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Dov'è finita Bridget Jones???
Bridget è una poco più che trentenne in evidente crisi emotiva e alla ricerca disperata dell'anima gemella.
L'obiettivo? La costruzione di un roseo futuro e l'abbattimento di elaborati complessi adolescenziali eretti in anni di fallimenti cosmici.
La trama del romanzo è tutta qui; e pure, nella sua semplicità fatta di pensieri disordinati e di aneddoti strampalati messi su carta, Bridget resta il personaggio più amato dalle lettrici di chick lit di tutto il mondo.
Una vera e propria icona "falsamente negativa" che riprende il modello femminile più comune della ragazza goffa e un po' sfigata.
Bridget, "sempre la damigella e mai la sposa" (dove l'ho sentita?....ahhhh...si!), tiene un diario di buoni propositi per cambiare vita e lo aggiorna di volta in volta con le sue disavventure amorose, lavorative e famigliari, utilizzando un linguaggio giovanile che talvolta sfocia nello gergale catalizzando l'attenzione.
Il fulcro di queste disavventure convergono intorno alle due figure maschili che irrompono prepotentemente nei suoi "sogni mostruosamente proibiti".
Il primo è Daniel Cleaver, il capoufficio belloccio fuori e bastardo dentro, che seduce e fugge da seri impegni emotivi.
Il secondo è Marc Darcy, l'avvocato brillante, l'uomo "tutto d'un pezzo" dal carattere scontroso modellato ad hoc, sul Darcy della Austen, che le viene segnalato dalla madre.
Il romanzo venne pubblicato inizialmente su di un quotidiano inglese sotto forma di rubrica. Divenne presto seguitissimo e ne fecero un best seller.
Questo libro non dovrebbe mai, e sottolineo mai, essere letto dopo aver visto il film. Tutte le particolarità, l'atmosfera briosa, i dialoghi, i ritmi scorrevoli, l'ironia dirompente rese ottimamente dal cinema vanno a farsi benedire in favore di una storia piuttosto lenta, tediosa e un po' nevrotica che sulla carta risulta addirittura discontinua. Ci resta sicuramente un po' dell'ironia british della Fielding ma il tutto è ovattato, sottotono. Non ho apprezzato la storia resa solo ed esclusivamente sotto forma di diario...va bene per un quotidiano ma non per un romanzo elevatosi ad icona generazionale. Nota positiva: un buon quadro di quelli che sono stati gli anni 90 londinesi, reso attraverso la descrizione di modelli di vita e di quotidianità.
Impressione finale: deludente!
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Comunque concordo sul fatto che è uno di quei rari casi in cui la trasposizione cinematografica è superiore,però devo dire che la lettura fu comunque divertente per me,tanto che ne lessi anche il seguito.
Ottima analisi la tua...come sempre :)
buona parte della pasticciona che è in noi si ritrova in Bridget ;)
@ally: grazie Alessia....questa è stata la recensione delle sensazioni a pelle....negative... ma pur sempre sensazioni.
@cristina: non so cosa dirti....mentre leggevo pensavo continuamente al film...ed è stato questo l'errore...non si possono e non si dovrebbero paragonare. Ormai è troppo tardi...anche una buona rilettura non mi farebbe cambiare idea. Grazie per aver letto pur non condividendo. :)
@pupottina: per me la Bridget del film ha quella freschezza e quella goffaggine in cui anch'io mi sono spesso ritrovata....la riguarderei ad oltranza. Grazie :)
complimenti per la recensione
Anche se a questo punto il confronto mi incuriosisce!
E poi l'accostamento cinema/letteratura è un filone che mi acchiappa... Adesso sto leggendo "I racconti berlinesi" dai quali è stato tratto Cabaret, con la mia attrice preferita...
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