Un giorno questo dolore ti sarà utile
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Il dolore della crescita
Termino la lettura con un profondo senso di noia, dal retrogusto dello scialbo inaspettato; confesso infatti di aver pensato, senza informarmi in merito, di essere di fronte ad un grande scrittore. Ho di fronte, invece, un Ammaniti a stelle e strisce, quello di “Io e te" per intenderci e non del più maturo “Io non ho paura”, paragone che mi si affaccia alla mente forse per la palese capacità che mostrano i due scrittori di rappresentare mimeticamente la condizione socio-emotiva degli adolescenti, quelli che piacciono ai nostri millennial. Senza nulla togliere ai due, è una scrittura dal contenuto per me poco appetibile dal punto di vista stilistico e contenutistico; nel caso del breve romanzo in questione vi si aggiunge un’incompiutezza nell’intreccio che impedisce di godere appieno della storia, quella di James, un giovanotto irrisolto, in cerca di se stesso, che preferisce la fuga all’ansia dei genitori, separati, i quali lo instradano a un percorso psicoterapeutico. Tanti i punti in comune con Lorenzo di Ammaniti, come noterà chi conosce “Io e te”, con l’unica differenza che qui manca un “te” complementare che aiuti nel processo di crescita, mentre è rappresentata, come nel romanzo italiano, la vicinanza della nonna nume tutelare del nipote in crisi. Adatto ai giovani lettori ai quali consiglierei comunque letture più impegnative, questa è utile solo a chi è ancora ancorato a un processo di immedesimazione per cui prova comprensibile piacere nel leggere la rappresentazione del dolore che accompagna la crescita di un coetaneo.
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Sii forte e paziente
"Sii forte e paziente, un giorno questo dolore ti sarà utile."
Se dovessi dare una motivazione specifica sul perché questo romanzo di Cameron mi sia piaciuto tanto, non saprei darla, so però che la scrittura dell'autore è ammaliante, tanto è pulita e senza fronzoli e, per questo, le pagine scorrono velocemente. So che il protagonista del libro, James, è adorabile col suo modo di essere "diverso" e terribilmente solo.
"Ci sono persone che si sentono a disagio se stanno in silenzio e si affrettano a riempirlo, pensando che qualsiasi cosa sia meglio di niente, ma io non sono così.
Io in silenzio mi sento a mio agio.[..]Volevo solo un posto dove stare da solo.
Per me è un bisogno primario, come l'acqua e il cibo, ma ho capito che non lo è per tutti.
Il rapporto con gli altri non mi viene naturale, mi richiede uno sforzo. Con i miei mi sento abbastanza a mio agio, ma qualche volta anche con loro sento la fatica di non essere da solo."
Troppo riservato, forse troppo acuto e intelligente, molto poco socievole e per questo motivo incompreso, non solo dai suoi coetanei, anche dalla sua stessa famiglia, tranne che dalla nonna Nanette. James conquista il lettore pian piano tanto, che dalla metà del romanzo in poi, verrebbe di abbracciarlo stretto stretto, dimostrargli che tu lo comprendi e farlo sentire finalmente a posto col mondo.
“… è strano come passi piano il tempo quando si è infelici.”
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Dolore e crescita
«Mi sono detto, ci sono cose nella vita che non vuoi fare ma che devi fare lo stesso; non puoi sempre fare quello che ti pare e andare dove ti pare. La vita non funziona così, e questo è uno dei momenti in cui non hai scelta.»
James è un giovane ragazzo che vive la sua vita in uno stato di solitudine scelta e in un mondo suo e particolare. Vive a New York, James. I genitori sono divorziati e lui abita con la madre e la sorella mentre il padre si dedica alla carriera e all’attività economica della professione legale d’alto livello. I rapporti con i genitori sono freddi, distanti e soprattutto distaccati. Non esistono contatti fisici e ancora meno affettivi. La madre che gestisce una galleria d’arte moderna, ad esempio, all’inizio dell’opera è reduce dall’ennesima relazione finita male con un uomo sposato nella capitale dello sfarzo, del gioco d’azzardo e della lussuria. La sorella intrattiene una relazione amorosa con un professore sposato con una donna di aperte vedute. In tutto questo James sopravvive. Sopravvive in una realtà stretta dove l’unica figura propositiva è la nonna materna. È quest’ultima a essere sinonimo di speranza e possibilità per quel futuro così incerto e così incomprensibile soprattutto quando siamo circondati da un dolore altrettanto imprevedibile che sembra essere pronto a schiacciarci e che nei suoi connotati è semplicemente indecifrabile. Come può James adattarsi alle situazioni che lo circondano? Come può tollerare quell’uso improprio delle parole? Come può, ancora, convivere con quel sentimento d’amore che lo coinvolge inaspettatamente e che vive in silenzio portandolo a interrogarsi su quanto talvolta sia importante e fondamentale tacere perché non esistono parole pronunciate tali da rappresentare il vero e l’emozione?
«La gente pensa che se riesce a dimostrare di aver ragione l’altro cambierà idea, ma non è così.»
