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DOLORE CHE RICHIAMA DOLORE
Filo conduttore del romanzo è il dolore, dolore che scaturisce da vite spezzate, per una tragedia che nessun genitore si augura di dover mai affrontare… Il rapimento del piccolo Sam dal seggiolino dell’auto, dopo che la mamma Jacqueline, si allontana per qualche minuto. Ma non è questo il tema principale che viene dipanato nella storia, piuttosto gli effetti ancora evidenti dopo più di dieci anni dall’evento.
La famiglia di Miles e Jacqueline arranca faticosamente nel presente, la donna non è mai riuscita a superare il grave evento, il trauma che ne è susseguito ed il forte senso di colpa, che ciò ha comportato. Il fatto di sentirsi una madre inadeguata, non le permette nemmeno di seguire con l’amore e la vicinanza di una mamma, la crescita di Kelsey, ora adolescente, nata successivamente al rapimento del fratello.
Anche Miles, cerca di sopravvivere alla tragedia come può, padre presente ed affettuoso, non riesce a penetrare il muro che la moglie ha eretto intorno a sé, non riesce a rimettere insieme i pezzi del suo matrimonio, non riesce a sopportare i silenzi, le partenze improvvise di Jacqueline, anche per diverse settimane, senza spiegazione…
Si innamora così di Vivienne, ed inizia a “guarire” con lei, fino a che……
Molte difficoltà ed imprevisti si troveranno ad affrontare Miles e Vivienne, anche tragici, fino alla decisione di lasciarsi definitivamente….
Nel frattempo Jacqueline scompare di nuovo, e la polizia ed i giornalisti riprendono ad “interessarsi" alla famiglia Avery.. Ma questo è solo l’inizio della storia ragazzi…
E’ un romanzo con tinte noir, scorrevole e gradevole nell’inisieme; forse all’inizio un pochino lento, ma si riprende nella seconda parte. I personaggi sono ben tratteggiati, in particolar modo la figura della figlia adolescente di Miles, con il grande desiderio di amore, di avere una famiglia “normale”, con gli sbalzi umorali caratteristici dell’età, che ne tratteggiano un’immagine di una tenerezza, ma anche un’ indisponenza uniche.
Apprezzo il fatto che l’autrice abbia scelto di non scrivere un libro trattando in modo assolutistico la scomparsa di Sam, ma che abbia voluto far vedere come, ciascuno in modo differente, decida di reagire alla tragedia, e in che modo continuare a vivere. Mi è piaciuto anche il fatto che in maniera delicata, ma capace, la Lewis abbia riportato le problematiche psicologiche relative ad ogni personaggio, arrivando al termine della storia a sciogliere tutti quei nodi che la scomparsa di Sam ha lasciato dietro di sè, con unica nota che al lieto fine lascia l’amaro in bocca…
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