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Se l'amore vero non rientra tra le statistiche
A prescindere della sua presentazione come caso editoriale e del titolo italiano decisamente fuorviante (rispetto all’originario “The Rosie Project” che era proprio azzeccato), questo romanzo ha avuto una lunga gestazione prima di arrivare alla stesura definitiva e sono un po’ incerta se inserirlo in un genere piuttosto che in un altro.
Di sicuro è uno dei libri più romantici e teneri che io abbia letto ultimamente, nonostante la scena con il maggior avvicinamento di pelle tra Don e Rose sia quella che lui chiama semplicemente l’”incidente della mano nella mano”.
Perché qui i sentimenti non passano attraverso la fisicità, anzi, la fisicità e il contatto con gli altri è proprio una delle cose che maggiormente terrorizzano il protagonista, un professore quasi quarantenne, intelligentissimo ma alieno al mondo che lo circonda, con evidenti problemi comportamentali (anche se l’autore, pur descrivendo minuziosamente le sue manie e i suoi sentimenti, evita di specificare il nome del malessere-disagio che lo affligge).
Don sa che c’è “un altro mondo, un’altra vita, vicina ma inaccessibile”, ma nessuno gli ha insegnato come viverla. E fin da piccolo lui si è autodisciplinato per affrontare gli esseri umani “normali”, dandosi regole rigide nella vita di tutti i giorni, mettendo le catene ad ogni eccesso di emozione o sentimento, classificando ogni aspetto di ciò che gli accade intorno secondo un approccio analitico, una comparazione statistica e una soluzione scientifica. Tutto nella sua vita è frutto di studio e di allenamento costante, e persino la ricerca di una moglie “ideale” passa attraverso test e formulari da compilare.
Ma quando le probabilità sembrano tendere allo zero, ci pensa il destino, mettendo sulla sua strada il soggetto meno indicato e più destabilizzante per i suoi progetti riproduttivi-matrimoniali.
In realtà, come gli ha insegnato la sua anziana amica Daphne, con una interessante controargomentazione non proprio scientifica, nel mondo c’è qualcuno per ognuno di noi, e anche Don ha la possibilità di capire che la sua incapacità di provare empatia non è la stessa cosa dell’incapacità di amare, e che l’amore si sottrae a studi e previsioni.
Anche Don, pur con tutte le sue regola, scopre di avere dentro di sé una grande grandissima capacità di amare. In un modo tutto suo, e tuttavia non meno sincero.
Libro dolce, parecchio divertente, di cui consiglio la lettura.
La frase più bella? L’analisi che Don fa a se stesso: “Non ero strutturato per provare amore.”
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Se in un'altra vita diventero' una famosa scrittrice, zaaaaaac via tutte le manine agli editori che mi toccano il titolo...
:-)