La lettura si sviluppa per mezzo del pensiero del giovane protagonista. Questo trasporta il lettore completamente nella sua mente e nelle sue riflessioni fatte di verità, pessimismo, depressione ma anche verità in quanto l’essere umano è fatto di una siffatta complessità da non poter essere circoscritto a schemi semplici e precostituiti. L’impostazione porta il libro ad avere un ritmo costante, statico e per questo non particolarmente rapido. Le scene mutano ma non prevalgono sull’interesse che è circoscritto alla psiche dell’eroe. L’opera si propone ancora con un titolo accattivante che suscita di suo coinvolgimento e curiosità, che suscita magnetismo, che sviluppa la voglia del conoscitore di conoscere di quanto accadrà e che al contempo lo porta a riflettere su quel soffrire che nel presente ci attanaglia per insegnare nel futuro. Eppure, nonostante tutto, il l’autore lascia delle questioni aperte che non trovano risoluzione così come alcune domande non trovano risposta. Ciò incide sulla piacevolezza della lettura in quanto determina un senso di incompiuto nel suo giungere. In conclusione, “Un giorno questo dolore ti sarà utile” è un lavoro che non può annoverarsi tra i migliori dello scrittore ma che è capace di offrire un viaggio introspettivo che scuote e suscita meditazione.
«A volte le brutte esperienze aiutano, servono a chiarire che cosa dobbiamo fare davvero. Forse ti sembro troppo ottimista, ma io penso che le persone che fanno solo belle esperienze non sono molto interessanti. Possono essere appagate, e magari a modo loro anche felici, ma non sono molto profonde. Il difficile è non lasciarsi abbattere dai momenti brutti. Devi considerarli un dono, un dono crudele, ma pur sempre un dono.»
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Il dolore della giovane borghesia
Leggendo queste pagine mi verrebbe da dire anche i ricchi piangono. La storia sostanzialmente ruota intorno al ragazzo più intelligente, scaltro e sveglio che abbia visto nella storia della finzione letteraria (Holden permettendo), con il solo distinguo che il giovane in questione pare essere di buonissima famiglia e come ogni famiglia ricca della letteratura che si rispetti è praticamente frantumata e disastrata dal punto di vista affettivo. Madre al terzo matrimonio fallito, con un lavoro di facciata con scarso interesse per i figli, padre vanesio di successo che si occupa del figlio una volta a settimana, sorella cinica e concentrata su se stessa, l'unico personaggio positivo pare essere la nonna del protagonista che dà un raggio di speranza nella vita del giovane James e che dice qualcosa di sensato.
Nella lettura la parte che più mi è piaciuta sono stati i dialoghi tra la terapeuta e James che sono di una sagacia e affilatezza incredibili, avessi un decimo della prontezza nelle risposte di James, sarei contento e avvocato probabilmente.
In sintesi un Cameron che ho scoperto che leggerò nuovamente.
Bella lettura.
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CHI LO DICE CHE IL DOLORE è SEMPRE UTILE?
Un giorno questo dolore ti sarà utile. Grande titolo, ottima presentazione, incuriosisce, ci spinge a pensare che sarà un romanzo breve ma drammatico. La trama un po' allontana la sensazione ma ho iniziato la lettura più o meno con questi presupposti.
Una volta terminato quella che era la mia idea è completamente stravolta, ma non in senso negativo.
L'autore che non avevo mai conosciuto ha del grande potenziale; moderno, forse leggermente superficiale, profondo in alcune riflessioni ma senza spingersi nel filosofico.
Il romanzo si apre facendoci conoscere l'adolescente James che è alle prese con il suo carattere estremo: asociale, ironico fino allo sfinimento, difficile da trattare, schivo e introverso.
Quello che James vuole far capire è che sì, si rende conto di essere diverso e forse di avere qualche problema, ma perchè chiunque non sia come la gente comune è considerato alla stregua di un disadattato?
Al ragazzo succedono delle vicende particolari legate alla sua personalità contorta, i genitori lo aiutano mandandolo da una psichiatra (che si rivela quasi inutile), la sorella lo pungola, la nonna è una delle poche che lo accetta così com'è.
E' proprio quest'ultima che spiega a James che il dolore, le cose brutte che gli possono succedere lo plasmano, che non deve farsi abbattere, che le persone che vivono solo esperienze felici forse poi si rivelano poco interessanti, che deve considerare le esperienze negative "dono, un dono crudele ma pur sempre un dono".
Dopo queste riflessioni Cameron ci scaglia in un frettoloso finale in cui tutte le belle parole del romanzo non sono servite a nulla, la vita di James non è cambiata di molto sebbene la difficile adolescenza..
Quindi chi lo dice che il dolore è sempre utile? Credo che utile non lo sia, sicuramente un senso ce l'ha, ma anche l'autore, secondo me, denuncia le falsità del forgiare un carattere in base a questo, perchè basterebbe allungare una mano per aiutare il nostro prossimo per risparmiargli qualche brutta esperienza..
Io ho inteso così il romanzo e per questo lo consiglio.
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Il mio rapporto con James
Il protagonista del romanzo è James, un diciottenne newyorkese figlio di genitori divorziati: la madre gestisce una galleria d'arte ed è incapace di portare avanti una relazione amorosa, il padre è un avvocato che si preoccupa maggiormente del suo aspetto fisico piuttosto che del figlio.
James è un ragazzo molto intelligente e sensibile, ama leggere, tuttavia fatica ad instaurare rapporti con i suoi coetanei e passa molto tempo da solo, per questo viene definito disadattato e disturbato; ha un rapporto bellissimo con la nonna Nanette, sempre pronta ad ascoltarlo e dargli consigli.
