Dettagli Recensione
Ti voglio bene. Perchè? Perchè sì.
Peccato, un vero peccato. E’ questo che ho pensato quando ho terminato questo romanzo, perché la trama mi aveva suscitato veramente grandi aspettative. E invece… Cos’è che è andato storto?
(Possibili **SPOILER) Beh, anzitutto la protagonista, Clara Jason Black, C.J. per gli amichetti dell’infanzia. Non è per nulla simpatica: avete presente una persona che si autocompiange per mesi e mesi, come forma di autodifesa, e che continua a credersi al centro dell’universo, crogiolandosi nel SUO dolore, tanto da non accorgersi neppure delle “cose belle” che le riserva il destino?
Sì, parlo proprio di “cose belle”, e non credo di essere fuori luogo nel dirlo, pur riferendomi ad una giovane donna che all’inizio del libro perde il grande amore della sua vita, l’eterno fidanzato Sebastian, a pochi mesi dal matrimonio (Il dolore si rivela un luogo che nessuno di noi conosce finché non lo raggiunge - Joan Didion).
D’accordo, la vita di Clara va’ tristemente in pezzi, cade in depressione, rimane sola ed ancora disperatamente innamorata, i vari tentativi di ritrovare sé stessa (dai gruppi di supporto al nuoto con i delfini, sino all’analisi e al lavoro a maglia) falliscono uno dopo l’altro, ma, CHE CASPITA!, rispetto ad altre persone che precipitano in un simile baratro, Clara Black cade con almeno SETTE materassi ad attenderla sul fondo.
Solo per citare le opportunità che la vita le offre:
1) La madre Libby, anche lei rimasta vedova da giovane, e che pure non si è mai arresa, lottando per realizzarsi nella propria professione e per non fare mai mancare ai figli il suo affetto;
2) un fratello meraviglioso, Leo, sempre pronto a raccogliere le confidenze e a dare consigli;
3) un’amica del cuore, trattata a pesci in faccia, che la perdona e la sostiene;
4) un datore di lavoro (il Re della birra), assolutamente comprensivo, che non solo le offre di prendersi un periodo sabbatico per leccarsi le ferite, ma le garantisce di tenerle il posto (ma quando mai succede per i comuni mortali?);
5) un vecchio amore di gioventù che si ripresenta alla sua porta (dopo neanche un anno di vedovanza!) …e dico solo che assomiglia alla versione giovanile di George Clooney!!
6) una polizza di assicurazione, che le garantisce un futuro senza troppe ansie.
Ed infine (n. 7) una cara maestra delle elementari, la signorina Jordain, che, dopo vent’anni le spedisce una “capsula del tempo”, cioè una sorta di cilindro in cui Clara aveva racchiuso i suoi ricordi in quinta elementare e, soprattutto, una lista di desideri che si era riproposta di realizzare. Proprio questa lista è il tema conduttore del romanzo. Finalmente Clara può trovare un motivo per alzarsi la mattina: completare la lista, ovvero realizzare tutti i DESIDERI che aveva dimenticato crescendo, ma che erano rimasti nel suo cuore.
Non vorrei sembrare insensibile alle disgrazie della vita, ma (almeno di striscio) certe sofferenze di Clara le ho attraversate anch’io e, sinceramente, mi aspettavo un romanzo che desse una sorta di pacca sulle spalle, una sferzata di ottimismo, uno sprone tipo “coraggio, se Clara ne è uscita, puoi farcela anche tu!”.
Invece, in tutta la vicenda, Clara continua a restare una LAGNONA, una che appena sente una musica familiare alla radio comincia a dire “Oh me, infelice!” e maltratta chi la circonda e le vuole bene, una che di fronte alla rivelazione dell’Amore, pensa solo che la sua priorità sia portare a termine la “sua” lista. E chi se ne frega degli altri!
Ma questo ti fa’ capire che la stessa protagonista del romanzo non ha proprio capito niente: la lista è un MEZZO per ritornare alla Vita, non è lo SCOPO della Vita!
Peccato. Se sulla carta sembrava davvero un bel libro romantico, di fatto sono poco più di duecento pagine, gradevoli per carità, però piene di spunti che sembrano messi lì apposta per attirare la lacrima del lettore, e quindi la sua simpatia (il funerale del cane Briciola; la maratona per sostenere la lotta contro il cancro, con la ragazzina calva che corre piena di coraggio; il cagnolino Caramello, trovatello e senza un orecchio… ). Il tutto, però, suona così artificioso che ti lascia tiepida, come se rispondessi ad un sondaggio di marketing (sì, no, mi è piaciuto, forse).
In definitiva, l’unico messaggio valido che mi ha lasciato questo libro, e che mi sento di CONDIVIDERE in pieno, è la filosofia di vita che portava avanti il povero Sebastian, il fidanzato che scompare prematuramente proprio all’inizio del libro: non c’è bisogno di pianificare anche i sentimenti, e non c’è bisogno di un MOTIVO per abbracciare qualcuno, per dire ti voglio bene, per stringersi insieme. Solo …perché sì.
Non c’è bisogno di un motivo. Semplicemente, PERCHE SI’.
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Commenti
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Ora però, dopo aver letto questa recensione non mi resta che ringraziarti sinceramente, in quanto il personaggio di questo libro, è proprio il tipo di persona che non riuscirei mai ad avere al mio fianco, nella vita reale, nonostante la mia comprensione e sforzi; figuriamoci trovarla in un libro.
No no no e no.
Lo eviterò come la peste.
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