio: l’unico uomo che Emilie abbia mai amato, la sta cercando e le chiede di raggiungerlo a Genova, dove vive. E cosi’ la protagonista lascia la cena, spegne il forno, prende l’automobile e parte, alla ricerca del passato perduto.
Emilie decide di percorrere in auto la strada che la separa dal suo primo amore (da Parigi a Genova) e fa questo percorso senza troppa fretta, gustandosi appieno il paesaggio e le persone che incontra durante il suo viaggio, fisico ma anche mentale. Mentre guida Emilie rivive il suo presente (fatto di un marito tassista che lei pensa di non aver mai amato veramente e delle sue tre figlie ormai cresciute), ma rivive anche molti episodi del passato (soprattutto della sua adolescenza), legati in particolar modo a Dario.
Io penso che la ricerca di Emilie sia soprattutto quella di una libertà perduta, di una vita mai veramente vissuta a causa della madre e della sorella, della possibilità che la vita le sta offrendo di ricominciare. Quante a volte ci è capitato di sognare un’altra vita? Un altro finale? Quante volte ci siamo trovati dinnanzi a delle Sliding doors? Poi, per responsabilità, ciascuno continua con la propria vita e i propri affetti, che ci legano ma ci danno anche sicurezza. Ma sognare non costa nulla, per cui possiamo farlo grazie alla storia di Emilie.
Un finale agrodolce chiude il cerchio del suo viaggio.
Il libro non è male, ma da un romanzo di questo tipo avrei preteso che mi strappasse il cuore e che mi facesse provare emozioni selvagge. Invece, a mio avviso, non è stato scritto abbastanza “di pancia”. Se potessi avere la possibilità di vivere un’altra vita, quella mai vissuta, vorrei farlo completamente guidata dai sentimenti e mettere a tacere la testa. Sognare per sognare, vorrei farlo come si deve, fino alle fine!
Ci sono, come sempre, delle frasi e delle espressioni che mi sono particolarmente piaciute:
“ Mi sentivo leggera come se non avessi mai portato per tre volte un bambino dentro di me”;
“…io ero romantica ed esclusiva, sognavo un amore tormentato con un Heathcliff provenzale, una faccenda arzigogolata che mi avrebbe distrutto, annientato, lasciandomi sfinita ma appagata”;
“ Io sono stata giovane dai sedici ai diciassette anni. Quella giovinezza è la mia età eterna”;
“ Aveva la leggerezza tipica di quelli che colgono l’attimo. Che si muovono senza correre”;
“ Tutti i tempi passati, presenti e futuri convergevano verso di lui, era un’attrazione chimica, spirituale, bizzarra e scontata”,
“ Vorrei parlare alle mie figlie… Vorrei tenerle fra le braccia, vorrei che si rendessero conto che so tutto di loro e capissero che gli uomini che le amano poco e male sono passati da lasciarsi alle spalle. Vorrei dire a ognuna di loro che ha diritto al meglio, e merita cose travolgenti, folli”;
“ Mi aveva ferito. Con quella sincerità brutale, le sue sintesi mordaci, e la sua ingenuità che assomigliava tanto a una lucidità spietata”;
“ piano piano mi sono avvicinata a lui. Avevo una paura da piangere. Ero una madre che ritrova i suoi piccoli. Ero una lupa. Una gatta. Una cagna. Avevo il bisogno viscerale che si voltasse e mi parlasse. Avevo il centro del mondo in fondo al ventre. Ero viva da sta male. Sapevo di avere sempre un po’ di lui dentro di me. Come un’impronta sulla pietra”;
“… perché la vita è una mancanza, irrimediabile, e noi restiamo sempre inconsolati”.

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Una recensione ricca di passione...bellissima, brava Mia!
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