A mio parere il cuore di questo romanzo sta nel protagonista e negli stati d'animo che questo genera nel lettore. Io ho provato sentimenti e sensazioni alterne e spesso contrastanti per James: a tratti mi hanno irritato determinati aspetti del suo carattere, come la puntigliosità e la fissazione per le parole, mentre in altri momenti avrei voluto supportarlo, dargli consigli, essere suo amico.
Lo stile è quello tipico di Cameron, ossia diretto, asciutto ed immediato.
E' una lettura che consiglio, non banale, che a suo modo lancia un messaggio molto importante: non essere superficiali, tenere sempre in considerazione il mondo di emozioni ed esperienze che si nascondono dietro le persone.
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ma quale dolore, James?
L'intento di Peter Cameron mi pare sia stato confezionare un prodotto ben definito da dare in pasto ad un pubblico ben preciso, leggasi teen agers (young adult, per meglio dire) alternativi, ribelli, in crisi con il mondo (in generale e piuttosto qualunquista), strizzando l'occhio ai vari clichè trendy\adolescenziali: new york, l'arte e la mamma artistoide, il disagio verso l'università e comunque l'educazione predefinita dalla famiglia, il padre manager, ma lontano,, la sorella tiranna, i dubbi riguardo la propria sessualità. Mancano, sorprendentemente, citazioni musicali per soddisfare pienamente le aspettative.
L'opera scorre in modo tutto sommato godibile sebbene altamente prevedibile, sia perchè i personaggi sono abbozzati in modo primitivo e ragionano piuttosto a senso unico calcando la mano sui loro difetti grossolani, sia perchè le interazioni realmente significative per il romanzo sono assai poche, fatto salvo la nonna ed a tratti la psicologa (la quale piuttosto funge da aggancio per flashback sulle vicende dell'autore). I colpi di scena sono direi assenti, fatto salvo il finale che però viene liquidato malamente in un epilogo di una paginetta, ed il protagonista, sebbene potrebbe offrirne gli spunti, manca davvero di un'introspezione degno di nota. Pare un disagio sui generis che sconfina in atteggiamenti estremamente infantili (comprare la casa, il finto profilo sul social network) ma che rimangono poi abbozzati. Non mi è chiaro se fosse proprio questa la volontà dell'autore oppure si tratti di un'occasione mancata.
Non vedo realmente una crisi nella testa di James ma piuttosto un'enorme indolenza, una mancanza di presa di posizione verso il mondo che lo circonda. Tanto che poi alla fine si conforma a quel che gli altri si aspettano da lui. Insomma manca un po' di sale e l'opera che potrebbe essere un testo anche importante a livello generazionale rimane poco più che un filler che si legge in poche ore.
Paragonato al Giovane Holden più o meno a ragione, fatto salvo che quest'ultimo arrivava 60 anni fa e per lo meno godeva del beneficio dell'originalità.
non ne consiglierei la lettura e men che mai l'acquisto, ritengo ci siano testi generazionali davvero con altro spessore e tridimensionalità di contenuti.
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I dolori del giovane James
Prendete una manciata della ruffianeria del giovane Holden, aggiungete qualche fetta della banalità di Banana Yoshimoto e spolverizzate con il buonismo di Susanna Tamaro: eccovi serviti i dolori del giovane James.
Bisogna riconoscere che l'autore, forse memore di qualche lezione di scrittura creativa, mette ogni tanto a segno un passaggio efficace dimostrando spirito di osservazione e una certa ironia, ma i pochi i pregi del libro finiscono per essere fagocitati da un'inesorabile mediocrità.
Fastidioso il protagonista, James, diciottenne dell'Upper Side newyorkese che si crogiola nella sua angoscia esistenziale: “Spesso mi vengono dei malumori e ogni cosa che vedo o che penso mi deprime”.
Il problema, oltre ai soliti genitori separati e incasinati e a una sorella maggiore lunatica, è che il ragazzo anela alla solitudine perfetta in compagnia dei suoi libri preferiti. In mezzo alla gente e in particolare ai coetanei non si sente a suo agio, ma non certo per il fatto di essere omosessuale, rivelazione che concede in esclusiva a chi legge solo dopo un centinaio di pagine di sbrodolamenti postadolescenziali:
“Io sapevo di essere gay, anche se non avevo mai fatto niente di gay”.
Un puro, insomma, che nel corso della sua esistenza di creatura ipersensibile ha fatto incetta di traumi infantili e “danni irreversibili” che lo hanno bloccato, tipo il giorno in cui la maestra disse ai genitori: “E' fin troppo sveglio, e non gli giova” (sua madre, per giunta, non gli spiegò cosa significasse).
La sua intelligenza finisce per disarmare anche la psicoterapeuta da cui i genitori preoccupati lo costringono ad andare, e proprio da queste sedute psicoanalitiche, campate in aria più di tutto il resto, emerge l'inadeguatezza dello scrittore, incapace di dare un tocco di originalità alla trama che si avvita su se stessa in una sfilza di resoconti autoreferenziali e noiose digressioni.
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Lettura di cui non credo ci si possa pentire.
Un personaggio quello de "Un giorno questo dolore ti sarà utile" che non si dimentica facilmente e che, nell'immaturità di un diciottenne, racchiude in sé tutte le sfumature, i dubbi e le insicurezze di moltissimi adulti. Una figura senza età, oserei dire.
