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Una passeggiata in primavera
Quando ho finito di leggere Good References, il primo pensiero è stato: Ne voglio di più! Signora May, sfornami qualcosa di più sostanzioso e sarò ancora tua.
Perché questo è un inizio saporito: un racconto intinto nella tonalità più azzeccata di rosa; di quel rosa che tutte le lettrici di rosa vanno cercando. Né troppo shock, insomma, e neppure eccessivamente slavato; bensì una storia briosa e frizzantina dallo stile semplice e scanzonato che diventa romantica al momento giusto.
Forse il tema della verginità può sembrare out, il solito terreno battuto nel girone romance, ma Alice, la protagonista, riesce a porlo e ad incarnarlo in maniera talmente naturale ed ironica che si finisce per sorridere insieme a lei dei suoi face to face interiori e per empatizzare con la sua altalena di sentimenti nei confronti del tanto temuto ed agognato avvocato Fersen Rhein.
Quello che rimane è la bella sensazione di aver fatto una passeggiata in primavera, quando ci si sente soddisfatti e serenamente felici ed in bocca rimane quel gusto inconfondibile di romantica dolcezza.
L’unico appunto voglio farlo sul titolo, sui nomi dei personaggi e sull'ambientazione: perchè da un’autrice italiana desidererei infinitamente dei titoli, dei nomi e delle ambientazioni nostrani. La mia è forse una pretesa azzardata (chiedo scusa!), ma reputo la nostra lingua e cultura così belle (ed i nostri talenti letterari così forti), che non ce la faccio proprio ad assistere alla loro completa globalizzazione in ogni ambito.
Già lotto con la mia vicina di casa che ha chiamato il figlio Richard e poi gli chiede se “vole du’ spaghi cor sugo”; perché mai devo torcermi il fegato anche con la narrativa?
Ma non divaghiamo: Io ti aspetto Signora May! Stupiscimi e fammi sorridere e sognare ancora.
La tua penna vale; eccome se vale.
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Commenti
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Sul finale concordo, anche io sono anti global :-)
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