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Roma tra famiglie imperfette e palazzinari in cris
Giulia Blasi ci racconta il suo nuovo libro, Se basta un fiore, tra rose, guerriglia, famiglie disfunzionali e ventenni incasinati.
Due famiglie, i De Santo, palazzinari rampanti, e i Bertelli, cinematografari radical chic, all’apparenza lontanissime. Due ragazzi alla soglia dei vent’anni, Clara Bertelli e Max De Santo alle prese con la ricerca del loro posto nel mondo. Tra sorellastre che spuntano all’improvviso, ragazze con problemi alimentari, figli invece che del cemento sognano di diventare chef, moti di ribellione e guerriglia, madri algide ed incapaci di vedere, bulli, ragazzi violenti: questo è Se basta un fiore. Un romanzo che ci porta dentro una città- Roma- che è ovunque, in ogni riga e in ogni dolore- e in quel momento dell’esistere in cui tutto ancora sembra possibile.
Giulia Blasi ha dichiarato in una recente presentazione che:
“i personaggi adolescenti nascono decostruendo gli adulti.”,
e in ciò è perfettamente riuscita. I due protagonisti, Max e Clara, sono vicini di casa alla “Giustiniana”, la zona ricca, residenziale, isolata, in balia di due famiglie molto diverse, ma accomunate dalla totale mancanza d’interesse nei confronti delle reali aspirazioni ed interessi dei propri figli. Tutto pare mutare quando Clara scopre di avere una sorella quasi coetanea, nata da una relazione del padre nei primi anni di fidanzamento con la madre, che vuole conoscerli, che diventerà per lei, confusa ed incerta, una vera e propria salvezza.
Gloria, la sorella ritrovata, ha dovuto combattere per guadagnarsi uno spazio nel mondo, in grado di assumersi forti responsabilità, inusuali per una diciottenne, nata e cresciuta in un quartiere popolare, senza padre, che ha nei confronti di Clara un affetto e un senso di protezione commoventi.
Max, ragazzino intelligente, figlio di una famiglia numerosa di palazzinari arricchiti e conservatori, il più “normale” tra i fratelli che il padre considera tutti imperfetti; e per questo il padre vuole che sia lui ad ereditare l’azienda di famiglia, mentre lui appassionato di cucina sogna di fare lo chef. I suoi fratelli sono considerati come:
“uno piccolo e troppo grasso, una femmina anoressica, uno gay e l’altro eterno Peter Pan.”.
Max è da sempre innamorato di Clara, e nell’estate successiva alla maturità il loro rapporto è destinato a mutare.
L’autrice tratta temi complessi e duri, come ad esempio la violenza psicologica e sessuale; i disturbi alimentari, la non accettazione dell’omosessualità, ma senza trasformarli in esempi moralizzatori, senza giudicare, utilizzando lo sguardo limpido e sincero dei protagonisti. Sono personaggi tormentati, ma anche molto schietti. Un libro dove il linguaggio muta continuamente: i giovani parlano come i giovani, quando serve compare il dialetto romano, e la storia assume, così, maggiore realismo. Una storia scorrevole, ma soprattutto un romanzo vivo, nel quale i protagonisti hanno un ruolo preponderante ed importante.