Il legame tra il protagonista e sua nonna svelerà, alla fine, il senso più profondo del messaggio che attraversa il libro, proprio a cominciare dal suo titolo, sul quale, al termine racconto, vi ritroverete senz'altro a fare qualche riflessione.
Lo stile è asciutto, mi è piaciuto molto, senza singhiozzi o virtuosismi fini a se stessi. Il linguaggio efficace, immediato. I discorsi abbastanza acuti. Lettura molto scorrevole.
Ne vale la pena, insomma, quanto meno per cogliere la descrizione chirurgica di alcuni complicati aspetti dell'animo umano e approdare alla conclusione che il percorso che ognuno di noi ha davanti è molto lungo, e che "sotto la punta dell'iceberg" c'è una montagna di vita vissuta e di incroci che ci renderanno esattamente quelli che siamo in ogni istante della vita. James ha uno sguardo sensibile e attento sul mondo, complesso e cervellotico, ma si lascia voler bene sin dalle primissime pagine.
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James
Il protagonista è James, un ragazzo con gravi difficoltà a rapportarsi con gli altri, qualcuno lo definisce disadattato, altri disturbato, io preferisco definirlo particolare.
Vive nella città che non dorme mai, la sfarzosa New York, con la madre e la sorella. I genitori sono divorziati, il padre vive altrove e nella vita del figlio è una meteora. La situazione familiare è anomala, i rapporti sono freddi, i dialoghi sono superficiali, i contatti fisici inesistenti, il concetto di intimità familiare è fuori moda.
La madre gestisce una galleria d’arte moderna, una cinquantenne sentimentalmente instabile, fedele alle tendenze. Gillian, la sorella, è anch’essa moderna, infatti ha una relazione con un professore, già coniugato con una rispettabile signora aperta a relazioni a tre o più. Il padre è uno stimato avvocato, preoccupato in primis ad iniziarsi alla chirurgia estetica, i segni del tempo che passa non sono all’ultimo grido, bisogna per forza rimediare. E James? Deve sopravvivere in una realtà stretta e contorta. In questo contesto familiare allucinato spicca una figura positiva, la nonna materna, che inonda di speranza e luce l’animo del nipote.
Cameron descrive bene il malessere di James, la sua incapacità di adattarsi alle situazioni, il fastidio per l’imprecisione mondiale e l’uso scorretto delle parole. Involontariamente, il lettore, spiando questo ragazzo dotato di un’intelligenza superiore alla media, s’innamora del silenzio, perché a volte è davvero meglio tacere, le parole non pronunciate sono idee innocenti, una volta espresse ad alta voce diventano ingestibili, e James lo sa bene, è il suo mantra.
Seguire il protagonista è faticoso, ci si perde nel turbinio dei suoi ragionamenti, si alternano concetti artefatti a pensieri spogli di qualsiasi montatura, nudi e crudi; si respira pessimismo e depressione, a volte semplicemente ci si imbatte nella verità e la si accetta. Sfogliando queste pagine, si getta uno sguardo alla complessità della mente umana.
Il ritmo del libro è lento e non c’è azione. Sono le confessioni di James che tengono alto l’interesse, si sente il desiderio di tendere una mano per strapparlo a quelle pagine grigie, donargli colore e calore. Si arriva alla fine della lettura speranzosi di risolvere le questioni aperte lungo il tragitto, ma non è così. L’autore non spiega fino in fondo dei punti importanti, lascia un senso di incompiuto e di fastidio per la poca chiarezza. Non ci si può buttare con anima e corpo in una lettura, provando determinate sensazioni, soffrire o gioire e poi essere abbandonati a se stessi.
Nonostante la delusione per il mancato chiarimento, consiglio a tutti la lettura di questo libro, non semplicissimo, ma umano.
“Io mi sento me stesso solamente quando sono solo. Il rapporto con gli altri non mi viene naturale: mi richiede uno sforzo.”
“Sii forte e paziente; un giorno questo dolore ti sarà utile”
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un bel libro
Un bel libro, fa riflettere e indigna nel modo giusto.
James è un ragazzo introverso, ma intelligente e gran conoscitore della razza umana.
La trama la sapete, dico solo una cosa: perché una persona che la pensa diversamente dalla massa, ossia dalla maggior parte della gente, deve essere considerata malata?
Sembravo IO James, lettrice, solitaria e che non ama parlare con la gente soprattutto delle solite stupidaggini! Non parlo di scarpe con le donne e di militari con gli uomini, ho altri ideali così come James....
La società non è capace di accettare tutto, ci sono stereotpipi che s on d difficili da sfatare...se sei diverso...sei out. James ( e anche io) è felice di essere diverso! Ma non tutti i capiscono, nemmeno i genitori che lo mandano da una psicologa che ne sa meno di James. Bello smacco!
Libro interessante, da leggere!
