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Bedwyn - libro primo
Da un pezzo volevo leggere qualcosa di Mary Balogh, considerata tra le regine del romance storico, e ho pensato di iniziare con una delle sue serie più famose, quella dedicata alla nobile famiglia dei Bedwyn.
La serie è ambientata a cavallo tra il 1810 e 1815, quindi nel pieno delle Guerre Napoleoniche e sino alla battaglia finale di Waterloo, e vede come protagonisti sei fratelli, dal primogenito Wulfric, il Duca erede del titolo, sino alla sorella più piccola Morgan. Si tratta di sei fratelli molto affiatati tra loro (anche se non vogliono ammetterlo), accomunati da sentimenti di fierezza, orgoglio, un forte lato snob e, fisicamente, da un naso “importante”, aquilino (un po’ il marchio di fabbrica della famiglia).
Come è solito dire il Duca, i Bedwyn quando si sposano lo fanno tremendamente “sul serio”, ovvero magari preferiscono attendere qualche anno in più rispetto alle consuetudini dell’epoca, ma quando lo fanno è perché ci credono sino in fondo (anche se, inizialmente, il tutto è stato magari combinato a tavolino).
Il primo romanzo è dedicato al secondogenito Aidan, il figlio cadetto a cui è stata imposta la carriera militare e che è rimasto via da casa per ben dodici anni. Sul campo di battaglia il colonnello Bedwyn promette a un suo capitano in punto di morte di proteggere la sorella di lui “a qualunque costo”.
Aidan è un personaggio maschile imponente e dall’aspetto severo, il classico soldato tutto d’un pezzo che cerca sempre di fare la cosa giusta, anche se gli risulta difficile esternare i propri veri sentimenti. Eve, a sua volta, è una giovane donna sola ma molto determinata, e parecchio generosa.
Devo ammettere che in quest’unione, inizialmente di sola convenienza, ho particolarmente apprezzato le schermaglie e i battibecchi tra Eve e il colonello, nonché con il Duca di ghiaccio capofamiglia, mentre avrei preferito più spazio per le scene d’amore. Anche se forse era proprio questo l’intento della Balogh, dare l’idea della rigidità e del formalismo di un matrimonio tra estranei, che rimaneva tale anche nella camera da letto (salvo colpi di scena d’innamoramento che capitano – appunto - solo nei romanzi).