Dettagli Recensione
"Piangere forte e poi essere molto felice"
Serena - nome che in tutto il libro comparirà forse 3 o 4 volte - si racconta in modo tanto oggettivo da fare male. Si guarda da fuori, appunto, e descrive ciò che vede. Descrive anche ciò che sente, ma in modo quasi scientifico, con frasi secche e pensieri smozzicati, messi lì come a dire "io sono così, punto."
Serena si sta per laureare, e si sta per trasferire nella casa del nonno, da sola. Sta per crescere, per cominciare la sua vita. Tutto questo lo si capisce pagina dopo pagina in sottofondo alla storia vera, che gira tutta attorno al Chiosco e ai personaggi che lo abitano. Serena sembra quasi esistere solo in funzione del Chiosco, un baretto di Milano dove si incontrano e vivono i ragazzi di oggi.
Tra questi Valerio, il capitano del Chiosco, che fa del posto quasi una religione con tanto di riti e cambiamento interiore, che prende le ragazze che ci lavorano sotto la sua ala, a volte in modo anche ambiguo. E poi Cri, e Vivi, e Angelica, con la quale Serena instaura un rapporto sempre più stretto che poi diventa amicizia. E Leonardo, amore rabbioso e arrabbiato, amore inadeguato ma che ci prova con le unghie e con i denti, con le urla e con gli insulti, a volte con le lacrime e gli abbracci. Ma troppo poco.
Serena cerca di darsi l forma di questo amore tormentato, spesso soffermandosi sui perché e i percome interiori ma senza mai agire di conseguenza. Dice spesso quello che vuole (qualcuno che la porti lontano, e la ami come vuole essere amata, e che sia arrabbiata come lei senza chiedere perché, e che abbracci il suo mostro interiore e lo tenga a bada), ma lo dice sempre e solo a sé stessa.
Serena le cose ad alta voce non le dice mai, non mostra chi è davvero, e quindi le cose nella sua vita non accadono mai.
Un libro che ho amato tantissimo per lo stile di scrittura e le frasi perfette da sottolineare e tenere in testa a lungo, più che per la trama in sé, di fatto spiccia e per nulla originale.
Quello che fa di questo libro una perla secondo me è il viaggio tutto interiore tra i pensieri, speranze, paure e desideri di una ragazza come tante: li sviscera fino a farceli capire in modo chiaro e quasi crudo.
E poi merita una nota di merito anche la descrizione della "gente di Milano" che frequenta il Chiosco: spaccati di vita vera dei milanesi che ci provano, si fanno vedere, ma che sotto sotto hanno paura come tutti gli altri.
Parlo di viaggio perché per me questo è stato: dalla Serena "sulle sue", concentrata sulla sua vita fatta di niente, sempre fuori luogo ("Io sono esattamente dove sono, ma ho l'impressione di non essere dove dovrei"), con nessuna gioia a scaldarla, fino alla Serena dell'ultima pagina, che sente la felicità salire dentro, pronta a cominciare davvero la sua vita con intenzione, sapendo dov'è il suo posto, dove i suoi sentimenti. Il tutto in sordina, senza gesti eclatanti o cambi di rotta annunciati: semplicemente vivendo.
Un libro che secondo me parla tantissimo di amore, ma quello per sé stessi.