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A volte le brutte esperienze aiutano
L'adolescenza, si sa, è il periodo più complicato della vita di una persona. Può essere ancora più difficile quando si hanno diciotto anni e si detestano i propri coetanei. Diventa terribile se poi, anche tra gli adulti che ci circondano, le persone con cui si ha piacere a stare non sono più di un paio. Quando si è considerati disadattati, estraniati, problematici. E' quello che succede al protagonista di questo libro, James, un ragazzo che ha serie difficoltà a rapportarsi con gli altri, schivo, taciturno, solitario e disgustato dal mondo che ha intorno. James ha appena finito la scuola e lavora nella galleria d'arte della madre pluridivorziata in attesa di partire per l'università. Ma lui ha in mente altri progetti, l'università non lo attira, non vuole vivere in mezzo a tutti quei ragazzi così profondamente diversi dal suo modo di essere in compagnia dei quali ha già trascorso tutta la sua vita senza trovarli piacevoli né interessanti. Inoltre tutto ciò che gli serve può impararlo benissimo leggendo i suoi amati Trollope, Welch, Rohmer, senza spendere soldi in costosi corsi di studio di cui non gli importa niente solo per conformarsi ad una norma sociale. Sogna quindi di acquistare una vecchia casa nell'ovest e andarci a vivere da solo, imparare un mestiere e passare il tempo in compagnia dei suoi libri. Tra fughe, sedute psichiatriche, licenziamenti, guai a casa e disastrosi tentativi di conquista lo seguiamo in questo momento difficile e delicato, in cui potrà contare sempre sull'appoggio e l'affetto della persona che ama più al mondo, la nonna Nanette, l’unica che sembra capirlo, accettarlo e offrirgli un rifugio dalla stupidità, dall’intolleranza e dall’odio e che saprà fargli capire che i momenti difficili a volte possono trasformarsi in un dono. Caratterizzato da una buona analisi introspettiva del protagonista e da dialoghi incalzanti, questo libro di Cameron risulta piacevole e a tratti interessante, senza però entusiasmare più di tanto sia da un punto di vista stilistico, con la sua prosa fin troppo semplice e priva di qualsiasi virtuosismo, che dal punto di vista dell’originalità, con personaggi un po’ stereotipati e una storia che sa di già visto. Il romanzo infatti sembra fin troppo palesemente ripercorrere la trama e le tematiche de “Il giovane Holden”, senza riuscire ad avvicinare il carisma e l’estro che caratterizzano il capolavoro di Salinger, ma coinvolgendo comunque il lettore e lasciando un messaggio sempre valido che l’autore affida alle parole di Nanette: “A volte le brutte esperienze aiutano, servono a chiarire che cosa dobbiamo fare davvero. Forse ti sembro troppo ottimista, ma io penso che le persone che fanno solo belle esperienze non sono molto interessanti. Possono essere appagate, e magari a modo loro anche felici, ma non sono molto profonde. Il difficile è non lasciarsi abbattere dai momenti brutti. Devi considerarli un dono, un dono crudele, ma pur sempre un dono”.
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Il giovane James
James Dunfour Sveck é un giovane neodiplomato di New York che lavora presso la galleria d'arte moderna di sua madre. Fuori dal comune, disadattato, lontano dai conformismi della società globale, James vive in una situazione famigliare complessa con un padre pressoché assente, una sorella che lo ritiene un pazzo, e una madre sfortunata nei matrimoni che ha appena lasciato il suo nuovo compagno dopo la luna di miele. Non ha assolutamente intenzione di andare all'università, a lui non piacciono gli ambienti con troppe persone o per lo meno quel tipo di persone. La sua condizione psicologica lo porta, nel corso della sua vita, ad assumere comportamenti folli che inevitabilmente lo esulano dalla società. Gli appuntamenti settimanali con la dottoressa Adler, mettono James di fronte alla sua condizione e lo portano ad aprirsi, seppur in modo intimo e personale. E consapevole della sua condizione, ma la difficoltà nell'esprimerla lo portano a complicare e a rendere inaccessibili i rapporti con gli altri. La sua omosessualità, anch'essa inespressa, lo porta ad incrinare i rapporti con il gestore della galleria d'arte dove lavora e di conseguenza a degenerare il rapporto, già labile, con la madre. L'unico riferimento solido è la nonna, Nanette. Le cene e le chiacchierate passate nella sua casa di Hartsdale sono per lui un sospiro di sollievo dal soffocamento della società e dalle oppressioni dei famigliari che continuamente gli chiedono spiegazioni e motivazioni. Da sua nonna arriva comprensione ma anche dolore. Dolore che porteranno finalmente James a prendere decisioni importanti.
Opera scritta in modo fluente e brillante. Dialoghi incalzanti e introspettivi pitturano personaggi interessanti ai quali ci si affeziona.
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nulla di emozionante
Avevo letto alcune recensioni del libro e mi sono tuffato di testa per riuscire ad ottenere il massimo risultato. Purtroppo non ci sono riuscito. Mi aspettavo di recepire emozioni e batticuori, ma nulla. E' un libro che si legge facilmente, ma al di fuori dello stile di scrittura non saprei connotarlo. Una trama come tante altre, di un "adolescente viziato" che non sa cosa farà da grande. Gli inizi dei paragrafi sono datati randomicamente, il che ti obbliga a stare molto attento all'asse cronologico ma al termine del libro ti viene da dire ma... "Questo libro avrei potuto scriverlo anche io". Mi spiace, ero anche tentato di non finirlo poi mi sono detto "Ogni libro vale la pena di essere letto" e con molta fatica l'ho terminato.
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SOPPORTA E RESISTI
Non avevo mai letto un libro di Cameron!
Il titolo del libro, letto in un momento particolare della mia vita, mi ha indotto all'immediato acquisto.
Una lettura fluida, veloce, incalzante e molto piacevole.
Gli stati d'animo, le emozioni, i pensieri, i sentimenti e le riflessioni di James non sono solo tipiche dell'adolescenza ma anche di molti passaggi della vita adulta.
