Dettagli Recensione
Filippo Maria, Giorgio & Clo.
«Quando hai parlato con qualcuno che poi è morto, non puoi fare a meno di sentire nella tua testa quello che ti ha detto l’ultima volta. Non solo nel senso che non puoi fare a meno di tornare, con il pensiero, alle parole. Semplicemente quella persona diventa, per te, quelle parole» p. 36
Tre ragazzi: Filippo Maria Tombin, Giorgio De Santis, Claudia Bolla detta “Clo”. Un giorno iniziato come tanti ma che si dimostrerà capace di mutare completamente i loro destini. E se Filippo Maria troverà il coraggio di rispondere a tono al professore tanto temuto e definito “Il Fuhrer”, e se Giorgio, affetto da balbuzie, troverà il coraggio di rispondere a tono al padre e di piangere per la morte improvvisa del fratello quasi venticinquenne e figlio prediletto Luca, allora anche Claudia detta “Clo” potrà trovare il coraggio di riaprire quei cassetti del passato che hanno siglato il suo cambiamento così radicale, potrà cioè affrontare quel mostro, quella violenza subita, quel mistero che ad oggi, che a causa della scomparsa della madre e dell’arresto del padre per problemi finanziari, l’hanno portata a vivere in comunità e al contempo a fare della cleptomania – con criteri di attuazione ben precisi perché non ruba a tutti ma solo a soggetti prescelti – il suo modus operandi. Perché a tutto c’è un perché, perché per tutto c’è una spiegazione, perché per tutto non manca quell’atto di coraggio che può fare la differenza.
Tutto ha inizio per circostanze inevitabili del caso, tutto ha inizio con uno sguardo, una intesa, la promessa di fare quella cosa, unica e fondamentale, che se non venisse fatta si pentirebbero di non aver fatto. E così, mentre la ragazza scrive su fogliettini volanti tutta una serie di momenti belli per i quali vale la pena vivere, Filippo Maria affronta quella madre che lo ha abbandonato troppo presto, e Giorgio quella solitudine che il cantante Michael Bolton gli ricorderà per tutta la vita. Pian piano i tre impareranno ad ascoltarsi, ad ascoltare i propri cuori, sogni e desideri, ma impareranno anche a confidarsi e a concedere alla persona vicina, di guardargli dentro, con tutto quelle oscurità e luci che ciò significa.
Dopo “Eppure cadiamo felici” Enrico Galiano tona in libreria con “Tutta la vita che vuoi”, un romanzo dove l’autore, con i suoi tre protagonisti, parla delle paure, dei timori, dei piccoli successi, degli ostacoli, delle speranze, dell’importanza di sentirsi vivi, del non limitarsi al “sopravvivere”, del mettersi in gioco per imparare a conquistare quel qualcosa che davvero si desidera, della forza per andare avanti e della temerarietà che serve per affrontare quegli scogli che la vita ci pone davanti, e molto molto altro ancora. E vi riesce con uno stile semplice, genuino, delicato, uno stile che si confà a tutte le età, tanto adolescenziali quanto adulte, che accarezza e accompagna il conoscitore. Una leggerezza a cui si affiancano temi più profondi e forti e capaci di indurre e invogliare alle riflessioni del proprio essere.
Un volume e uno scrittore che consiglio ai più giovani che cercano uno scritto con cui trovare risposta ai propri dubbi e alle proprie domande nonché a chi cerca un testo con avvicinarsi alla lettura, ma anche ai più grandi per rivivere quegli anni che furono e per, semplicemente, rilassarsi e assaporare un componimento narrativo che sa toccare il cuore.
«Al mondo importa poco sapere chi sei e perché fai quel che fai. Al mondo importa solo essere convinto di saperlo.» p. 42
«[..] Più il dolore ti scende dentro, meno si vede la ferita. Come certi fiumi che scorrono sottoterra, il dolore, quando è vero è acqua che scivola via senza far rumore, forza che erode e che laggiù cambia forma alle cose ma, da fuori, sono solo sassi e silenzio, rumore di passi sulla ghiaia, odore di secco.» p. 25
«Ci sono quelli con cui parliamo davvero e quelli con cui facciamo a turno per dire la nostra. Di solito la differenza si nota perché ai primi non serve spiegare niente, agli altri tutto.» p. 88
«Non è vero che nasciamo una volta sola, possiamo nascere tante volte, nasciamo quando mettiamo per la prima volta un passo dopo l’altro e riusciamo a camminare, nasciamo il giorno in cui finalmente decidiamo di dire qualcosa che ci siamo tenuti dentro per troppo tempo, e poi, e poi, nasciamo quando per la prima volta mettiamo il naso nel cuore di qualcuno e lasciamo che qualcuno metta il naso nel nostro, e ne sono sicura perché è quello che è successo oggi, e quindi lo so. Ecco cosa volevo dirvi, nel caso non ci vedessimo mai più. Che alla fine possiamo nascere infinite volte la prima volta non la decidiamo noi ma le altre sì, quello succede a tutti, ma vivere, quanti vivono per settant’anni senza aver mai vissuto davvero? No, ora lo so, vivere è una cosa che si va a prendere, che si strappa via, con le unghie e con i denti. E nasci ogni volta che te lo ricordi.» p. 396