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Il suo cuore, oltremare, sconfigge l'eternità
Prima riflessione: se dovessi giudicare questo libro limitandomi alle prime duecento pagine, non potrei dire che non mi è piaciuto. Anzi. Il primo capitolo, ambientato ad Amiens, Francia, nel marzo 1916, poco prima della grande battaglia della Somme, con l’apparire del capitano Julian Laurence Spencer Ashford e di questa donna bella e spaventata, Kate - che lo vorrebbe abbracciare ma non può, perché lui non la conosce (ancora) - mi ha letteralmente stregato.
E poi la trama, con i continui salti temporali tra il 1916 e la New York dei nostri giorni ha continuato a conquistarmi, man mano che cresceva la storia e l’amore tra Kate, ambiziosa ma simpatica analista finanziaria di origini modeste, e il miliardario-finanziere Julian Laurence, bello, colto e riservato. E man mano che la lettura proseguiva, si allungavano le ombre del mistero, e si raccoglievano gli indizi disseminati qua e là, per poter capire il legame tra Kate e Julian e l’altra coppia, che pure stava facendo la propria conoscenza, ma nel passato.
Julian è senza dubbio un tipo che si ricorda, e a cui ci si affeziona: è pur vero che ultimamente c’è una lista infinita di miliardari bellissimi, coraggiosi e di nobili sentimenti che incantano le nostre eroine letterarie, però lui è davvero il miliardario della porta accanto (pure con Maserati rombante), che tutte vorremmo incontrare. Come potrebbe Kate non innamorarsene?
Poi, però, da circa metà libro, mi è sembrato che l’autrice (pur scrivendo bene) si sia persa per strada, allungando inutilmente la storia, subissandomi di momenti felici tra i due, e ancora momenti felici, e, oh, di nuovo un altro momento d’amore, ecc. Per carità, Julian rimane sempre adorabile, tuttavia troppa felicità stanca, e diventa un po’ stucchevole.
Specie se Kate comincia a divenire irrequieta, a fare scelte avventate, e si trasforma in una tipa senza pace che rischia di rovinare tutto con le proprie mani (nonostante Julian la rassicuri e le chieda di fidarsi di lui, e le abbia dato ogni motivo per farlo). Insomma, non nascondo che in certi momenti l’avrei presa a schiaffoni, e le avrei detto: ragazza mia, ma non puoi limitarti ad essere felice? Ci vuole così tanto?
Per cui ho continuato a leggere, ma con il terrore che la tegolata del destino fosse in agguato.
Non voglio rivelare nulla, né sciogliere il mistero, ma confesso che la parte finale mi ha un po’ indispettita: molte cose non vengono spiegate, molte spiegazioni risultano inverosimili, e si chiude il libro con la sensazione che, dopo tante aspettative, il capitano Ashford-occhi blu meritasse un trattamento migliore....
Seconda riflessione: avrei tanto voluto che l’autrice avesse pubblicato per intero la poesia scritta nel 1916 dal capitano Julian, Overseas (Oltremare).
Nel libro troviamo varie strofe (tutte bellissime), citate e disseminate qua e là, ma ci viene impedito di coglierne la bellezza integrale. Vi lascio solo un assaggio:
"In quest'ora oscura / una visione custodisce la mia fede.
Il suo cuore, oltremare / più forte del mio, sconfigge l'eternità".
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Commenti
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@ Rosi: per le romanticone, è una cascata di zucchero a velo. :))))))
che bella recensione per un libro che avevo immaginato fosse un 5 stelle piene.
mi associo con te che una poesia così meritava di essere stampata per intero
Non te la prendere, sto scherzando!!! Bella rece!!
@rakovic: le cose troppo semplici dopo un po' stancano...Meglio essere complicate, così appassioniamo, tipo il cubo di Rubik :)))))
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