Le parole di nonna Nanette danno sollievo, speranza e forza anche ad un adulto tormentato:
"....Il difficile è non lasciarsi abbattere dai momenti brutti. Devi considerarli un dono. Un dono crudele, ma pur sempre un dono"
"Le cose si metteranno a posto da sole, vedrai."
"SIAMO VIVI"
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Un ragazzo tormentato
James è figlio di genitori benestanti, ha un’indole solitaria e inquieta, solamente sua nonna Nannette, che è una donna anticonformista riesce a parlare con lui ed a tranquillizzarlo e comprenderlo.
Da tutti è considerato un ragazzo psicologicamente disturbato e la madre lo spedirà da una psichiatra che cercherà di fargli esternare tutti i suoi problemi.
James lavora nella galleria d’arte della madre, in questo ambiente lui si annoia e decide di iscriversi ad una chat per farsi compiacere da qualcuno. Tutto ciò porterà altri problemi.
Attraverso le pagine di questo libro, lo scrittore vuole farci entrare nella mente di James, vuole farci comprendere il suo comportamento ed i disagi che vive.
In questo modo il lettore dopo poche pagine proverà affetto verso questo ragazzo che ha come problema la difficoltà di rapportarsi con gli altri.
James non riesce a vivere con tranquillità la sua giovinezza, è pieno di incertezze e perplessità.
James vuole intraprendere la sua strada per iniziare a vivere la sua vita al meglio.
Attraverso questo libro l’autore ci farà ricordare il periodo dell’adolescenza ed in alcune parti ci farà anche commuovere.
È un libro bellissimo da non perdere!
Buona lettura!
“Avrei tanto voluto che la giornata fosse tutta come la colazione, quando le persone sono ancora sintonizzate sui loro sogni e non è previsto che debbano affrontare il mondo esterno.”
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Il viaggio della Vita
Il romanzo di Cameron traccia la linea sottile di una crescita...Lascia intravedere un percorso, quello della vita, in cui la dimensione del dolore accompagna lo sviluppo del viaggio verso la meta finale, in cui luce e buio si fondono nel mistero di ciò che viene dopo, nel mistero dell'eternità. Il dolore di cui parla è quello del distacco, dimensione ontologica del divenire. Il protagonista si sente inadeguato perché, in un momento fondamentale del passaggio dalla giovinezza alla maturità, non riesce ad accettare il distacco dal suo mondo, dalla sua vita, dai suoi affetti. Cameron ci fa conoscere il pittore Thomas Cole e i suoi quattro dipinti dal titolo "Il viaggio della vita", splendidamente descritti da James, appunto il protagonista (pag. 120). Nei quattro momenti fondamentali del viaggio la costante è sempre rappresentata dalla presenza di un Angelo. L'angelo di James è rappresentato dalla nonna Nanette, che riuscirà a far comprendere al nipote che in definitiva il distacco va sempre vissuto come un atto di amore. Solo in questo modo è possibile una crescita autentica. James guidato dal suo Angelo riuscirà a compiere il percorso verso la nuova tappa della sua esistenza, ma il libro si chiude insinuando un nuovo tormento, il dolore di un nuovo distacco, simbolicamente affrescato nella incapacità di disfarsi degli "oggetti" che gli ha lasciato la nonna, prima di affrontare l'ultimo e definitivo atto di amore, quello che, partito dalla nascita, chiude il viaggio della vita, consegnandosi alla promessa dell'eternità. Da leggere.
*
"...volevo essere nell'ultimo quadro, Vecchiaia, nella barca che andava verso il buio. Volevo saltare quella della virilità. L'uomo adulto era terrorizzato e non riuscivo a capire che senso aveva il suo viaggio..." (pag. 122)
"...i treni...una marea di persone che scappavano da una vita infelice verso un'altra...Il viaggio in treno era un piccolo intermezzo in cui potevano essere se stessi, niente capo, niente marito, niente moglie, niente colleghi, niente figli..." (pag. 177)
"...Pensavo a tutte le cose di mia nonna e a quanto le amavo. Stupidamente mi sembrava che se me le fossi tenute vicino, la mia vita non sarebbe stata infelice. Ma sapevo bene che non avevano tanto potere, anzi che non ne avevano per niente. Erano solo cose. Oggetti." (pag. 191)
"...Lei mi ha lasciato davvero tutte le sue cose. I miei volevano che le vendessi...Io però ho rifiutato...Tieni solo quelle che puoi usare...ma Come faccio a sapere cosa vorrò nella vita? Come faccio a sapere cosa mi servirà?" (pag. 206 epilogo)
"Perfer et obdura! Dolor hic tibi proderit olim (Ovidio)
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siii forte e paziente...
...un giorno questo dolore ti sarà utile".
(Ovidio)
Mi è stato impossibile non provare un’immediata tenerezza per il protagonista del libro.
James ha diciotto anni, vive con la madre e la sorella, e lavoricchia in una galleria d’arte. Non ama molto la compagnia dei suoi coetanei, si sente diverso da loro, e si rifugia nei libri come in un mondo a parte, perfetto, “un mondo non ancora completamente sopraffatto dalla stupidità, dall'intolleranza e dall'odio”. La persona con cui è più in sintonia è Nanette, sua nonna, donna intelligente e saggia, l’unica dalla quale James si senta davvero amato e accettato per quello che è.
