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Esposti, gettatelli, nocentini
La storia di due musicisti viene affrontata in tre movimenti da Paola Calvetti ne “Gli innocenti” (“Esposti, gettatelli, nocentini – chiamateci come vi pare, tanto siamo soggetti insignificanti per pittori e musicisti”).
Nel primo movimento (ALLEGRO) si narrano l’infanzia e l’adolescenza di Jacopo (“Nell’anacronistica gerarchia dell’orchestra io ero l’ultimo tassello, mentre lui era un graduato, il violino di spalla che difende la posizione dell’orchestra con il direttore, braccio destro e punto di riferimento visivo di entrambi”) e Dasha (“Lei era una violoncellista di fila”). Lui è figlio di NN (“Questa fu per quattro secoli fino al 1875 la ruota degli innocenti segreto rifugio di miserie e di colpe alle quali perpetua soccorre quella carità che non serra porte”) e viene adottato, lei è profuga albanese che giunge in Italia nel 1991 dopo la caduta del regime albanese.
Nel secondo movimento (ANDANTE) c’è l’incontro, il terzo (VIVACE NON TROPPO) è il movimento delle rivelazioni.
La musica è sottofondo (“Quando suoniamo insieme ci sentiamo invulnerabili”) di una storia tra caratteri contrapposti, scandisce i conflitti (“Quel bambino è orfano e tu sei invidioso che sia più orfano di te”), medica le lacerazioni del passato (“Jacopo l’emofiliaco, uno al quale le ferite non guariscono mai”).
Il tema degli abbandoni e delle adozioni (“Tuo nipote sarebbe un figlio in prestito, sappi che è così che si sentono gli adottati. E io sarei un padre artificiale”) trova la sua sinfonia in una partitura: “Il doppio concerto in la minore per violino, violoncello e orchestra, op. 102 è l’ultima composizione di J. Brahms … per strumenti solisti… scrisse questo concerto desideroso di rinsaldare i rapporti con Joseph Joachim, il violinista suo amico intimo e consigliere… opera di riconciliazione…”
Giudizio finale: musicale, riconciliante, ricostruttivo
Bruno Elpis
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