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Bedwyn - libro terzo
Come continuano a ripetere i fratelli Bedwyn, il matrimonio è una “condanna a vita”, anche se nei primi volumi della serie già due degli algidi e nobili fratelli hanno accettato (parecchio) di buon grado questa dura sentenza.
Questo terzo romanzo è sinora il più bello, perché non è solo romantico ma anche inaspettatamente frizzante, pervaso da una continua ironia che mi ha fatto sorridere non poco.
Ho semplicemente adorato Freyja, la sorella del Duca di ghiaccio, dotata dello stesso orgoglio e arroganza dei suoi fratelli, e neppure lei risparmiata nel fisico da un ingombrante naso aquilino (anche se per la figlia di un duca è solo un elemento aristocratico in più) che non la rende proprio brutta, ma piuttosto un “tipo”.
E lei, Freyja, non si lascia certo intimorire dal suo aspetto fisico, ma, anzi, dimostra caratterialmente un’intensa passionalità e fierezza, anche a costo di prendere a pugni in faccia i giovani bellocci che le capitano casualmente in camera. A sua volta lui, Joshua, è il classico nobile che ha ereditato il titolo per caso, simpatica canaglia fino al midollo, nonché ripetutamente in fuga da tentativi di nozze combinate.
Due personaggi così forti non potevano non ritrovarsi invischiati in un’infinita attrazione-repulsione. E infatti, quando i due si scambiano da subito guanto di sfida e controsfida con serrati proclami (“Ve la farò pagare”, mormorò lei. “Sarà un piacere, ve l’assicuro, milady.”) si capisce che tutti i loro incontri saranno un continuo sprizzare di scintille.
Se tutta la serie in sé e per sé risulta godibile, questo capitolo merita davvero.