Il "dolore" cui si allude nel titolo è proprio questo sentirsi estraneo rispetto agli altri, alla stupidità universalmente accettata, al dover uniformarsi al gregge ; ma è anche, soprattutto, paura di entrare in contatto sincero e diretto con gli altri, paura delle proprie emozioni e della loro forza a volte dirompente.
Facile identificarsi in lui, così come sarebbe spontaneo catalogare come “età difficile” il periodo della vita in cui si affacciano spesso questi sentimenti,cioè lo sconforto, l’alienazione, l’estraneità di fronte a un mondo da cui non ci si sente protetti. Ma forse, rievocando la nostra adolescenza, un po’ di quella insicurezza, un po’ di quello spavento nel dover fare scelte decisive per il futuro sono stati vissuti anche da noi…chi più chi meno, e tutti con forme di difesa diverse; ma credo che l’inadeguatezza, nel passaggio all’età adulta, sia un sentimento assolutamente comune.
Mosso dalla confusione di idee e di sentimenti che gli frullano in testa, James , senza esserne pienamente cosciente, ferirà molto una persona cui tiene: questo sarà, per lui, un grosso dolore, ma, allo stesso tempo, sarà un punto di svolta per lui. E'un errore commesso con leggerezza, che però gli permetterà di riflettere su di sé, sulle proprie relazioni con gli altri, su cosa fare del proprio futuro.
“Hai agito. Stupidamente, ma hai agito, e questo è l'importante. E spesso le persone si comportano in modo stupido quando c'è di mezzo l'amore”.
Ci si affeziona immancabilmente a questo personaggio, timido e involontariamente comico, facendo il tifo per lui sino alla fine. La grazia, il garbo e l’ironia tipici di Cameron impreziosiscono la lettura, evitando derive stucchevoli o esageratamente intimiste. Considerazioni ironiche e a volte ferocemente sarcastiche sulla società in cui viviamo cesellano il racconto, strappando più di un sorriso.
Un libro che intenerisce, diverte e forse “castigat ridendo mores”.
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TORMENTI DI UN ADOLESCENTE NEWYORKESE...
James Sveck è un adolescente newyorkese,figlio di genitori benestanti (e separati),che lavora nella galleria d'arte della madre a Manhattan.
I suoi sognano per lui una folgorante carriera universitaria,James,invece,che si sente lontano ed estraneo rispetto ai propri coetanei,sogna una vita solitaria,in una casa in campagna,come l'adorata nonna da cui spesso si rifugia,passando le giornate a leggere i suoi libri preferiti.
Preoccupati dall'indole del figlio,i genitori di James lo costringono alla psicanalisi,nella quale emergono eventi del passato e tormenti del presente...
Il romanzo di Cameron è l'ennesimo racconto che ha per tema l'adolescenza,le sue turbe,la paura di crescere,i contrasti familiari.Ciò che lo rende piacevole e,comunque,degno di attenzione,è la grazia,la sensibilità con cui questo viene raccontato.James,a tal proposito,è sì un ribelle,ma la sua è una ribellione "silenziosa",che lo induce ad allontanarsi,piuttosto che a distruggere...Malgrado sia cresciuto e viva in ambienti abbienti e chic,se ne tiene distante,sognando una vita più semplice,a contatto con la natura e,soprattutto,con se stesso...Ammette la propria omosessualità,ma si sente ancora incapace di approcciarsi all'altro e,quando prova a farlo,a modo suo,combina un disastro (l'episodio del finto profilo in una chat per gay...)
Humour leggero,di stampo tipicamente anglosassone,personaggi ben caratterizzati e decisamente attuali (basti pensare ai genitori di James,ricchi,relativamente giovani,eppure così tremendamente tristi...),storia non originalissima,ma comunque ben oleata e scorrevole,rendono il libro di Cameron assolutamente piacevole e consigliabile a tutti,adulti compresi...
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domani
La sensazione di sentirsi un pesce fuor d’acqua, di sentirsi diverso, di sentire un’insofferenza interiore difficile da gestire e da incanalare sono i sentimenti che Cameron sprigiona attraverso James, un ragazzo di diciotto anni protagonista del libro. Capire che un giorno il dolore che prova gli potrà essere utile, che le sofferenze e i dubbi che lo attanagliano potranno essere un domani un’arma per poter affrontare la vita in maniera consapevole, sarà un’impresa non troppo facile per James. Il lasso di vita raccontato in prima persona è circoscritto e breve, poco meno di un’estate, l’estate prima dell’inizio dell’università dove James ci racconta un po’ della sua famiglia, del suo lavoro estivo alla galleria della madre, del suo rapporto con i suoi coetanei e dell’amore per la nonna l’unica persona con la quale si sente a suo agio e l’unica persona in grado di non farlo sentire diverso. Perché è cosi che si sente James, si convince di essere disadattato non tanto perché lo sente, ma più per gli altri che lo definiscono tale.
James alle prese con la sua famiglia, con la sua sessualità, con le sue passioni letterarie e artistiche , con le sue domande sul futuro e il suo odio per i coetanei e per il pensiero stereotipato. Cameron mi ha raccontato l’attimo prima del cambiamento, senza darmi troppe informazioni del passato e senza coinvolgermi su come sarà il dopo, ha fermato, nelle pagine, il momento di vita di James prima del dopo. Il senso di inconcludenza che mi ha lasciato alla fine del libro, è stato necessario per concentrare l'attenzione sul quell'istante di vita, sul sentimento irrequieto e dubbioso di un giovane, che non trova risposta se non nel decidere di affrontare la vita stessa.
