Dettagli Recensione
Un romanzo rosa atipico
Una delle scelte che piu` mi ha colpita dell'autrice e` stata quella di dare un nome cosi` indicativo alla protagonista del libro. Cora e` la figlia avvenente dei signori Cash, un' ereditiera priva di nobili natali che finira`, spinta dalle necessita` materne, per attraversare l’Oceano. Qui incontrera` ed accidentalmente si innamorera` di un giovane duca privo di mezzi, un uomo misterioso e tormentato che decidera` di prenderla in moglie.
Il cognome di Cora, Cash, che di fatto si puo` tradurre con "contante", e` l'esplicita, quanto cruda identificazione del soggetto con il denaro. In questo libro tutto gira intorno al soldo, alla ricchezza e anche, in senso diametralmente opposto, alla sua mancanza. Cora non e` in realta` la vera o, meglio, la sola protagonista della storia. Anche la sua cameriera potebbe assurgere al medesimo ruolo, poiche` le loro vicende hanno uguale spazio e identica intensita` narrativa. Le loro storie sono come parallele che si uniscono all'infinito e, nella fattispecie, e` un sentimento specifico (che non vi svelero`) a permetterne, sul finale, la congiunzione. In realta`, ci sono diversi e inevitabili punti di contatto tra le due figure. Le loro vite si intrecciano di continuo: alle volte si tratta solo di un' unione concettuale (ricchezza e poverta` o forza e debolezza), altre di una vera e naturale interazione fisica. Il vero protagonista, per me, rimane sempre e comunque il denaro. In questo libro e` la forza motrice. La madre di Cora e`, per esempio, la massima espressione della donna che guarda egoisticamente solo al proprio prestigio economico e sociale. Le sue scelte sono il frutto della ricerca spasmodica dell'obiettivo prefissato, incurante del benessere di chiunque (persino della propria figlia). La signora Cash e` cosi parossisticamente concentrata sul proprio obiettivo che, spesso, la cieca ricerca diventera` causa del suo stesso male. Ma a lei, in realta`, poco importa: come un generale si rialzera` e marcera` imperterrita verso la meta. E` certamente una delle figure meglio caratterizzate. Il denaro pare dettare anche le scelte dei due uomini che fanno parte della vita di Cora. L'amico di gioventu`, quello che rinuncia a lei perche`, per sua stessa ammissione, spaventato dal suo ingente patrimonio e il duca inglese che la sposa, forse, solo per interesse economico. Fa da cornice al mondo privilegiato dei ricchi un substrato di poveri lavoratori (la cameriera sopracitata ne e` un esempio) non meno vittima -anche se in senso diverso- del soldo.
Tutte le figure del libro sono ben caratterizzate. Si muovono in un valzer di intrighi, misteri e segreti sottaciuti creando l’intreccio che e` caratteristico di questo romanzo. Tutto e` diverso da come appare.
Il romanzo si sviluppa in due parti. La prima si snoda sullo scenario del Nuovo Mondo, copia tutt’altro che fedele di quello vecchio, l’Inghilterra. Qui osserviamo una nobilta` economicamente e moralmente decadente. Ancorata in tutto e per tutto alle tradizioni stantie del passato. La nobilta` americana si agita invece alla ricerca di una nuova identita` basata sulla meritocrazia, ma non del tutto capace di staccarsi dalla madre Inghilterra. Vi getta pero` di frequente l’occhio alla ricerca di autentica approvazione. La nuova ricchezza, basata sul commercio, si scontra cosi con la poverta` di nobili natali. Il nuovo e il vecchio sono accomunati da una certa dose di cinismo e d’egoismo. Il viaggio che portera` Cora alla ricerca di un marito nel Vecchio Mondo e` emblema di quella rottura interiore che la condurra` alla perdita` dell’egocentrismo e delle vanitose sicurezze e alla conquista di una piu` moderata e razionale coscienza della proprio posto nel mondo. Nonostante tutto Cora e` un personaggio forte, indipendente e sapra` in qualche modo reggere all’impatto. Piu` sfuggente ed etereo, anche se tutt’altro che irrilevante, e` invece il personaggio del duca, i cui misteri verranno svelati, solo in parte, sul finale.
“L’ereditiera americana” non e` il classico romanzo rosa. L’amore ha un piccolo spazio nella narrazione, ma non e` attore principale.
Ci sarebbero tante altre piccole cose da dire, ma mi fermo qui perche` non so come ficcarle nel discorso. Mi scuso per gli accenti, ma ho una tastiera.. americana :)
Nota:
Esiste il blocco del recensore? In fondo il recensore e` quasi uno scrittore...
Beh, non e` propriamente vero. Supposto che quella del sapere scrivere bene sia una qualita` che appartiene ad entrambe le categorie, immagino che cio` che principalmente ne sancisce la differenza e` il rapporto di dipendenza. Il recensore non esiste senza lo scrittore. Le altre qualita` possono appartenere, indifferentemente, all'una o all'altra categoria (anche se, per amor del vero, bisogna sottolineare che il recensore tende generalmente ad una scrittura piu analitica che creativa). Quindi, tornando al principio e ammettendo che puo` esistere, per estensione, un blocco del recensore, devo ammettere che, pur non entrando realmente nella categoria del recensore, sono stata in pieno blocco. Avevo un sacco di cose da dire, ma non sapevo come gettarle su carta o, meglio, su Word. Mi pare di ricordare, pero`, che il blocco dello scrittore sia leggermente diverso e che denunci una momentanea assenza di idee. Ad ogni modo non importa: questa noiosa nota voleva solo scusarmi con voi per non essere stata del tutto lineare nella mia dissertazione.
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Fammi sapere cosa ne pensi quando hai finito!
:-)
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