Dettagli Recensione
LA FORTUNA
Hetty, la protagonista giovane e piacente di questo romanzo, è reduce da una relazione sentimentale infelice. Sua madre le impone di passare la convalescenza presso una villa d’epoca di proprietà di un anziano parente, con l’obbligo di custodire la tenuta.
La nostra eroina inizialmente abbattuta per il destino crudele, trova sul cammino piacevoli sorprese; immersa nella campagna inglese, in un villaggio con poche anime pie legate alla conservazione culturale del territorio, è indaffarata con il ripristino di tutte le funzioni vitali della casa, in vista anche dell’apertura al pubblico pagante.
Sarà tutta sola soletta ad affrontare il compito gravoso o sarà affiancata da qualcuno? Sarà un uomo ordinario per nulla affascinante o un bel tenebroso dal carattere indomabile? Chissà, chissà … La risposta è prevedibile.
Chi si appresta a leggere un libro sa a grandi linee cosa aspettarsi, ma a volte è l’autore a dimenticarlo.
La trama è banale, priva di originalità e romanticismo. Il titolo e la copertina uccidono l’entusiasmo già sul nascere, pigramente il lettore volta le pagine, maledicendo la propria buona educazione per aver accettato in prestito il libro dalla collega. Ma grazie alla leggerezza del contenuto e alla semplicità della penna le pagine scorrono velocemente e si giunge alla fine in breve tempo, quasi senza accorgersene. Una lettura talmente leggera da poterla intraprendere mentre si mescola il sugo, o quando si è nella vasca impegnate nella delicata operazione della depilazione, oppure quando si è occupate al telefono con amici.
Lo stile è semplice e senza pretese, il contenuto è scarso perché mancano degli ingredienti necessari in questo genere, o almeno io vorrei trovarli, come un pizzico di pepe, un goccio di piccante, una manciata di dolcezza, una spolverata di equivoci. I personaggi sono pessimi, si salva la protagonista per l’ironia e la simpatia che riesce a tirar fuori come un numero di magia nei momenti giusti. Gli ambienti non sono descritti, anche la tenuta d’epoca è presentata sommariamente, qualche particolare architettonico o storico non avrebbe stonato. Il finale è scontato, troppo scontato.
Concludendo, un breve viaggio da affrontare inserendo il pilota automatico, giunti a destinazione, non rimane nulla.
“ A ciascun giorno basta la sua pena” (abbiate pazienza qamici, è il massimo che ho trovato)
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Commenti
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Mi e` capitato di leggere un libricino della stessa autrice ed ho avuto le medesime impressioni :) Diversa ambientazione, stessa salsa (per rimanere in tema "sughi" :p)
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No, la verità è che la tua analisi è molto gustosa... quasi come il sugo che stavi preparando mentre leggevi il libro...