Ps ora sono curiosa di vedere il film.!
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Un giorno questo dolore ti sarà utile
Ad essere sincera le tante recensioni entusiaste che ho letto mi hanno un po' fuorviata... Sì, il libro non mi è dispiaciuto, ma neanche lo trovo così intenso e "necessario", non è uno di quei libri che consiglierò spassionatamente a tutti... James, il protagonista, è un adolescente un po' problematico, e tutto il libro ruota intorno al suo modo di vedere il mondo e cercare di interagire con esso il meno possibile... Di libri con i cosiddetti "ragazzi difficili" ne ho letti diversi e a mio parere migliori...Oskar di "Molto forte, incredibilmente vicino" è sempre irraggiungibile, ma anche senza arrivare a tanto ci sono i protagonisti dei libri della Picoult, o Christopher de "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte", o Annie de "Un certo tipo di intimità", e chissà quanti altri che non ho letto o non mi vengono in mente... Sinceramente ho trovato questo libro di Cameron un po' sopravvalutato.. Peccato!
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Un dolore necessario (?)
Peter Cameron mostra ancora una volta uno stile dinamico, brillante, spiritoso gia’ dalla prima pagina di questo coinvolgente romanzo che si legge d’un fiato. Tutto cio’ non attenua certamente la drammaticita’ di fondo che si annida nell’esistenza del diciottenne simpatico e singolare protagonista di questo bellissimo romanzo. I disagi dell’eta’ adolescenziale e post-adolescenziale vengono vissuti e spesso superati con una certa fatica da tutti coloro che, per carattere o predisposizione interiore, trovano inaccettabile il doversi omologare a mode, tendenze e costumi che poco o nulla gli appartengono. Un fenomeno che riesco a capire piuttosto bene in quanto anche io da ragazzo provavo un orgoglioso fastidio ad accettare tutta una serie di vincoli e interessi “d’ufficio” per quell’eta’ (calcio/discoteca/cazzeggio per intenderci), correndo il rischio di figurare come un ragazzo introverso e dal difficile coinvolgimento nella vita di gruppo.
James , a differenza dello stereotipo spesso attribuito al ragazzo problematico, e’ tutt’altro che taciturno, e al lettore risulta persino simpatico e piacevole nel suo innocente candore che lo porta a prendere una facciata dietro l’altra.
Approfittando di un lavoro occasionale estivo presso il bizzarro atelier di antiquariato dell’altrettanto eccentrica madre - fresca di un terzo matrimonio gia’ fallito dopo un paio di giorni di luna di miele a Las Vegas - il ragazzo trova molto affiatamento e una certa complicita’ nel trentenne colto e raffinato collaboratore della genitrice. Ma anche nei confronti di quest’ultimo un maldestro tentativo di risultare interessante ai suoi occhi ne pregiudichera’ quasi irrevocabilmente il rapporto.
Per fortuna esistono le nonne e James ne possiede una saggia, adorabile e con la quale aprirsi in confidenze che mai potrebbe condividere ad esempio con un padre vanesio e superficiale, una madre quantomeno bizzarra e una sorella “iena” come da precisa definizione del protagonista.
Il ragazzo, catalogato lapidariamente addirittura dai giornali come un “adolescente disadattato” in seguito ad una tragicomica trasferta a Washington per un concorso scolastico vinto “per sbaglio”, rifugge l’idea di iscriversi alla prestigiosa universita’ imposta quasi per risarcimento da due genitori pieni di sensi di colpa, e preferisce valutare la possibilita’ di acquistare una casa vittoriana nel Nevada con i soldi che papa’ e mamma sarebbero disposti a dilapidare per iscriverlo nel prestigioso ateneo, e lavorare in un McDonald imparando nel frattempo un mestiere creativo e concreto, piuttosto che dedicarsi a sfondare nello spietato mondo capitalistico di oggi.
Tutti sogni, anche suggestivi e fantasiosi forse, ma che denotano una spiccata personalita’, che il giovane mostrera’ ancor di piu’ nei confronti della singolare psicologa presso la quale verra’ dirottato. E’ proprio in occasione di quelle inutili quanto spassose sedute che il romanzo brilla per vivacita’, candore e sfrontatezza spontanea, che sono poi le doti essenziali di questo fantastico protagonista.
In attesa fremente dell'imminente adattamento cinematografico, a cura di una insolita coproduzione italiana sotto la direzione di Roberto Faenza.
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Letteratura di qualità
Temi impegnativi : James 18 anni , genitori divorziati che si occupano più della carriera che dei figli e che affidano prontamente la ricerca di una soluzione al disagio del figlio presso una psicologa..., i rapporti difficili tra giovani coetanei, una sessualità complessa che si affaccia o si nasconde, il college/università visto come una gabbia. Il tutto trattato con grande garbo e intelligenza, senza forzare la mano con il sesso o il linguaggio volgare , perchè si possono descrivere la sofferenza, la diversità e la confusione anche senza creare personaggi che sputano invettive e sangue. Il dolore e la solitudine di chi si trova ad essere considerato un disadattato non è mai urlato ma ugualmente convincente, dolcissima la figura della vecchia nonna che è l'unica a capire il nipote , più ancora di quanto si capisca lui stesso , perchè è l'unica che ancora sia capace di ascoltare.
Davvero un bel libro!
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